Saturday, April 30, 2005
dal comunismo all'autismo

Partire, comunque.
Partire per partire, allora partirei da qui:
«La memoria delle vittime dipende dall'identita' dei loro assassini»
(Davide Pinardi, il partigiano e l'aviatore, Odradek 2005)
Ma se nella fattispecie, invece, il dissidio fosse tutto interiore, che fare?
«Non si sprecano dubbi sul carattere funesto della domanda
a cui la fatticita' della pratica sa replicare» (Omar Wisyam)
Se peraltro desiderare dovesse davvero significare «cessare di vedere gli astri»...
...allora forse e' meglio l'autismo.
E ad ogni modo, perche' non ribadirlo, si cercano dissidenti.
tartito da ---gallizio
all'epoca del locus solus autem
sei Perseo?

«La notte che tu, professore, hai appena trascorso; quella che io passo qui davanti al computer, cercando di raccontarti, diventando le frasi che cerco. Che’ il buio e’ l’elemento da cui nascono il sogno e le parole, cioe’ la possibilita’ di raccontare cio’ che manca, che non esiste.
Sono io e al contempo sono lui. Siamo; pero’ sono io, con la mia Orta, gli occhi stanchi, i desideri, i “no” che mi sono sentita dire. Resta comunque la maschera, il cuore indicibile di questo racconto.
Chi si mette a scrivere ingaggia con la materia una strana battagli: il faccia a faccia con i suoi personaggi lo trasforma in una sorta di Perseo posseduto dal desiderio irreparabile – molto piu’ che irrefrenabile – di affrontare Medusa.
Che’, dal buio dell’antro in cui l’avversario sta nascosto, viene la voce: Io sono un viso di sangue e dolore. Devi venire a stanarmi.
Voce inzigante, che diventa musica interiore; contro la quale non c’e’ difesa. Ordine perentorio, come a altri: partorirai con dolore, libererai il tuo popolo»
Laura Pariani, La foto di Orta
tartito da ---gallizio
All’epoca delle orticarie non-scrittorie
Friday, April 29, 2005
[spampoetry en jaune] word processor
anneghiamoci nelle parole
nella prosa/poesia del III millennio
con la macchina celibe
che genera poesia
automaticamente
barocca e algida
tellmetale all
of annaryllies
primaverile annoto
nel taccuino della disidentita'
non epico
sed epilettico
con la lingua che zigzaga
acefala
implosa nella cosa non denotativa
d'ora in poi un quarto
Un quart d'heure de grâce télévisuelle
con uno/a allenata ai nulla urticanti pomeridiani
telltale me all
of annaryllies
zio sturatore di cervelli in tilt
senza convenevoli vari grazie merci
back printemps & Botticelli
Johannes Brahms Sonata in la maggiore per violino e pianoforte op. 100
Allegro amabile – Andante tranquillo – Allegretto grazioso
Violino: Uto Ughi – Pianoforte: Tullio Macoggi
Registrazione effettuata il 24 novembre 1975
Durata: 20.25
VE 00012865 VEB47862
tarted by ---mario
in the squeezed brain titillin' telltaling era de l'epochè
giocarsi al lotto le tesi sulla nihilazione

19.
Quanto meno la necessita' viene a essere socialmente sognata, tanto piu' il sogno diviene necessario. La nihilazione non e' piu' il cattivo sogno della societa' moderna che non esprime che il desiderio di dormire, la societa' postmoderna esige di agire in nome del sogno.
47.
Ogni doppio movimento che non si nega e' uno stallo dove la malinconia non falla se non c'e' falla, dove si attacca la trama della vita quotidiana.
59
Ogni accelerazione del tempo moltiplica il suo dispendio e in cio' rimane l'ultimo rito sacro.
5.
La nihilazione, compresa nella sua totalita', è nello stesso tempo il risultato e il progetto del modo di produzione esistente. E' il cuore dell'irrealismo della societa' reale. La nihilazione e' l'affermazione onnipresente della scelta gia' fatta nella produzione, e il suo consumo conseguente. Forma e contenuto della nihilazione sono entrambe l'identica giustificazione totale delle condizioni e dei fini del sistema esistente.
26.
Il sistema economico fondato sull'isolamento e' una produzione circolare di isolamento nella forma virtuale della comunita'. I beni selezionati del sistema nihilizzato sono le armi del consolidamento delle condizioni socializzate dell'isolamento.
32.
La nihilazione e' il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire l'unica immagine del mondo.
39.
Lo pseudo-uso della vita non e' piu' tale, almeno da quando ci si e' sbarazzati di ogni altro.
(omar wisyam, Il buongoverno della cattivita’)
Commentario a mo' di premessa alle tesi di wisyam
«Claudio D'Ettorre (Omar Wisyam) ha creduto, per alcuni anni, che avrebbe potuto riscrivere La società dello spettacolo di Guy Debord, e, prima ancora, che avrebbe potuto riscrivere America di Franz Kafka. Ma esclusivamente l'ingenuita’ gli ha consentito, e solo per poco tempo, di trattenere presso di se’ queste fantasie. Infatti, dopo aver letto il racconto, inserito nelle Finzioni di J. L. Borges, che ha come protagonista Pierre Menard, il finto persiano ha capito che il suo destino sarebbe stato diverso. Ma, a questo punto, l'ironia, contenuta nella faccenda dell'immedesimazione in un romanzo non necessario, gli ha proibito la facezia di riproporre quel Pierre Menard che sarebbe stato capace, dopo tenace fatica, di riscrivere La società dello spettacolo, alla lettera. Dunque Omar Wisyam non e’ riuscito nell'intento, e la sua riscrittura e’ lacunosa e allo stesso tempo, farcita di maldestre novita’. La sua societa’ dello spettacolo si intitola La pubblicita’ del nulla e il suo spettacolo, ma va detto che la congiunzione, a meta’ del titolo, potrebbe essere anche una distratta copula.
I Commentari di Guy Debord, con la stessa affettata e difettosa immedesimazione riscritti, li ha chiamati, sebbene per nulla lo facessero intendere, Margini della pubblicita’ del nulla.
Infine il primo testo. Il buongoverno della cattivita’ e’ un gioco di parole che dimostra, se nel lettore c'e’ quel tanto di benevolenza o di condiscendenza necessarie, che Omar Wisyam vagheggia un Pierre Menard anche per quanto concerne il catalogo dell'opera visibile»
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'evidenza intollerabile
l'era dello tsunami tecnico

