Friday, September 30, 2005
intorno alla casa

«Se avessi un tantino di giudizio, mi dovrei davvero
preparare a quel ristagno definitivo della lingua, voglio dire della penna, che
è nell’ardore de’ miei voti: a quel silenzio, che farà la migliore delle opere».
«Vagava nella casa: e talora dischiudeva le gelosie d’una finestra, che il sole entrasse, nella grande stanza. La luce allora incontrava le sue vesti dimesse, quasi povere: i piccoli ripieghi di cui aveva potuto medicare, resistendo al pianto, l’abito umiliato della vecchiezza. Ma che cosa era il sole? Quale giorno portava? sopra i latrati del buio. Ella ne conosceva le dimensioni e l’intrinseco, la distanza dalla terra, dai rimanenti pianeti tutti: e il loro andare e rivolvere; molte cose aveva imparato e insegnato: e i matemi e le quadrature di Keplero che perseguono nella vacuità degli spazi senza senso l’ellisse del nostro disperato dolore.
Vagava, nella casa, come cercando il sentiero misterioso che l’avrebbe condotta ad incontrare qualcuno: o forse una solitudine soltanto, priva d’ogni pieta' e d’ogni imagine. Dalla cucina senza piu' fuoco alle stanze, senza piu' voci: occupate da poche mosche. E intorno alla casa vedeva ancora la campagna, il sole».
Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore
tartito da ---gallizio
all'epoca pirobutirrica della meccanica antifilosofa
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Thursday, September 29, 2005
poter fare poter non-leggere

«Siamo nel 1985: quindici anni ci separano dall’inizio d’un nuovo millennio. Per ora non mi pare che l’approssimarsi di questa data risvegli alcuna emozione particolare. Comunque non sono qui per parlare di futurologia, ma di letteratura. Il millennio che sta per chiudersi ha visto nascere ed espandersi le lingue moderne dell’Occidente e le letterature che di queste lingue hanno esplorato le possibilità espressive e cognitive e immaginative. E' stato anche il millennio del libro, in quanto ha visto, in quanto ha visto l’oggetto-libro prendere la forma che ci e' familiare. Forse il segno che il millennio sta per chiudersi e' la frequenza con cui si interroga sulla sorte della letteratura e del libro nell’era tecnologica cosiddetta postindustriale. Non mi sento d’avventurarmi in questo tipo di previsioni. La mia fiducia nel futuro della letteratura consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura puo' dare coi suoi mezzi specifici. Vorrei dunque dedicare queste mie conferenze ad alcuni valori o qualita' o specificita' della letteratura che mi stanno particolarmente a cuore, cercando di situarle nella prospettiva del nuovo millennio».
Italo Calvino, Lezioni americane
tartito da ---gallizio
all'epoca caosmotica analectica
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Wednesday, September 28, 2005
[spam-poetry] à peu près

questo e' quello che si sentira' nell'aria à peu près
03/03/03 h.3:00
ho una disperazione quasi totale
non dico totale per non esagerare
per non collocarmi tra i primi
altri sono stati piu' disperati di me
ed altri ancora sono piu' disperati di me ora
ma e' che anch'io non sto bene
come tutti forse
o i molti che fanno sempre finta di stare bene
sara' l'eta'
il capogiro frequente
che mi fa girare
quasi svenire
sara' quel che sara'
ma nella bocca e' come se avessi mandorle
questo sapore asciutto
che non va piu' via
il rancido amaro del quotidiano
bortigiadas 03/03/03
back chopin nocturne in E Flat, Op. 9 n°2
tartito da marius
all'epoca mandorlante negramara
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questa perla che e' il mio volto

Sotto il segno della FACCIA UMANA vi sono occhi inquieti che contemplano specchi inquietanti dove vivono i loro volti delle profondita’.
(…) Attenzione, il filo indefinito dei secoli sta tutto in questa perla che e’ il mio volto e la mia fine.
Roger Gilbert-Lecomte
tartito da ---gallizio
all'epoca che parla in tutte le eta’
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Tuesday, September 27, 2005
autenticamente umano

In quanto piacere estetico, piacere vano, che racchiude in se stesso la rinuncia al piacere, piacere depurato dal piacere, il piacere puro sembra fatto apposta per diventare il simbolo della superiorita' morale e per fare dell'opera d'arte una prova di superiorita' etica, una misura indiscutibile della capacita' di sublimare, che definisce l'uomo veramente umano: la posta in gioco del discorso estetico, e dell'imposizione della definizione di cio' che e' autenticamente umano, che essa mira a realizzare, non e' altro, in ultima analisi, se non il monopolio dell'umanita'.
pierre bourdieu, la distinzione
tartito da ---gallizio
all'epoca interstizialetica-anestetica
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Monday, September 26, 2005
pepi tartan a oslo

pape satan
pepi tartan a oslo
(oslo sprach pepitartan)
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'it's a viton to tipperary
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reclinat tartendo mores


rexcogitans.............................................................. res extensa
tarted by ---gallizio
in the dépense-a-panzé era
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Sunday, September 25, 2005
forgettin' revolutions, even

togliersi il bunuello dall'occhiuo
«Di fronte all'inapplicabilita' di due teorie incompatibili tra loro e' sorse una cultura che confondeva [...] gli enti della teoria con gli oggetti reali e che trovo' del tutto normale attribuire alla natura la contradditorieta' della propria scienza. Spesso nella speculazaione teorica ontemporanea residui scientifici vengono usati all'interno di un quadro concettuale che solo ottimisticamente puo' definirsi alto-medioevale»
lucio russo, la rivoluzione dimenticata
tartito da ---gallizio
all'epoca della controdeduzione della pagliuzza diagonal-messianica
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Friday, September 23, 2005
[stazzi loro] exercitatio sine qua non

inclemenze
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento e' l'aria.
il sole imbionda si' la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perche' non son io co' miei pastori?
«C’e' stato un tempo, prima del Ventennio a colori, in cui guardavamo la televisione – questa scatola delle meraviglie piena di (bambinesche) promesse – che avevamo comprato con i nostri soldi e per la cui semplice contemplazione dovevamo pagare un canone.
In questi ultimi anni si sono affacciati misteriosi specialisti che ci filmano e ci scrutano attraverso televisioni invisibili. Naturalmente, queste televisioni le abbiamo pagate, una volta ancora, noi. Come siamo sempre noi a pagare gli stipendi di chi ci intrattiene e ci distrae, ci spia e ci controlla, ci multa e ci minaccia; e oggi pretenderebbe d’incolonnarci, come pecore, per paura di chi non è nemico nostro, ma piuttosto e' nemico loro.
Gli Stati giustificano la propria sempre piu' invadente esistenza con la promessa di proteggerci, ma e'ormai chiaro per tutti che quando parlano di sicurezza non e' alla nostra che pensano ma alla loro; non e' alla minaccia di “terroristi” – da loro stessi evocati con una politica secolare di ruberie e devastazioni a danno dei cinque continenti – ma alla minaccia, invero terribile per la coalizione dei potenti della Terra, che qualcuno si levi per chiedere:
in quale momento abbiamo conferito a costoro i poteri di fermarci, deviarci, radunarci, incolonnarci, convogliarci, e in quale direzione poi?»
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'impecorecciamento firmato-cadorna
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letti-non fummo

