Friday, September 23, 2005
[stazzi loro] exercitatio sine qua non
inclemenze
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento e' l'aria.
il sole imbionda si' la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perche' non son io co' miei pastori?
«C’e' stato un tempo, prima del Ventennio a colori, in cui guardavamo la televisione – questa scatola delle meraviglie piena di (bambinesche) promesse – che avevamo comprato con i nostri soldi e per la cui semplice contemplazione dovevamo pagare un canone.
In questi ultimi anni si sono affacciati misteriosi specialisti che ci filmano e ci scrutano attraverso televisioni invisibili. Naturalmente, queste televisioni le abbiamo pagate, una volta ancora, noi. Come siamo sempre noi a pagare gli stipendi di chi ci intrattiene e ci distrae, ci spia e ci controlla, ci multa e ci minaccia; e oggi pretenderebbe d’incolonnarci, come pecore, per paura di chi non è nemico nostro, ma piuttosto e' nemico loro.
Gli Stati giustificano la propria sempre piu' invadente esistenza con la promessa di proteggerci, ma e'ormai chiaro per tutti che quando parlano di sicurezza non e' alla nostra che pensano ma alla loro; non e' alla minaccia di “terroristi” – da loro stessi evocati con una politica secolare di ruberie e devastazioni a danno dei cinque continenti – ma alla minaccia, invero terribile per la coalizione dei potenti della Terra, che qualcuno si levi per chiedere:
in quale momento abbiamo conferito a costoro i poteri di fermarci, deviarci, radunarci, incolonnarci, convogliarci, e in quale direzione poi?»
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'impecorecciamento firmato-cadorna
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