«Popolo bue ti uccidono con l'onda»
(il CT)
«Il ciclone che si annuncia attraverso una crescente depressione non puo’ essere evitato, ne’ di fatto, ne’ su un piano morale e intellettuale - non importa se si tratti di disgrazia personale o cosmica, ovvero della fine del mondo. Solo cosi’ e’ possibile superare entrambe. La strada da percorrere conduce al di la’ del punto zero, conduce oltre la linea, oltre il muro del tempo, e attraverso di esso»
Ernst Jünger, Al muro del tempo
tarted by mario & ---gallizio
in the technic-tsunami era
le vocazioni del fool

«Il fool in se' trattiene due vocazioni o mestieri, o pratiche, che non e' accorto di disgiungere: frequentatore di corti, dignitari, di ecclesiastici, di teologi, di carnefici, di regi, e feldmarescialli, il fool gode di una misera e tuttavia astuta franchigia; egli non puo' tenere discorsi, non puo' commentare, non ha pareri, non consente ne' dissente; ma gli si concede, anzi si vuole che egli straparli, scioccheggi, strologhi, berlinghi, fabuli, e affabuli, concioni agli inesistenti, spieghi carabbattole, ed a se stesso dia torto e ragione, si insulti ed approvi, e si accetti e ripudi. In quel che dice molte materie e qualita' si invischiano: ma non mai la verita', e non mai il suo contrario»
Giorgio Manganelli, Discorso dell’Ombra e dello Stemma
tarted by ---gallizio
in the full foolish era
Thursday, April 28, 2005
Oggetti per un mondo friabile

Luca Pancrazzi, Carta di credito in ceramica 1961
«E’ proprio nell’ambito della ceramica che Gallizio, verso la fine del 1954, conduce alcune tra le sue prime “esperienze” artistiche. Insieme a Piero Simondo, cui lo lega dal 1953 un sodalizio che e’ alla base del suo esordio in arte, Gallizio realizza alcuni oggetti che non si sono conservati, ma di cui si ha traccia in una serie di fotografie scattate nell’estate del 1955 nello studio di Siri ad Albisola. In queste immagini e’ possibile individuare tra gli oggetti che Simondo e Gallizio mostrano all’amico ceramista, dei vasi a bocca quadrata e una maschera che rimandano alle forme della vasaria romana e alla plastica etrusca. Se sotto il profilo formale e’ evidente il persistere della sua passione archeologica, sono i materiali a costituire il principale motivo d’interesse di questi oggetti. Essi sono infatti realizzati attraverso la colatura degli stampi in gesso della pece nera, un preparato utilizzato per la fabbricazione dei cerotti Bertelli, che faceva parte dei prodotti della “Chimica vegetale del dott. G. Gallizio”, elaborati nella fabbrica-laboratorio che sorgeva ai piani inferiori della casa dell’artista ad Alba. Come testimonia la giornalista e critica ligure Nalda Mura, gia’ nell’estate del 1955 la pece viene promossa da Gallizio come nuovo sostituto della ceramica. Un annuncio che deliberatamente trascura i difetti tecnici di tale applicazione, dovuti all’estrema fragilita’ e quindi al carattere effimero degli oggetti che ne derivano. Nella promozione del “portato rivoluzionario” di questi primi esperimenti di “anti-ceramica”, estranei ad ogni possibilita’ d’utilizzo pratica, nonche’ alla loro stessa conservazione, e’ possibile leggere la messa in atto di una prima forma di dirottamento del prodotto dalla logica della catena produttiva. Nonostante la predisposizione di strumenti per la replica seriale — costituiti dagli stampi in gesso — il risultato ne inscena ogni volta il fallimento. Il gesto “inutile ed anti-economico” che Gallizio e Jorn rivendicheranno all’arte, trova qui una sua prima formulazione, rispecchiando quell’avversione per la logica seriale che era stata alla base della fondazione del M.I.B.I.»
Giorgina Bertolino e Francesca Comisso, Pinot Gallizio: le due “albe” del bauhaus imaginiste
tartito da ---gallizio
nell'era della ceramica a pece tartente
Per le antiche scale

In un momento
Sono spuntate le scale
Gradini puntuti
Perche' io non potevo dimenticare le scale
Le cercavamo insieme
Abbiamo lucidato delle scale
Erano le sue scale erano le mie scale
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le scale
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorate sotto il sole nei covi
Le scale che non erano le nostre scale
Le mie scale le sue scale.
PS: E cosi' noi incerammo le scale
Sommo Campagna a Priscil Passemano, 1917 ?
tartee par ---gallizio
nell'era escaliente gradiente repetenda juve
Non v’e' più meta alle nostre pigre passeggiate, se non la realta'