«letti-non fummo a viver come pupi»
pepi
tartito da ---gallizio
al tempo inclemente delle non-letture
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Wednesday, September 21, 2005
un uomo normale

un essere umano dovrebbe essere in grado di cambiare un pannolino, pianificare un'invasione, macellare un cinghiale, progettare un edificio, condurre una nave, scrivere un sonetto, tenere una contabilita', ergere un muro, aggiustare un osso rotto, confortare chi muore, prendere ordini, dare ordini, cooperare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un nuovo problema, fertilizzare un campo, programmare un computer, cucinare un buon pasto, volare in maniera efficiente, morire con onore. La specializzazione e' una roba da insetti.
Robert Heinlein
tartito da ---gallizio
al'epoca condotta all'osso rotto
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che la cosa conti

Ovvio che nella società dello spettacolo la parte movimentista, cioè la più senziente (salvo qualche frangia, ahimé talebana) possa sopperire, con l'immaginazione, la creatività e l'intelligenza all'oscuramento mediatico (TV Repubblica e Corriere in primis, obliteranti e spesso, ancor peggio, distorcenti).
La prendiamo da lontano per dire che chi sta decretando il successo meritatissimo di VIVA ZAPATERO della Guzzanti dovrebbe rendersi conto che andare a votare per la candidata movimentista è un piacere, oltre che un dovere.
Un dovere per rispondere alla mediocrissima parte che la miserabile opposizione al folle cavaliere ha fatto per cinque anni, concorrendo di fatto a farci finire nella merda nella quale siamo.
E un piacere, perchè, quasi per caso, possiamo far sapere che le buffonate partitiche di divisione delle torte (Rutellian-Vatican-Fassinian-Mastellian -quantaltrian) sono solo contorcimenti di zombies.
Detto altrimenti, che il movimento, nella sua accezione di rigiunto dell'orribile politica politicata e del milione di padroni del politico-economico-mediatico sembra avanzare e portare a qualcosa. Vedremo cosa.
Per favore, distinguaiamo (come diceva Vaneigem) tra i nuovi_ e_vecchi capetti (che so? da Agnoletto a Bertinotti) e chi vuole fare dal basso il bene comune, e in basso rimanere.
E' questa la discriminante tra movimentisti e becchini del movimento.
6Omila crocette sulla movimentista, a Roma, sarebbero poche, e 1OO mila, molte?
E chi non capisce quanto la cosa conti, nella società dello spettacolo, non si lamenti, quando è al suo ennesimo lavoro precario, di essere precario a vita.
E poi, quando il movimento è forte, chieda il reddito di cittadinanza, invece di quelle pietose cose che chiede il neopacifista Bertinotto, e il suo povero esperto di economia, di nome Gianni.
Per buttare giù il castello di carte di una economia idiota, folle, che ci strangola c'è solo il reddito di cittadinanza a tutti, perchè tutti noi facciamo l'economia, e la ricchezza che c'è.
Non solo è un concetto semplice, è anche possibile, come andiamo dicendo con i nostri libri da cinque anni almeno.
angelo quattrocchi
tartito da ---gallizio
all'epoca dei quattro occhi sul senza volto
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Tuesday, September 20, 2005
Phosphoric Acéphale

Phosphoric Acéphale / Anemic Cinema
Fosforo = gr. PHOSPHÒROS che da’ luce, comp. Da PHOS luce, onde PHÔSKÔ illumino, che sembra congiungersi alla stessa radice di PHA-I-NO riluco, faccio apparire, PHA-I-KÒS, PHA-LÒS splendido (v. Fama e cfr. Fotografia) e PHÒROS portatore (v. …fero).
Pianeta di Venere foriero del giorno, chiamato comunemente Lucifero.
Minerale che brucia con fiamma a contatto coll’ossigeno, ed è luminoso nell’oscurità.
[Un alchimista di Amburgo di nome Brandt, cercando la pietra filosofale che non tovò, fece per caso la scoperta del fosforo, che non cercava].
tartito da ---gallizio
in the phost-philophosphoric era
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s-volto / s-volta

Tutti gli esseri viventi sono nell'aperto, si manifestano e splendono nell'apparenza. Ma solo l' uomo vuole appropriarsi di quest' apertura, afferrare la propria apparenza, il proprio essere manifesto. Il linguaggio e' questa appropriazione, che trasforma la natura in volto. Per questo l'apparenza diventa per l'uomo un problema, il luogo di una lotta per la verita'.
Il volto e' l' essere irreparabilmente esposto dell'uomo e, insieme, il suo restare nascosto proprio in quest'apertura. E il volto e' il solo luogo della comunita', l'unica citta' possibile, poiche' cio' che, in ogni singolo, apre al politico, e' la tragicommedia della verita' in cui egli cade gia' sempre e di cui deve venire a capo.
Cio' che il volto espone e rivela non e' qualcosa che possa essere formulato in questa o quella proposizione significante e non e' neppure un segreto destinato a restare per sempre incomunicabile.(...)
L'esposizione e' il luogo della politica. (...)
Chiamiamo tragicommedia dell’ apparenza il fatto che il volto scopre proprio e soltanto in quanto nasconde e nasconde nella misura stessa in cui scopre. In questo modo, l’ apparenza che dovrebbe manifestarlo diventa, per l’uomo, parvenza che lo tradisce e in cui egli non puo’ piu’ riconoscersi. Proprio perche’ il volto e’ soltanto il luogo della verita’, esso e’ immediatamente anche il luogo di una simulazione e di un’improprieta’ irriducibile. Cio’ non significa che l’ apparenza dissimuli cio’ che scopre facendolo apparire quale non e’ veramente: piuttosto quel che l’uomo e’ veramente non e’ nient’altro che questa dissimulazione e quest’inquietudine nell’ apparenza. Poiche’ l’uomo non e’ ne’ ha da essere alcuna essenza o natura ne’ alcun destino specifico, la sua condizione e’ la piu’ vuota e la piu’ insostanziale: la verita’. Cio’ che resta nascosto non e’, per lui, qualcosa dietro l’apparenza, ma l’apparire stesso, il suo non essere altro che volto. Portare all’apparenza la stessa apparenza e’ il compito della politica.
giorgio agamben, il volto
tartito da ---gallizio
all'epoca della svolta nello s-volto
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Monday, September 19, 2005
repulsi con formula piena