«E’ piu' facile fare che dire,
Ma fare e' gia' impossibile»
«La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava,
la fante preparava la bozzima….
Sono un murcido, veh, son perfino un po’ gordo,
ma una tal calma, mal rotta da quello zombare
o dai radi cuiussi del giardiniere col terzomo…….
…..Dove le porti? Agli aratori laggiu':
vede dov’e' quell’essedo.
C’e' il crovello per loro. E il mivolo o il gobbello? (...)»
Tommaso Landolfi, La passeggiata
tartito da ---gallizio
nell'era pariana che ri-suona la campana
come appassiscono i fiori

«Perche' i fiori non invecchiano onestamente come le foglie,
che non perdono nulla della propria bellezza, nemmeno dopo che sono morte;
i fiori appassiscono come delle smorfiose invecchiate e troppo incipriate
e muoiono ridicolmente su quegli steli che parevano portarli alle stelle»
Georges Bataille, Le language des fleurs
tartito da ---gallizio
nell'era vizza che piu' non frizza
Wednesday, April 27, 2005
Includo due o tre viole che ho raccolto oggi durante la marcia
«... Di mio zio non rimane quasi nulla. Rimangono poesie che ha trascritto mio padre, frammenti molto piccoli e molto marginali.
by gallizio marching
in the cazzoc'entrafenoglio era
Ecolalie distopiche

"the future is already here. It's just not very evenly distributed"
William Gibson
tarted by ---gallizio
in the better days ahead era
a/syntomantika

O.J. Symptom
“il veramente umano … e' soltanto il luogo di una decisione incessantemente aggiornata,
in cui le cesure e la loro riarticolazione sono sempre di nuovo dis-locate e spostate"
(Agamben)
patire, esperire il sintomo:
trapasso di pensiero
latenze e illatenze.
se l'azione si confondeva con la reazione
ora nello sprogetto tutto si ribalta:
inazione e non-reazione sussunti ad unum
non-letture, ma anche disfotografie
spasmi poetici
e varie inanita’.
Purche' tutto si tenga in un'eclissi di scrittura
tartito da ---gallizio
in fuga dalla scritta'
percorsa dal vento

«A differenza dell'uomo che ha fianchi stretti la donna e' aperta al mondo e puo' essere percorsa dallo spirito dell'aria che nelle ore d'amore e' un vento buono che scende fino alle reni scalda il sangue e risveglia la felicita'»
Ildegarda di Bingen
tartito da ---gallizio
nell'epoca impura follis
Tuesday, April 26, 2005
was is das die F/oto/grafia

"non esiste una fotografia definitiva" (Susan Sontag)?
Unire i puntini da 1 a millanta e la troverete
definito da ---gallizio
nell'era definitia malpropitia delle vacche chiare
in cui anche le camere chiare sono clare
Monday, April 25, 2005
Saturarsi con il proprio divenire

«La TAZ e’ accaduta, accade e accadra’ con o senza computer.
Ma perche’ la TAZ raggiunga il pieno potenziale deve diventare meno una questione di combustione spontanea e piu’ di “Isole della Rete”.
La Rete, o piuttosto la Contro-Rete, assume la promessa di un aspetto integrale della TAZ, un “salto di quanti” (strano come questa espressione sia giunta a significare un grande salto) in complessita’ e significanza. LA TAZ deve ora esistere dentro un mondo di puro spazio, il mondo dei sensi. Liminale, anche evanescente, la TAZ deve combinare informazione e desiderio per soddisfare la sua avventura (il suo accadere), per riempirsi fino ai confini del proprio destino, per saturarsi con il proprio divenire»
Hakim Bey, TAZ – The Temporary Autonomous Zone, Ontological Anarchy, Poetic Terrorism
tartito nella TAZ da ---gallizio
Sunday, April 24, 2005
Giuliano, una voce, poco fa

«E' allora comprensibile come la sola idea che, ad esempio, la Fusione Fredda, possa mutare l'odierna economia dell'energia, mandando in fumo i suoi enormi investimenti, spinga irresistibilmente i poteri del mondo globalizzato a bloccare immediatamente questo tipo di ricerche, e ad arruolare in questa impresa di "pulizia scientifica" tutta la Scienza Ufficiale, le cui aspirazioni alla stabilita' coincidono perfettamente con quelle dei poteri, di cui e' divenuta servizievole ancella.
Lo stesso vale per l'altro "scandalo" - la Memoria dell'Acqua di Jacques Benveniste - che, come abbiamo visto, mandò un'ondata di brivido nel mondo della scienza e dell'economia, per le disastrose implicazioni che la sua accettazione avrebbe avuto sia sul paradigma della Biologia Molecolare che sulla poderosa industria del farmaco e sulla sanita' in genere.
Non avrei difficolta' a continuare nell'elencare quali e quanto grandi cambiamenti abbiano caratterizzato la metamorfosi della Scienza negli ultimi decenni, ma e' giunto il momento di concludere. Un europeo cresciuto e formatosi nell'alveo della cultura europea, che poggia le radici nel Rinascimento italiano, puo' facilmente riconoscere nelle fantasie della globalizzazione, che sognano la fine della Storia e della Scienza, la negazione dei valori profondi che nutrono la sua visione del mondo. Basti pensare all'importanza che la comprensione delle basi ideali ed economiche dello sviluppo storico ha nella filosofia europea, da Vico, a Hegel a Marx. E che dire della scoperta della Scienza moderna ad opera di un manipolo di filosofi, ingegneri e matematici del Rinascimento che da Francesco di Giorgio Martini, a Leonardo, a Giordano Bruno e infine a Galilei riuscirono a smentire drammaticamente la fine della Scienza decretata dai fiacchi epigoni di Aristotele ad maiorem Ecclesiae gloriam? E' semplicemente ironico che i moderni sostenitori della fine della Storia e della Scienza si trovino a condividere tesi e situazioni di un mondo che fu spazzato via dalla forza degli ideali che sono, ancor oggi, il patrimonio più prezioso dell'Uomo occidentale. C'e', nonostante tutto, di che sperare»
Giuliano Preparata
24 aprile 2000 - 24 aprile 2005
Friday, April 22, 2005
[spampoetry] nostra campagna clandestina

la campagna e' la mia compagna
odora di fresco e di vento
e la mia e' prosa mista a vento
che vola come fiore selvatico
scrivo bulimico e intrauterino
con lo spleen di provincia
volutamente autistico
dal comunismo all'autismo
dicevo a Vincenzo/interlocutore privilegiato mio or ora
stanco di ideologie e dietrologie
di luoghi comuni
e di pappe gia' fatte
nonche' di posti gia' pronti
ai figli della borghesia poltrona
io a cantare
fool on the hill
il canto stretto della monotonia
ho voglia di stare fuori dal baccano
dalla competizione
dagli egoismi barbari
sono all'alzheimer della poesia
fondatore in questo istante
di Amnesy International
un po' di gloria anche per me
distante da notai
e delinquenti vari...
tartito da ---mario
nell'eramnesica amniottica flambe
Thursday, April 21, 2005
L’apparire e il risplendere

«...Nella quotidianita', pur essendo sempre presente, il qualcosa non risplende mai, qui l’essere del qualcosa non emerge mai come emergente, e questo e' possibile perchè in essa e' l’essere-proprio-quel-qualcosa del qualcosa a restare come velato nell’urgenza dell’utilizzazione e della manipolazione: nella quotidianita' ci si occupa ininterrottamente del qualcosa, si ha costantemente a che fare con il qualcosa, ma sempre all’interno di una sorta di indifferente cecita' nei confronti del suo splendore, non avendo mai tempo per l’unicita' di questo risplendere e per il risplendere di questa unicita'.
L’esperienza dello stupore rappresenta di conseguenza una rottura della quotidianita', senza per questo essere una fuga dalla realta'; qui non vi è alcuna estasi o rapimento, ma anzi l’istituirsi di un rapporto piu' interno e intimo con il qualcosa che ora appare nell’evidenza e nell’intimita' del suo-essere proprio-quel-qualcosa...»
Silvano Petrosino, L’apparire e il risplendere - tipologie di sguardi
tartito da ---gallizio
nell'era della cecita' visionaria
Far causa comune coi lupi

«Non c’e’ da meravigliarsi se l’ironia presenta alcuni pericoli,
sia per l’ironista che per le sue vittime.
La manovra e’ arrischiata, e come ogni gioco dialettico, riesce solo di stretta misura: un millimetro in meno, - e l’ironista diventa lo zimbello degli ipocriti; un millimetro in piu', - e persino lui si inganna insieme alle proprie vittime; far causa comune con i lupi e’ pura acrobazia e puo’ costar caro a chi e’ maldestro. L’ironia, pena il naufragio, deve cosi' bordeggiare pericolosamente tra la Cariddi del gioco e la Scilla della serieta’: la prima di queste trappole e’ lo slittamento dell’ironico nel ludico, la seconda la ricaduta dell’allegoria in tautegoria ingenua; talvolta l’ironia cede alla vertigine dell’ambiguita’, e l’andirivieni fra gramma e pneuma finisce col farla impazzire del tutto; talaltra aderisce alla lettera della grammatica rinunciando all’equivoco con una scelta univoca.
D’altronde a che ci serve una simile prova di abilita’?
A liberarci, dicono, dalle illusioni...
Ma le illusioni sono così funeste che, per distruggerle,
dobbiamo arrampicarci su questo trapezio volante?»
Vladimir Jankelevitch, L'ironia
tarted by ---gallizio
in the be-[a]-wolf era
dove senza parole fiorisce il discorso

dove senza parole fiorisce il discorso
nei momenti
nel cavo del bicchiere
nella stella
non esiste alcuna alchimia se non
alla giusta misura dalla rosa
al flettere dentro di nuovo
vedi allora, che quanto l’albero vale il metallo
e la polla dell’acqua equipara la sfera,
che anche una nube nel tuo occhio castano
come l’opale andino ha luce
Gianluca Poldi
tarted by ---gallizio
in the ever standing rose era
Wednesday, April 20, 2005
Sottolineare con uno sguardo