mp, singolarita' seriale n°1
Non ci vuole un particolare ingegno per capire le formule: occorre solo il piacere dell'esattezza scientifica, il gusto dell'onesto parlare per dire senza sproloqui cio' che è da dire. Sono i ciarlatani che non lo amano, anzi le temono, perché non permettono loro di barare. I ciarlatani sono tanti e tanti, sono furbi, rumorosi, abilissimi a farsi dare credito a vuoto. La maggior parte di coloro che fanno per mestiere gli "intellettuli" sono ciarlatani.
giuseppe vaccarino, dialogo sulla saggezza
tartito da ---gallizio
all'epoca della ciarla nella tana
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Sunday, September 18, 2005
un italiano ciompo [dans la solitude des appartements]

dans la solitude des appartements
La coppia trovo' la casa in cui avrebbe vissuto per poco piu' di due anni nel vecchio centro veneziano [di Pola]: "una stanza ammobiloiata con cucina, fra pentole, padelle e bricchi", al secondo piano di una palazzina in stile asburgico di recente costruzione, in via giulia 2, a pochi passi dalla Berlitz [dove insegnava inglese]. L'appartamento ando' bene per le prime due settimane di novembre quando la temperatura era ancora abbastanza mite da permettere alle zan zare o musati, come si chiamano in dialetto locale, di tormentare Joyce, il quale cercava disperatamente di scacciarle con la fiamma di una candela riuscendo soltanto ad attrarne di piu', tanto che scrisse al padre: "il tempo qui e' bello, e' estate ma sono tormentato dalle zanzare tutta la notte". Tuttavia il bel tempo non duro' a lungo e con il sopraggiungere di un inverno particolarmente rigido l'appartamento, sprovvisto di stufe e di cucina a legna, si rivelo' freddo, umido e malsano. (...) Non c'e' da meravigliarsio che Joyce usasse riferirsi al suo appartamento come a "una siberia navale".
Inizialmente la sua conoscenza dell'italiano colto era, come disse il suo amico Alessandro Francinio Bruni "stran[a], stracc[a] convien dire meglio che stran[a], un italiano ciompo pieno di trafitte [...]. Era, in ogni caso, una lingua morta che veniva ad unirsi alla babele di quelle lingue vive di quella bolgia di sciaurati"
John Mc Court, gli anni di Bloom
tartito da ---gallizio
all'epoca ciompa dans la solitude standing
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Saturday, September 17, 2005
[...] o [...] - purche' la felicita' sia

un joyeux hérétique
Dottrina faceta [...] [...] concatenazione e d'altronde principi e conseguenze [...] come nel calcolo dell'attrazione, tutto deve volgere al piacere, tutto deve tendere alla garanzia dei piaceri [...] sono soltanto fuse in questo ambito [...] mai lasciare accesso alla politica [...] o [...] attraente o adeguato al desiderio dell'intera umanita'.
Cur [sic] non scienza faceta purche' la felicita' sia
charles fourier, il nuovo mondo amoroso
NB: i tre puntini incastonati nelle parentesi quadre punteggiano zone di non-lettura, ovvero brandelli di foglio rosicati dai topi
tartito da ---gallizio
al tempo dell'eresia manducabile non-[bel]letta[ta]
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Friday, September 16, 2005
a aver paura

caro gergo natio,
precipite, scosceso,
non sarai tu che mi rendi indifeso,
non dovrò a te questo lungo rodìo?
Marino Moretti
ieri sera ivano marescotti raccontava dei contadini d'la rumegna (come dice lui, che e' di Villanova di Bagnacavallo, e quindi della bassa) mandati in trincea durante la prima guerra mondiale. Al grido di "avanti Savoia!" erano costretti a uscire alla carica.
immancabilmente, non appena mettevano la testa fuori dalle protezioni, venivano falcidiati da una raffica di mitragliatrice, ricadendo su una nuova fila di arrembanti morituri.
un altro "avanti Savoia!", un'altra raffica e via andare.
Morivano così, senza nemmeno capacitarsi di un perche'.
E uno dice: "scappo"... macche'! Dietro i carabinieri pronti a far fuoco su chiunque scegliesse la defezione.
morire per morire, insomma. che morire si moriva.
il grande raffaello baldini ha sintetizzato tutto questo in pochi troncòn ad fres
a'avé paura
us mor ed'listéss
e us fa bruta figùra
pavidi di tutto il mondo, prendete nota...
tarted by ---gallizio
in the sudden-death dialectic era
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following improcrastinabilitas

mario pischedda, ice cube
leggo e ritartisco da luca:
Bisogno di innovazione
New Orleans, il terzo mondo che vive in America è travolto dalla catastrofe che di naturale ha soltanto il ricordo. Parigi, Dominique de Villepin chiama la Francia a prepararsi per l'era del "dopo-petrolio". New York, l'Onu parte perdente sulla necessaria riforma del governo mondiale.
Skype dimostra che il business delle telecomunicazioni tradizionale potrebbe sparire in pochi anni. eBay pensa che il commercio tradizionale sia destinato a trasformarsi radicalmente. Oracle consolida il settore informatico tradizionale come se fosse il mercato del cemento.
Le grandi manovre della guerra clandestina tra Stati Uniti e resto del mondo continuano nell'annoiato silenzio dell'attenzione mediatica. La Cina sceglie un percorso saggio ma aggressivo. La Russia continua a occupare una fetta gigantesca della cartina geografica e strategica del mondo. L'India si prepara a recuperare il suo ruolo di protagonista.
Il miliardo di cristiani, il miliardo di musulmani, il miliardo di cinesi, il miliardo di indiani, il miliardo di sudamericani, il miliardo di occidentali, il miliardo di internettiani, il miliardo di affamati. Il miliardo di africani. Il miliardo di madri povere.
Innovare non è un optional per l'economia del superfluo.
Innovare è un bisogno. E' urgente. Per i giovani. Per i bambini. Per i sognatori. Per chi si ribella. Per chi vuole costruire. Per chi pensa a quello che una volta si chiamava "un mondo migliore". E innovare è una cultura. È uno stato d'animo. Quello degli innovatori è un gruppo sociale. Quella dei creativi è una classe rivoluzionaria. Ma non-violenta. Ce n'è bisogno.
Mentre consumiamo beni fondamentali come la fiducia nel futuro e nelle istituzioni, la credibilità dei leader e dei media, sull'altare della produzione di beni monetari che soddisfano sempre meno, il bisogno di innovazione cresce incessantemente.
luca de biase
tartito da ---gallizio
all'epoca del solluchero y solitario final
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oggimai [ovvero: dell'improcrastinabile]