«La mia parrocchia e’ una parrocchia come tutte le altre.
Si rassomigliano tutte. Le parrocchie d’oggi, naturalmente.
Lo dicevo ieri al curato di Norenfontes:
Il bene e il male debbono equilibrarsi;
senonche’, il centro di gravita’ e’ collocato in basso, molto in basso.
O, se lo preferite, si sovrappongono l’uno all’altro senza mescolarsi,
come due liquidi di diversa densità".
Il curato m’ha riso in faccia.
E’ un buon prete, affabilissimo, molto paterno, che all’arcivescovado passa addirittura per un ingegno forte, un po’ pericoloso.
I suoi motti di spirito formano la gioia dei presbiteri, ed egli li sottolinea con uno sguardo che vorrebbe essere vivacissimo...»
Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna
tartito da ---gallizio
nell'era epiciclica antienciclica
[spampoetry] poetica dell'incosciente

come non mai
giorni da dessert
accendere disperazioni
sms sms sms sms
brevitas vitae
uscire dai giochi di parole
entrare nell'essenza
qualcosa da fissare proprietaria
mi si disarticola il pensiero
vane le speranze
vivo incerto
incerto di me stesso
zavorra sta praephatio
occupare il tempo tanto per occuparlo
otiando eziandio
e poi infine quindi
il tempo da meteore
sospeso nella ragione e dalla ragione
a momentary lapse of reason
e dal filosofare
frullare vane le parole
agitare
schiacciare
tritare
un cervello che non si stacca
lungo disteso
non preoccupato
chi sorbira'
le deiezioni mattiniere
questa cacca cacofonica
subsonica
interfonica
introibo
aggirare
rigirare per trovare
una frase binaria che sconvolga
travolga
travolta
survale prevale l'enigma
enigmistico
parolaio
schizopoesia del mattino che avanza
rinnego
annego
nego
ego
go home
o
io
chi mi dira' io ora!
assentemeteore
tarted by mario
in the revelationary lapse of prison
Tuesday, April 19, 2005
mirroring the world

«Occorre pensare allo scrittore (o al lettore, ma e' la stessa cosa)
come ad un uomo smarritosi in una galleria di specchi:
c'e' un'uscita dove manca la sua immagine e li' c'e' il mondo»
Roland Barthes, Il rifiuto di ereditare
tarted by ---gallizio
in the mirroring & escaping half-and-half era
nightletter daytime

MP, acéphale
very similar & dissimilar
good my God
impalpabile l'aria
e questi piccoli indizi
d'ebbrezza
bateau ivre e altro & alias
and altrimenti
ovvero oppure cioe'
cose minime grandi
grandi le piccole cose
le parole piccole
i motti leggeri
moti dell'anima
nightletter
poetica dell'incosciente
telltale me all
of annaryllies
posted by mario
(via tartizio sed mario)
Impotere e Potenza (similar & dissimilar)

[comunita’ in-valutabile, monetazione autocrona
potenza esposta e subito dissimulata in celamento
pilota disautomatico, sassofono fluent
moneta che scorre e scompare
in the room the women sleep and scream
telltaling you all of annaryllies
dreaming of Michelangelo gz]
Un occhio senza memoria.
«Perdere la possibilita’ di riconoscere (di identificare) / 2 cose simili / 2 colori, 2 merletti / 2 cappelli, 2 forme qs. / arrivare all’impossibilita’ di / memoria visiva sufficiente / per trasportare da un simile all’altro».
Si tratta di dissimilare i dati. Tutto il macchinario e’ dissimilante.
Dissimilare moneta e non moneta. Il crinale e’ il virus. Nessuna moneta retinica, nessuna analogia, nessuna verosimiglianza monetarda. Differire, anche la regolazione delle poste. Ad libitum, un coup de dés jamais n’abolira l’hasard
«Occorre accecare l’occhio che crede di vedere qualcosa, occorre fare una pittra di cecita’ che getta nella disfatta la sufficienza dell’occhio. Fare un quadro malato».
Moneta malata, vulnerante nella sua inassimilabilita’.
Come produrre qualcosa di in avalable?
Una moneta / moneta falsa?
Moneta altra, alterante: dissimilante entrambe.
«Interpretare e’ futile. Altrettanto voler circoscrivere il vero effetto del Grande Vetro, e dunque il suo vero tenore; il Vetro e’ precisamente fatto per non avere un effetto vero, ne’ vari effetti veri, secondo una logica mono o polivalente, ma degli effetti incontrollabili; ora, il vero non e’ altro che il controllabile, come il falso, mentre Duchamp mira a uno spazio al di la’ dei valori di verita’: impotere e potenza»
Transitare in spazi di metamorfosi dissimilanti.
Dissimigliare la non-lettura, anche
«La posizione di Duchamp e’ affermativa. Egli stesso la indica come “ironismo d’affermazione”. Fingera’ che ogni ironia implica negazione? Ma l’affermazione di cui si tratta non esclude la negazione come fosse il suo contrario; se l’affermazione e’ ironica, e’ che include la separazione, la distanza, il rimpianto e la gelosia: e tutto questo e’ da pensare affermativamente, come potenze. (…)
Dobbiamo immaginare tristezze non meno potenti, raggianti e zelanti della gaiezza.
A Duchamp piacciono le macchine perche’ non hanno gusto ne’ sentimento: per il loro anonimato, che non trattiene, non capitalizza niente delle forzeche veicolano e trasformano, ed elimina la questione dell’autore e dell’autorita’; e gli piacciono perche’ non si ripetono, cosa piu’ strana per gli spiriti segnati dall’equazione meccanica=ripetizione. Niente assimilazione delle cause, ne’ degli effetti.
La sua meccanica e’ dissimilante, non appartiene alle cose del potere, alle politiche, alle tecniche. Ha per effetti non degli esseri riconoscibili e cosi’ consumabili, ma invenzioni singolari, irriconoscibili, che implicano l’esercizio di una facolta’ di astuzia. Tale astuzia non accumula i propri risultati, non e’ la grossolana astuzia della ragione, i cui giri dialettici sarebbero subordinati e sventati anche da un cucciolo, tanto si ripetono coscienziosamente, e che definiscono, si sa, non un labirinto ma piuttosto un impero (quello del capitale, alla fine).
Le macchine astute non sono produttive, non sono definite. Se le si puo’ dire celibi non e’ certo perche’ bisogna abver perso Dio e la sua legge per concepirle e farsi esse stesse: ma e’ anzi in omaggio alla loro inanita’. E si ricordi che le macchine di Duchamp non sono soltanto celibi, ma anche spose».
«Le macchinerie o le invenzioni che si tramano nelle “cervellita’ ” di Duchamp non sono risposte a domande. Le risposte sono il problema delle macchine di potere:
Come permettere a un cliente che le braccia cariche di aprire una porta di supermercato? Cellula fotoelettrica. Come far decollare un aereo di n tonnellate? Feedback in accelerazione sui reattori. Come controllare un’opinione che dispiace ai partiti politici? Televisione. Come fondare, cioe’ autorizzare, la scientificita’ di un discorso? Veracita’ divina, universalita’ a priori.
Le macchine di Duchamp non sono asservite-assertive, ma spontanee-affermative, non conoscono nessuna consecuzione.
(…)
Il potere, compreso il poter-fare, consiste interamente in una potenza che controlla i suoi effetti; l’implicazione e’ l’equivalente logico di tale controllo. Se la potenza posizionale non contiene nessun operatore d’implicazione, gli effetti, quando si produrranno, non soltanto appariranno senza causa, privi di ragione, ma lo saranno veramente.
Quando Duchamp scrive semplicemente “dati [1° la cadta d’acqua; 2° il gas d’illuminazione…]” (come un bambino che si mette a sognare sulla formulazione di un problema di rubinetti che non sa risolvere e che lo immerge nello stupore e nella noia, una sera di ottobre), l’enunciato si trova posto in un istante che costituisce il suo stesso riferimento temporale; e ogni enunciato che si penserebbe derivarne, lungi dall’essere consecutivo, dev’essere preso esso stesso come un nucleo temporale autonomo, come l’istanza di una potenza che da’ campo a un’altra temporalita’. Non si ha dunque successione ne’ simultaneita’, ma autoctonie che non hanno tra loro altra relazione se non casuale, diciamo di diacronia. Niente dell’una passa nell’altra. Ognuna comincia una “storia” che e’ istantanea. Nessuna risponde a o di un’altra, non risolve un problema; che sarebbe sempre, allora, un abuso di potere perche’ costruzione dell’una sull’altra».
Porre una non-moneta autocronica e dissimilante.
Discronie senza memoria, che si esauriscono in punti di fuga casuali dopo aver alimentato una traiettoria incalcolabile / intracciabile / irriproducibile di scambi.
Farsi banda?
Comunque spandersi in valore sottratto.
Come per inavvertenza:
Moneta “Ritardo (o anticipo, macchinazionando) su vetro” o su banda.
liberamente dissimiliato da ---gallizio
su tracce palpabili di Lyotard-Duchamp
Monday, April 18, 2005
No, io non sono uno scrittore

«Quel poco che ho fatto in questo mondo m'e' sempre apparso in principio inutile, inutile sino al ridicolo, inutile sino al disgusto.
Il demone del mio cuore si chiama "a che pro?".
No, io non sono uno scrittore. La sola vista di un foglio di carta bianca mi disanima.
Scrivo nei caffe’, col rischio di passare per un ubriacone, e difatti lo sarei forse diventato se le potenti repubbliche non colpissero col dazio, crudelmente, gli alcool consolatori.
Quelli che io chiamo a raccolta non sono certo numerosi. Non cambieranno nulla alle faccende del mondo. Ma e’ per loro, e’ per loro che sono nato»
Georges Bernanos, I grandi cimiteri sotto la luna
tartito da ---gallizio
nell'era natica lunatica
La parola e’ una fuga

«Una parola da sola puo’ mettervi sulla strada, una seconda parola puo' turbarvi, la terza vi getta nel panico. A partire dalla quarta, e’ la confusione assoluta.
Il logos era anche l’azione. E’ divenuto la paralisi.
La parola non rivela piu’. La parola chiacchiera. La parola e’ letteraria. La parola e’ una fuga. La parola impedisce al silenzio di parlare.
La parola assorda. La parola consuma il pensiero. Lo svilisce.
La garanzia della parola deve essere il silenzio.
Ahime’! Che civilta’! E’ l’inflazione della parola»
EUGENE IONESCO, Journal en miettes
tartito da ---gallizio
nell'era logoparda dei senza cielo
Sunday, April 17, 2005
Errabbundantia