Io non abito + qui, non so dove ora precisamente, il mio e' solo un luogo mentale ormai, viaggio con la mente spesso, quasi sempre, verso l'altrove dell'altrove dopo essermi arreso ai viaggi defatiganti de la jeunesse, abito nei non-luoghi dello spirito, nelle brume dell'alba, nel rosso fuoco del cielo, nel mare che e' il mio Louvre portatile, nella fantasia, l'imagination au pouvoir, vado sempre piu' verso l'autismo, verso l'assenza di pensiero, verso il silenzio, verso la campagna, verso l'isolamento, unica conditio sine qua non si entra irrimediabilmente nella malattia cancerogena della citta' sovraffollata e indifferente a tutti e a tutto, a me piacciono le cose semplici e buone e l'armonia.anche sociale se possibile, improcrastinabile ormai!
tartito da marius
all'epoca sociautisticancroreginica
Giovedi 290905 -> Cavall Marì (Lungomare Dante)
ore: 20.00 inaugurazione
‘Spazidelcontemporaneo' 2005
Abitare; spazi ... in corso di allestimento
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Thursday, September 15, 2005
scrittà-phobia

E’ ben nota la favola raccontata nel Genesi, primo e fondativo libro della Bibbia, della faida fra Caino, agricoltore e dunque stanziale, e Abele, pastore e quindi nomade. Caino, racconta la Bibbia, uccise il fratello Abele. Il leggendario riflette la lotta, che ancora oggi perdura, tra stanzialita’, trionfatrice ma in qualche modo considerata pur sempre peccaminosa - l’aratro squarcia il ventre della Madre -, e itineranza o nomadismo. E una lotta che continua tutt’oggi: la societa’ organizzata non ammette che i Pigmei vivano tranquillamente nella foresta dell’Ituri, che i Koisan (boscimani) continuino a cacciare nel deserto del Kalahari e si abbeverino ai punti d’acqua: la stanzialita’ non tollera l’idea stessa dell’itineranza e mal sopporta il nomadismo. Nelle nostre citta’, assai difficilmente sono tollerati gli zingari che possono essere considerati in un certo senso itineranti.
L’oralita’ cedette il posto alla scrittura. La legge, che si sostitui’ al mito-tabù, doveva avere la stessa concretezza dei solchi in cui si gettava il seme. La legge fu scritta, divenne fester Schrift, con l’andar del tempo si tradusse nei codici di Hamurabi, nelle sequenze di geroglifici tracciati ovunque in Egitto, soprattutto nelle tombe in modo da collegare immediatamente sopravvivenza dell’anima e legalita’; divenne, col tempo, le leggi iscritte dall’imperatore indiano Ashoka - vissuto nel I secolo a.C. — sulle colonne drizzate in tutto l’impero.
La scrittura e’ tutt’uno con il potere. Ma il potere stesso non sfugge all’impalpabilita’ della Parola, al suo non avere un’origine acchiappabile, imprigionabile. Il potere oscilla esso stesso nel vuoto. E il potere, che e’ di natura mitologica, si regge sull’escamotage, sul tentativo di nascondere il fatto di contenere un nucleo di residuo indecomponibile, non sintattizzabile, non giustificabile, non razionalizzabile; il potere vuole negare di essere monopolizzazione del mito-tabù, due facce di una stessa medaglia; e per rendere invisibile questo nucleo, inventa gli strumenti della convinzione e del castigo per i curiosi che vogliono cacciare il naso nel suo segreto.
La scrittura in altre parole e’ indispensabile al potere. Parlo anzi di Scritta’, di citta’ e scrittura come un tutt’uno, rispettivamente sede ed espressione del potere. La citta’ non potrebbe esistere senza la scrittura; ne’ la scrittura potrebbe aver luogo se non dove sussista la stanzialita’, dove sussista l’ordinamento dello spazio e del tempo, dove anzi spazio e tempo siano stati inventati. Basta, per convincersene, un’occhiata alle figurazioni paleolitiche e un confronto con le figurazioni neolitiche.
La scrittura avvolge ormai il mondo. La scrittura e’ una sequenza ordinata, sistematica di segni. Ma segni sono anche i meridiani e i paralleli che percorrono i globi terracquei e li chiudono in una rete. La scrittura e’ codici, strutture scolastiche, istituzioni scientifiche, chiese, libri sacri, condanne e redenzioni; ma nessuna delle mille e mille scritture esistenti riesce a chiudere il mondo in una definizione. La scrittura si rivela cosi’ una delle tante versioni della Parola, e di questa segue la sorte, quella di non potersi riflettere in se stessa, di non potere essere Parola che si impossessa della Parola: l’incapacita’ di essere definitiva, di rivelarsi estrema, insuperabile limite, confine, verita’ incontrovertibile. La stessa matematica, che e’ fatta di segni, muove da principi indiscutibili solo perche’ indiscussi. Il numero, arithmos in greco, non corrisponde a concretezze, non e’ designazione, ma e’ la determinazione delle concretezze assiomatiche. Il numero corrisponde alle sequenze temporali e spaziali, segna, determina e istituisce. E’ tempo e spazio, ma non e’ ne’ puo’ essere un’entita’ preesistente a tempo e spazio. Il tentativo compiuto dai pensatori tardoclassici come Piotino, di far derivare tutto dall’Uno, corrisponde esattamente al progetto di pervenire a un’origine fissa, incontrovertibile, all’assoluto.
Giorno per giorno l’uomo, abbandonato al caso e al rischio, precariamente vivo in quanto s’afferma di continuo di contro al mondo del non-essere, alla natura, alla morte, e’ ossessionato da un’originaria continuita’ (presunta, si, presunta), da un’identita’ col tutto o per lo meno con un ermafroditismo che valga ad ancorarlo al mondo dell’essere, cui l’uomo spera di addivenire definitivamente o per brevi istanti di ebbrezza, assoluta indifferenza, assenza di desideri e di respiro, estasi, abbandono alle maree. In quest’aspirazione risiede il segreto dell’erotismo, immenso regno da sempre avvolto nell’oscurita’ e per questo vigilato da occhiuti divieti. Ma nemmeno allora sfuggiamo alla Parola. Il vuoto mentale? La cessazione del pensiero? Ma sotto l’albero pipai anche il Buddha dorme e sogna, e il suo sogno e’ popolato di parole-dette, di parole-colori, di parole-suoni, di parole-odori. Il suicida? Fino all’ultimo parla con la corda che lo strangolera’, col veleno che lo fulminera’, con la pallottola che lo spegnera’. Parla con la Carne che e’ racchiusa nella sua carne, inattingibile, e come il samurai che compie il seppuku aspira per un istante a vederla, a toccarla tramite spada affilata, finalmente, definitivamente trascendendosi, proiettandosi al di la’ della Parola: ne’ mai ci riuscira’. Sottrarsi al tempo: “sottrarsi”, “al”, “tempo”, sono parole.
francesco saba sardi, dominio
tartito da ---gallizio
ai tempi logo[a]ranti solcati dalla tradizione
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dell'aura carolingia

Le figure carolinge comparivano con due tipi di aureole: rotonde, se il personaggio era morto, quadrate se era vivo
tartito da ---gallizio
all'epoca conico-cronica-coronica-coronarica delle s/comparse
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Wednesday, September 14, 2005
altri scrittorini

mp, couch surfing (larger image here)
Come giustamente osservava Francois Whal, responsabile della letteratura italiana per le edizioni Seuil, a termine di un breve testo su Tondelli: «Queste pagine si limitano a evidenziare le dimensioni dell'enigma in cui è avvolta l'opera di Pier Vittorio Tondelli. Non è vero che il compimento di una vita permette di coglierne la verità. La sua verità Tondelli la teneva per sé, anche se forse non conosceva la verità di sé come scrittore».
Specchio di una generazione? Cantore degli anni Ottanta?
Scrittore postmoderno? Frate trappista? Icona del mondo gay? Spirituale? Materiale? Timido? Vitalistico? Provinciale? Coltissimo? Ignorantissimo? Generoso? Malinconico? Cosa era Pier Vittorio Tondelli? Dove stava? Dove viveva? Lo sdoppiamento del ruolo di scrittore e di uomo, di fiction e realtà, sembrava coinvolgerlo fino allo stordimento, al cortocircuito: «Uno scrittore è una persona - diceva - che tenta di vivere scrivendo e cerca di fare in modo che la scrittura lo faccia vivere. Uno scrittore è sempre conteso fra questo buttarsi fuori e tornare nel silenzio».
tartito da ---gallizio
all'epoca del siamo tutti tondelli degli stessi braudelli
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Tuesday, September 13, 2005
natic touche'

e quante panche,
quante palanche attenderanno ancora
i nostri culi desideranti?
quel che resta della voce di Horst Bakenberger
tartito da ---gallizio
ai tempi della natica internautistica
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Monday, September 12, 2005
imbozzolati nell'aura

mario pischedda, machina amniotica
La struttura del pensiero di Steiner e’ un misto di Goethe, mistica cristiana e teosofia, con quel pizzico di Nietzsche che, al tempo suo, non poteva mancare nell’intellettuale d’avanguardia. A Blavatsky morta, con le ovvie lotte intestine all’orizzonte, diventa segretario generale e capo spirituale della Societa’ Teosofica tedesca, ma, dopo qualche anno, nel 1913, cede ai venti scissionistici e, in Svizzera, in nome di una «antroposofia», fonda una chiesa tutta sua dotata di tempio che, non a sproposito, chiamera’ «Goetheaneum».
Cio’ che era stato sciaguratamente seminato, con Steiner, cresce rigoglioso.
Basta un’occhiata alla sua Teosofia – pubblicata nel 1904 – per rendersene conto.
Certi processi nello spazio sarebbero da noi percepiti come fenomeni luminosi soltanto perche’ avremmo un «occhio ben costruito». Ma chi ha la fortuna di avere «sensi spirituali aperti» vede molto piu’ in la’: lo stesso pensiero umano gli apparirebbe, per esempio, «quale fenomeno di colore spiritualmente percepibile», un colore che corrisponderebbe al «carattere del pensiero». Segue un primo prontuario: «i pensieri che scaturiscono dalla vita dei sensi attraversano il mondo animico in sfumature di rosso», un «pensiero per mezzo del quale chi pensa ascende a una conoscenza piu’ alta» e’ invece di «un bel giallo chiaro» e un «pensiero che emana da un devoto amore» irradia di «uno splendido rosso-roseo».
Tutti questi colori e altri avvolgerebbero l’«uomo fisico», come in «una nube di forma press’a poco ovoidale», e costituirebbero la sua «aura». Diverse sono le persone, diverse le aure, ma Steiner sa venirci incontro calcolandoci una «media», che, per la «totalita’» dell’uomo, si aggirerebbe sul doppio per l’altezza e per il quadruplo per la larghezza. Se noi abbiamo difficolta’ a vederla, quest’aura, e’ perche’ non siamo ancora ascesi al livello di «veggente». Per costui, il prontuario e’ piu’ ricco e, guarda caso, soddisfa le categorie psicologiche in auge all’epoca: a uomini «molto intelligenti, ma tutti dediti al soddisfacimento dei loro istinti animali» spetta un’aura con molto verde, ai «non-intelligenti» correnti bruno-rossastre o «addirittura rosso cupo sanguigno», ai devoti i toni azzurri, alle «nature ricche d’inventiva» in genere le tonalita’ chiare, all’inventivo che «mira al soddisfacimento delle sue passioni sensuali» spettano le «sfumature di un rosso-azzurro-cupo», all’inventivo «dimentico di se’, al servizio di un interesse oggettivo», invece, spettano i «toni rossoazzurro-chiaro» e alla vita spirituale tutta nobilta’ d’animo e dedizione il rosso-roseo o il violetto.
Nell’aura si manifesterebbero anche gli umori passeggeri: dell’ira violenta il veggente si accorge perche’ scorge le «onde rosse», dell’onore offeso e del ribollimento rancoroso relativo perche’ scorge «nuvole verde cupo», della paura scorge «strisce ondulate di color azzurro con luccichio azzurro-rossastro» – dall’alto in basso nell’aura – e dello stato d’ansia scorge «strisce rosso-azzurre» – aperte a raggiera nell’aura, dall’interno all’esterno.
Perfino la distrazione verrebbe segnalata da «macchie azzurrine, di forma variabile, trascoloranti in verde». Tutto questo e altro ancora di simile lo vede il veggente normale. Quello giunto allo stadio dello «sviluppo superiore», quello che sa usare i tre organi di cui dispone e che sa dirigere l’attenzione con la corretta alternanza, sa distinguere, invece, tre specie di colori – gli opachi e smorti, quelli «tutta luce» e quelli irradianti e scintillanti –, che, in pratica, costituiscono tre aure reciprocamente compenetrantesi dove si esprime «corpo», «anima» e «spirito» con una sorta di ricapitolazione delle incarnazioni precedenti.
Il prontuario per questo veggente di ordine superiore e’ articolato per aure. (…)
Un esempio di modesta applicazione della teoria puo’ essere considerata la visita di Steiner a Nietzsche: «L’uomo ormai avvolto nel buio era disteso su un divano. La fronte superba rivelava l’artista e il pensatore… i suoi occhi non ricevevano da quanto lo circondava un riflesso capace di raggiungere l’anima… Ebbi allora una visione: l’anima di Nietzsche si librava al di sopra della sua fronte, senza limiti e gia’ irradiata di luce spirituale». Citata da Alvi in un breve e benevolissimo (e manchevolissimo) schizzo della vita di Steiner. Cfr. G. Alvi, Vite fuori del mondo, Mondadori, Milano 2001, pp. 75-78.
(…)
Goethe, in chiusura della sua Teoria dei colori, si era dimostrato profetico spendendo pochissimo. Dopo aver fatto balenare i principi di un prontuario proprio – «se si costituisce il porpora a simbolo della maestà», dice, «non vi e’ dubbio che si è trovata l’espressione esatta» –, preferisce «non esporsi al sospetto di andar fantasticando, tanto piu’ che, se la nostra teoria dei colori incontrerà un qualche favore, non mancheranno certo, com’e’ nello spirito della nostra epoca, applicazioni e interpretazioni allegoriche, mistiche e simboliche».
felice accame, metafore della complementarieta'
tartito da ---gallizio
all'epoca demiurgica post-machinicauratica in technicolor
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Sunday, September 11, 2005
fermi cioe' immobili [legionaria / visionaria]