Nel pensare, ogni cosa diventa solitaria e lenta.
Nella longanimita’ cresce la magnanimita’.
Chi pensa in grande, in grande erra.
Martin Heidegger, Dall’esperienza del pensare - Attraverso gli alti abeti
perche' errare, vagolare
e' l'unica umananzia
tarted by ---gallizio
in the new erratic era
Duplex semper ignitus sit

un po' come
bevitore di comete
frater ignotus
identical twins
doppi doppioni
convergenze
tronchi paralleliE ignoti gli uni agli altri restano,
e ignoti gli uni agli altri restano,
finche' stanno eretti i tronchi viciniE E ignoti gli uni agli altri restano,
finche' stanno eretti, i tronchi vicini.
ignoti gli uni agli altri restano,
finche' stanno eretti, i tronchi vicini.
Doppiare il noto per l'ignoto
in pectore ignis
(ignaviarum omnium ignis sed ignis)
per sortire ancora
tentare la sorte
scaturigini (parvule)
le braci di ichnusa dentro di me
in mare aperto fuori di me.
per
(non-) tartire
ancora
Saturday, April 16, 2005
Asserragliarsi a Serrenti (in absentia)

pre sa illetta/machina amniotica
Ragli, rantolii, srotolamenti.
L’ombra e’ solo eclissi, perche’ darsi pena e respirare?
L’afflato, estroflessione sibilante, non si curi degli ingressi.
Ingredire e’ regredire, ma da che?
Gl’ingredienti sono noti:
sparole come spari contro la macchina che ci tartisce.
Lenti procediamo a ritroso. Nessuna ritorsione, nessuna ritrattazione.
L’unico autodafé?
Forse avremmo dovuto prenderci una corriera
su questa carlo felice notturna,
guido-io-guidi-tu
e allora non-guidare per non-guidare
forse un autista (senza guiderdone)
faceva alla bisogna.
Ma ora?
riuscire in uno scacco
e tentare un gesto?
che fai pischedda in ciel, dimmi: che fai?
e' una gallizio tartiglia
per render la pariglia
Friday, April 15, 2005
Frater ignotus


E ignoti gli uni agli altri restano,
finche’ stanno eretti, i tronchi vicini.
Friedrich Hölderlin
tartito da ---gallizio
nell’era delle bifore da trifola
larger image here
Per un’allucinazione autistica collettiva

E cosi’ alla fine siamo in due, gia’ gia’, a dormire in questo blog,
testa/contro/piedi…
“non che si stia stretti…”
“anzi!”
“ma le pare!”
Glie’ che essere qui in due sullo strapuntino di non-letture fa un certo effetto…
“niente sara’ piu’ come prima”
“e’ la depense munifica, babe”
“Possiamo parlare di estraneamento?”
Beh si’, volendo si’, ma guardi che e' un ottimo programma.
Per il resto?
Dilapidare
dissentire assentandosi,
delegittimare l’immagine giocando si/se’ nella visione,
dividersi questo pane raffermo
disseminarsi ad Assemini
barare sbarellati a Barumini
tentare il gesto a Gesturi
senza invischiarsi a Oschiri.
Thursday, April 14, 2005
Slabbrature del tempo (Benjamin Reloaded)

Mario Pischedda, Identical Twins
«Vertice dell’accecamento della coscienza borghese e’ l’atemporalita’,
cui essa aspira forse per compensare la propria caducita’.
Benjamin ha colto questo aspetto quando dichiaro’ bruscamente decaduto
l’ideale dell’autonomia, sottoponendo il suo pensiero ad una tradizione,
che pero’ in quanto volontariamente installata, scelta soggettivamente,
manca di autorità come il pensiero autarchico sotto accusa»
L’idea della atemporalita’ della storia, che trascina dietro di se’
l’impossibilità di qualsiasi critica, corrisponde precisamente all’impossibilita’
– per l’uomo moderno – della meraviglia dinanzi all’evento, come dinanzi
al passato (gia'-conosciuto) che e’ un’isola a se stante.
La torsione che Benjamin propone e’ una s-labbratura del/nel tempo.
Egli opera consapevolmente una lacerazione della durée bergsoniana
che raccoglie nel tempo i dati della memoria, delineando il tempo omogeneo
che si misura con la chiusura del soggetto nell’ambito delle esperienze conosciute.
Se il tempo bergsoniano si ferma sull’importanza delle esperienze conosciute
come caratterizzanti l’agire soggettivo, Benjamin critica tale chiusura,
facendo riferimento alla Recherche di Proust. L’esperienza, afferma Benjamin,
«non consiste tanto di singoli eventi esattamente fissati nel ricordo
quanto di dati accumulati, spesso inconsapevoli, che confluiscono nella memoria»
Il gioco di trasposizioni (memoria-ricordo-rammemorazione (…)
(…) come lo e’ Proust: entrambi racchiudono
nella loro opera l’esperienza che si percorre nella discontinuita’, attraverso
il flusso che si arresta e riprende, nel tentativo (estremo forse)
«di riportare alla luce il passato» saturo di rammemorazione.
Entrambi questi scrittori sono portavoce del trapasso di un’epoca
ad un’altra, del tramonto di un’aura mitica che ha tenuto la borghesia
nel sonno aureo dell’agiatezza e della finta innocenza.
La rottura che cosi’ avviene corrompe per sempre l’egemonia
di modelli aristocratici, che permangono nell’imitazione scimmiottesca di
ritualita’ e atteggiamenti che aspirano ancora ad un riconoscimento mondano.
(…)
Il ritorno (Nostos) che ripropone la rammemorazione
non e’ Erlebnis, non e’ esperienza vissuta (cio’ che ha
effettivamente bisogno di una costante attivazione
dell’intersoggettività), ma distacco, piano di fuga,
fuoriuscita dal tempo.
tartito da ---gallizio
nell'era ukronica a fior di labbra
Piu' non opporre