il mondo nuovo?
«fermi cioe' immobili, statici, inattivi, sistemati e organizzati, come se non dovessimo piu' partire da Fiume, non e' vero?
E Fiume e' anche un delizioso soggiorno marino (...), con fanciulle dagli occhi piena di sorrisi (...), non e' vero?
(...)
Difatti la concezione grossolana del dinamismo vorrebbe farlo consistere in un moto perpetuo in su e in giu', a oriente e a ponente, magari senza scopo e senza misura; e, nel nostro caso, in una marcia materialmente eseguita verso un obiettivo qualsiasi.
Ma non ci si muove soltanto coi piedi, non e' sempre la marcia quella che proietta in avanti l'umanita'. Il piu' delle volte si cammina infinitamente di piu' stando fermi, cioe' in una relativa immobilita', ma affermando un principio nuovo, imponendo un'idea antesignana, conquistando con un gesto audace un baluardo di avvenire...
L'apparente staticita' dell'impresa legionaria nasconde un dinamismo che non si rivela agli occhi di tutti, appunto perche' da nove mesi non ci stiamo spostati dai circoscritti confini dell'Olocausta, e abbiamo forzatamente compressa la nostra attivita' dal parapetto di Cantrida allo sbarramento di Sussak. Ma quale movimento di passione, di energie costruttive, di cervelli avvampati, in questi brevi termini spaziali! Quale impetuoso incrociarsi di progetti e di innovazioni! Quale accorto equilibrarsi di tendenze e di volonta' diverse ma fattive!»
giovanni comisso, il porto del'amore
tartito da ---gallizio
nell'epoca fiumana svalorizzante d'internét
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come si fa?

ma come si fa / a non vendersi l'animaaa
quando sei tu / che vorresti comprarmelaaaa
gino paoli
tartito da ---gallizio
all'epoca del detournement nello sguardo
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Friday, September 09, 2005
outside there is a wonderful world, even

marco vaglieri, Fuori c’e' un mondo meraviglioso [Outside there is a wonderful world], 1995
Plexiglass, legno, proiezione [Plexiglass, wood, projection] cm 63 x 93 x 260
Una posa in galleria, Galleria Mariann Mayer, Milano
Photojournalists Covering Katrina Fall Victim To Growing Violence, Chaos
AUSTIN, TX (September 1, 2005) – As photojournalists continue to document the aftermath of Hurricane Katrina’s violent assault on the Gulf Coast, today they also found themselves documenting new violence and death among the survivors, the refugees, and the looters and police and rescuers in New Orleans, while some photojournalists even fell victim to the violence themselves. And a reporter for The Times-Picayune in New Orleans is still missing and has not been heard from since last weekend when he was sent to Mississippi cover the storm. (He's since been found.)
Two veteran photojournalists - NPPA member Rick Wilking of Reuters and Getty's Mark Wilson - were robbed of cameras and computer equipment today while on assignment in a neighborhood in New Orleans, and a photojournalist and a reporter were confronted at gunpoint and slammed against a wall by police following a shoot-out between looters and cops that left at least one person dead.
Another photojournalist - Lucas Oleniuk of the Toronto Star - was knocked to the ground by police, his gear taken from him initially, when he photographed them shooting at looters and then beating one. In response to the growing violence and an increasing sense of despair among the stranded survivors, some television networks have hired armed private security firms to protect their journalists as they work to cover the story.
source: linucs
tarted by ---gallizio
in the ever looting-shooting era
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prendersi carico delle immagini / 2

marco vaglieri, Taking care of the images, 1995 [Motorcycle, photographic print on forex, travel book]
Se Gomringer dice mirabilmente che «Il poema visivo e' una costellazione nello spazio», si deve tornare alle arti alessandrine, alla poesia-immagine del Barocco, agli ideogrammi e ai geroglifici certo, ma anche alle lettere ornate musulmane, al calligrafismo medievale miniato di un Isidoro da Siviglia. E' un tragitto che si snocciola dai poemi figurati latini medioevali, dal De Laudibus Sanctae Crucis di Rabano ai carmi di Porfirio Ottaziano e di Venanzio Fortunato, fino a Luca Pacioli, ad Albrecht Dürer, a Giordano Bruno e Athanasius Kircher.
Guardando un cratilo di Teocrito, come quello che raffigura la siringa, il flauto del poeta apollineo, si ha davanti una genealogia che tocca i calligrammes d'Apollinaire; raccogliendo le idee dagli assunti barocchi a rappresentare tipograficamente nomi e oggetti con colori e con la disposizione grafica sulla pagina, si ha già di fronte il Coup de dés di Mallarme.

Il cratilo alessandrino di Teocrito che ‘dipinge’ sulla pagina la siringa
Acrostici, mesostici, telestici, calligrammi sono accolti trionfalmente nella modernità delle avanguardie attraverso la preziosa mediazione barocca. Esperimenti come quelli di Guido Casoni che dispone i versi al fine di far balenare in immagini gli atti della Passione di Cristo o i triangoli tipografici di Torquato Accetto ne La dissimulazione onesta, che letti verticalmente negano in modo radicale il concetto espresso orizzontalmente (chiara la poetica della finzione nicodemista sottostante), sono doni ineguagliabili per un Kurt Schwitters, un Augusto de Campos.
Piangi
Adora
Bacia
e ta-
ci
Il chiodo della croce e' raffigurato in questo triangolo tipografico da Guido Casoni, poeta italiano del ’600.
Con Duchamp e la sua unica opera cinematografica Anémic Cinéma, si inaugura per contro una stagione di lavorio sulla visione e sulla lettera. Con il cinema astratto o visionario americano ed europeo si sbircia una nuova qualita' dell’immagine: che non e' piu' immagine e non e' testo, non e' ancora una definizione ma appena un’in-definizione.
Non e' solo questione di sinestesie, di ‘politesti in risonanza’ che echeggiano tra i varî assi dei sensi, di augenmusik o di intermedia, di labirinti… e' questione che certa pittura, certa poesia e certo cinema si provano oltre la soglia del dire e del concetto. Certa poesia si prova oltre la soglia della parola. C’e' a tal proposito una matematica dell’arte che soccorre e ad un tempo ghettizza al di la' di ogni ciarlataneria. E' se vogliamo la pittura totalmente intellettuale di Piero della Francesca in un quadro come Flagellazione di Gesu', ‘digerito’ da una matematica delle linee. Questa idea dell’arte condanna e assolve alla solitudine.
La solitudine del cinema astratto come della poesia visiva o concreta. Il vedere da ciechi come i grandi monocoli del cinema: Lang, Ford, Ray… il vedere forse oltre la piccola e la grande forma, come le cataloga Deleuze: ASA’ e SAS’…
La traiettoria dell’avanguardia somiglia ad una gag macchinico-dadaista di Keaton, una traiettoria-gag o una passeggiata-delirio di Nerval. Eppure qualcosa ritorna al mittente e qualche segno rimane ad incantare occhî e timpani. Qualcosa sta immobile a misurare l’idiozia del presente, come una natura morta in quegli spazi sabbiosi-erbosi di Ozu-Kitano-Cezanne…
I borborigmi della lingua funzionano solo se si e' Bach - Bach ascoltato al rovescio ha lo stesso suono: e' unico -, o se si è Kubelka o Franz Mon.
Linee che sono steli allora, con sinfonie, con temi, con la linea delle intonazioni, graffita a punti, trasformata invece in curvatura: tutto un versante musicale che ci consola e ci conforta meglio delle sudate trame e di una narrazione-destino che non ci e' data da perseverare: questa e' la sorte dell’avanguardia.
sadomarta, il suono il segno l'immagine
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'immagine motorizzata
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Thursday, September 08, 2005
[spam poetry] stilita moderno

mp, vado sempre di piu' verso l'autismo
L’alba di fumo
La nebbia che avvolge
Finalmente un luogo per l’anima
Il silenzio diceva Paolo l’altro ieri a Tuccone
La campagna ritempra
Interferenze nessuna
Soprattutto negative
Nessuna polemica
Niente veleni
Non colpi bassi
Solo l’aria che spira ogni tanto
Un respiro leggero
Un Buen Retiro
Immobile come l’albero
Vado sempre piu' verso l’autismo
Stilita moderno
Per una vita innocente e austerissima
Non luogo da raggiungere in qualche modo se possibile…
Giovedì 8 settembre 2005 h.8:18 morning
Back deep dive corp bassic
tarted by marius
in the tucconized nomore tycoon era
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Tuesday, September 06, 2005
6 settembre

Ora e' il momento della poesia
Quelle sensazioni che mi attraversano strane
Una sospensione leggera
une angoisse subtile et incroyablement bien dosée
appunti piccoli e rapidi alla Bombard
naufragé volontaire
pesci volanti i pensieri
la sete quella di sempre
astratto
distratto
la gioia di settembre
che mi fa gustare tutto come qualcosa di speciale
i fichi l’uva
e l’aria cosi' trasparente
martedì 6 settembre 2005 h.12:54
pre Paolo Fresu & Zen
backmusic Nu-Ja6 - Jean-Pierre
tartito da ---marius
all'epoca glasnostzenica prefresica
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conserva il presente

Donare vuol dire donare un anello e donare un anello vuol dire conservare: conserva il presente. (Io) (ti) dono, dunque (io ti) dono un anello, dunque (io) (ti) conservo. Perdo, dunque guadagno. Occorre mettere i pronomi personali tra parentesi. Ripensare questo movimento prima della costituzione del Selbst. Il movimento anulare re-stringe l’economia generale (tenuto conto della perdita, vale a dire non tenendola in conto) a economia circolante.
La contrazione, la restrizione economica forma l’anello del medesimo, del ritorno a se', della riappropriazione. L’economia si restringe da se stessa, il sacrificio si sacrifica.
(…)
Si puo' seguire, se si sa leggere in contro-banda (termine ripreso qui dal codice dei blasoni), la concatenazione a spirale del circolo dei circoli. E, logica dell’anniversario, l’imposizione della curva all’angolo.
jacques d., gl
tartito da ---gallizio
nell'epoca poco fiorente ma efflorescente
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Monday, September 05, 2005
s'apre una crepa, si muove una tegola a Borgo Fazio

Andando per Gibellina (…) e poi da Salemi verso Marsala, a un certo punto si gira a destra per Borgo Fazio. E’ la fine del mondo pure questo. Pure questo abbandonato come un disgraziato. Muri crepati dappertutto. Dice: «E’ il terremoto, le strutture non hanno resistito». Tu ti sbagli. Le crepe stanno nelle tamponature. Le strutture portanti sono ancora integre. Quelle più azzardate - quelle della chiesa - erano in cemento armato e stanno ancora lì, belle compatte. Sono venuti giu' i tetti, e tutto il resto. Ma e' l'abbandono: s'apre una crepa, si muove una tegola, ma se tu stai lì e man mano ripari non succede niente. Se invece non c'e' nessuno, appresso a una tegola se ne va un'altra, e via discorrendo. Cosi' le crepe. Man mano s'allargano. Il vento ci porta le spore, i semi. Ci crescono le erbacce, i fichi, e le radici spingono e le allargano di più. Non sarò architetto ma sono geometra, queste cose le so.
Borgo Fazio e’ dell'architetto Luigi Epifanie. Una cosa mostruosa (nel senso di magnitudo). Ci sono perfino edifici convessi. A due piani. Tutta una serie (la pianta riportata dall'Ortensi è riferita evidentemente ad una prima fase, a cui deve avere fatto seguito un ulteriore ampliamento). E una chiesa che sembra un film messicano, e oblo’, e archi grossi contrappuntati da archi piccoli, archi romani da archi a doppio sesto, aperture ad arco ed aperture a piattabanda, stipiti intonacati e stipiti in pietra bugnata, vuoti e pieni, dritto e curvo. Roba davvero da partire da casa per andare apposta in Sicilia a vedere Borgo Fazio. Altro che palazzo dei Normanni. O templi d’Agrigento. Dice: «Ma tu sei scemo. Non e’ che stai a fare come un rappresentante di commercio? Tutti belli sti borghi, uno meglio dell'altro. Ma può essere che non ce ne sia uno brutto? Non è che esageri?». Compa’, io non vendo fumo. Quello che pensavo di Libertinia e Borgo Recalmigi mi pare che te l'ho detto. Non faccio complimenti. Ma questi sono belli, sono tutti belli, mica e’ colpa mia: ti posso dire che sono brutti? I Borghi di Sicilia sono capolavori del Novecento. Anche se sono abbandonati, e i verdi, il Fai e li mortacci del Wwf non se ne sono ancora accorti. Anzi, se gli vuoi scrivere una lettera - e magari pure al presidente della regione Sicilia - aggiungici i saluti miei, li possinammazzà a tutti e quattro.
antonio pennacchi, le citta’ del duce
tartito da ---gallizio
all'epoca della malapianta
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e quel sanno, che coloro hanno ad imparare

What the terrorists have learned this week:
1) That the over 100 billion dollars the Bush Administration has spent on Homeland Security and the Emergency Response Fund has done little more than enrich his cronies and limit the civil rights of Americans.
2) That Bush is an ineffective president incapable of leading Americans in times of crisis.
3) That the United States cannot promote its empire overseas while simultaneously defending its own borders and people.
4) That the entrenched poverty of this country provides our enemies with ready-made foot soldiers who can be activated to create civil unrest simply by removing the social structure around them.
5) Four and a half years of inept Bush leadership has not prepared the country in any way, shape, or form for attack or national emergency.
6) That America is full of soft targets.
tarted by ---gallizio
in the hurry-up hurricane era
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zen

mostra sotto vuoto spinto
di Gianni Cossu & Mario Pischedda
Alghero sabato 10 settembre 2005
inaugurazione h.18:00
Galleria UAU show room
Via Cavour 21
tarted by ---gallizio
in the personal pusher era
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killin' google

"I'm going to f---ing bury that guy, I have done it before, and I will do it again,"
"I'm going to f---ing kill Google."
Steve Ballmer, a nice guy on the block
tarted by ---gallizio
in the not so equilibering era
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Sunday, September 04, 2005
vivere nelle pappagorge

gallizio, pappagorgias
Poi ne discesi pei denti di dietro, per raggiungere le labbra inferiori; ma per via fui svaligiato dai briganti, in una gran foresta che sta nella zona verso le orecchie.
Poi trovai una piccola borgata in fondo al clivo, di cui ho dimenticato il nome, dove fui trattato ancora meglio che mai. E guadagnai anche un po’ di denaro per vivere. E sapete come? A dormire: perche’ in quel paese si prende la gente a giornata per dormire, e guadagnano da cinque a sei soldi al giorno; ma quelli che ronfano ben forte guadagnano fino a sette soldi e mezzo. E raccontando ai senatori della citta’ come ero stato svaligiato scendendo a valle, quelli mi dissero che, in verita’, gli abitanti dei paesi di la’ dai denti erano malviventi e briganti per natura: onde io capii che come noi quaggiu’ abbiamo le contrade di qua e di la’ dai monti, cosi’ le hanno loro, di qui e di la’ dai denti. Ma si sta meglio di qua e c’e’ miglior aria.
E la’ cominciai anche a pensare che e’ proprio vero quello che si suol dire, che la meta’ del mondo non sa come vive l’altra meta’. Visto che nessuno aveva ancor scritto niente di quel paese, nel quale si trovavano piu’ di venticinque reami a abitati, senza contare i deserti e un grosso braccio di mare. Ma io ne ho composto un gran libro, col titolo La storia dei Gorgias: e li ho chiamati cosi’ perche’ vivevano nella pappagorgia del mio padrone Pantagruele.
Francois Rabelais, Gargantua e Pantagruel, libro secondo, capitolo XXXII
tartito da ---gallizio
all'epoca delle pappagorge in fiore
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Saturday, September 03, 2005
stendardi di malinconia

Le labbra senza desiderio
sono lenzuola
stese ad asciugare.
Solo il vento le sfiora,
stendardi di malinconia.
Non sono le labbra
di questa ragazza,
popolate di baci,
rami spessi
dalle pesanti ombre.
valerio magrelli
tartito da ---gallizio
in memoria dei miei amori in gioventu'
un grazie a giovanni petta che mi ha consentito di risalire ai versi anche se non riuscivo a trovare il libro
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scricchiolii

Puo’ dunque esserci uno scricchiolio per il fatto che una travatura comincia a cedere. Uno scricchiolio puo’ annunciare un incendio; circostanze queste che restano ancora ai margini della probabilita’. Anche una miccia accesa puo’ produrre un rumore simile a uno scricchiolio; in tal caso esso precedera’ un’esplosione. Anche questo resta entro il sistema. Tremendo pero’ e’ lo scricchiolio che rivela qualcosa di piu’ di un cambiamento dovuto all’usura o al fuoco. La cortina che nasconde la vampa ora si lacera. Ora non si tratta piu’ di questo o di quello, nemmeno piu’ della nuda esistenza. Un essere che abbraccia vita e morte e’ minacciato. Le stelle si raffreddano; l’angoscia del mondo e’ opprimente nella desolazione cosmica.
ernst juenger, avvicinamenti
tartito da ---gallizio
all'epoca delle micce sfriccicanti
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stato di temerita'

mp, juenger crossing
ciascuno di noi si trova oggi ad agire in stato di necessità, e i tentativi di spezzare questo stato diventano esperimenti temerari da cui dipende un destino assai più vasto di quello di quanti hanno scelto l'azzardo
tartito da ---gallizio
all'epoca presperimentalboschiva
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Thursday, September 01, 2005
hamletic pa[s]taphysics

mp, essere o non essere
When a dry strand of spaghetti is bent beyond its limit of curvature, it does not usually break in half but instead into several pieces, from as few as three to as many as ten. This behaviour has puzzled many scientists over the years, among them Nobel laureate Richard Feynman...
tarted by ---gallizio
in the fading-west pasta era
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pensa alla poca possa

(…) nun saccio che fare ti direi
bona cumpare bona cumpare
nu bicchiere de vino? direi
pensa alla poca possa e alla
fossa alla cellula alla ciliata
mossa ca dall’enterno te smangia
e sfa progredendo ma te (te)
lo chiami pensero e vuoi chiarezza
dal pasticcio co todo el casin
ca da mane a sera e traverso
ogne notte te lassa la medesma
camiscia ad osso mentre pelo
cresce e fummo scenne piu spedito
per li geli ca a pensarci a me
stringe la gola sto mare de frattaglia
nmezzo alle vele e alla battaglia
biagio cepollaro
tartito da ---gallizio
all'epoca delle cepollenfiore
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«Je suis au bout de la non-lecture»

valentino marielli detournato da jarrett
courtesy
idio[non]letto alla cepollara
Riottoso, monadico, granitico, l'idioletto non solo sembra trasgredire la garanzia del codice, peggio: sembra ignorarlo, per accamparsi in una sorta di isolata convessita’. Ma forse l'idioletto non fa che ostentare, fino all'esasperazione, come un bimbo o come un saggio, la valenza drammaticamente comunicativa di chi non scivola nell'illusione della trasparenza.
gettare tutto e tenere artaud:
«Si puo' inventare la propria lingua e far parlare la lingua pura con un senso extragrammaticale ma occorre che questo senso sia valido in se’, vale a dire che venga dall'orrore-orrore, questa vecchia serva di pena, questo sesso di supplizio sotterrato che trae i suoi versi dalla sua malattia: l'essere, e non sopporta che lo si dimentichi»
tartito da ---gallizio
all'epoca loop-a-narica senza nari
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