Mario Pischedda, Ikarus
«L’essere amato e’, per chi lo fa oggetto d’amore, la trasparenza del mondo.
Cio’ che attraverso l’essere amato appare (...) e’ l’essere pieno, illimitato,
cui l’individualita’ non oppone piu’ barriere».
Georges Bataille
tartito da ---gallizio
en attendant Ichnusa
Wednesday, April 13, 2005
Il Potere e la Furia

Mario Pischedda, Le solitudini uniche
«Caratteristica ontologica del fenomeno del potere mi sembra
la necessita’ di costituire ambiti di (relativa) prevedibilita’,
cioè forme di gestione del tempo (o la loro illusione).
Le norme infatti – potere uguale capacita’ di imporre norme – hanno, tra
gli scopi principali, quello necessario di garantire delle aspettative
per il futuro, di ridurre il micidiale incombere del vuoto.
In questo senso il potere economico, divenuto autonomo negli ultimi secoli,
ha maggiore capacita’ di previsione e controllo mediante l’uso generalizzato
di sistemi d’astrazione sociale come il denaro.
La crisi attuale ha dunque una latitudine massima nell’intreccio contrastivo delle
sue dimensioni: il patriarcato e il capitalismo nella sua fase informazionale.
Il pensiero politico deve essere all’altezza di questa crisi in un momento in cui sembra invece navigare privo di carte nautiche e di bussola.
Ma siamo in una situazione in cui non c’e’ un porto verso cui andare,
come diceva Michelstaedter: «il porto e' la furia del mare».
Gian Andrea Franchi, Radici del politico (logica del dono versus logica dello scambio)
Il porto e' la furia del mare

(...)
«No, la morte non e' abbandono»
disse Itti con voce piu' forte
«ma e' il coraggio della morte
onde la luce sorgera'.
Il coraggio di sopportare
tutto il peso del dolore,
il coraggio di navigare
verso il nostro libero mare,
il coraggio di non sostare
nella cura dell'avvenire,
il coraggio di non languire
per godere le cose care.
Nel tuo occhio sotto la pena
arde ancora la fiamma selvaggia,
abbandona la triste spiaggia
e nel mare sarai la sirena.
Se t'affidi senza timore
ben piu' forte sapro' navigare,
se non copri la faccia al dolore
giungeremo al nostro mare.
Senia, il porto e' la furia del mare,
e' la furia del nembo piu' forte,
quando libera ride la morte
a chi libero la sfido'»
Carlo Michelstaedter, Poesie
Carsia, 2 settembre 1910
tatito da --gallizio
nell'era della marea portatile
L'art e' un nonnulla

Non-essere, mancare, venir-meno, cessare, non-iniziare, disapparire,
esser-finito, (esser-)nulla; (esser-)assente.
In-assenza ...
«S'e' arrivati con l'arte a pensare e rappresentare l'assoluto, per mezzo ad esempio del triangolo nero su nero di Malevic, la forma pura e perfetta con l'uccello di Brancusi liberata dalla vita e dalla morte, il taglio sul vuoto di Fontana che arreca una ferita alla materia; al concetto come operazione artistico-cognitiva, al ribaltamento di senso nell'oggetto comune in Duchamp con la presa in carico da parte dell'osservato (e dell'osservatore) d'un tempo di vita (e di morte) diverso da quello cui l'uomo è abituato, al blu di Klein dove la realtà si svela soltanto per mezzo di quel pigmento distaccato dalla valenza retinica.
(...)
Ma l'arte non e' nulla; e' un nonnulla che si svuota e si fa assente...
per spostamento, per concentrazione di complessita', per astrazioni visibili e non»
Paolo Ferrari, Aforismi per il teatro
tartitus in absentia [---gallizî]
robe gogo'
Tuesday, April 12, 2005
Filosofare senza adesione

«Filosofare affermativamente, far filosofia come Ricerca
della Verita' non ha alcun senso, e in certi casi
– del resto i migliori – puo' anche far male, se non altro
perche' e' frustrante. Nei casi peggiori – casi tra l'altro
d'indebita applicazione alla vita quotidiana altrui –
di male puo' farne, ne ha fatto, ne fa in misura incredibile.
Sono anch'io del parere che piuttosto che filosofare cosi'
sarebbe meglio smettere.
Smettere di affermare, filosofare senza adesione,
far filosofia come fosse letteratura, e' il solo modo
che io conosca che piu' si avvicini allo smettere di filosofare.
Come l'altro, non ha e non porta ad alcun senso.
Mette anzi in luce, favorisce e accelera il dissolvimento
del senso, l'assenza di senso che l'altro modo cerca invece
talvolta di nascondersi e di nascondere.
Ma non fa male, se non altro perche' non e' frustrante.
Il suo bello e il suo buono stanno nel processo,
non in qualche risultato, di Verità o che so io,
separabile dal processo.
Ma filosofare non affermativamente ha valore
non solo perche' una vita trascorsa anche filosofando cosi'
ha molte probabilita' di riuscire migliore di una vita
trascorsa senza filosofare affatto o filosofando
affermativamente. Fa bene (questo il suo senso,
il suo valore "ultimo") proprio perche' di ogni cosa
aiuta a dissolvere ogni senso e valore, e cosi' facendo
toglie molte preoccupazioni, da' una grande pace.
Come la tomba»
Giampaolo Barosso, Le mie affermazioni
tartito da ---gallizio
nell'era querula blandula fin-losoph-ist
Non-scrivere l'invisibile

Mario Pischedda, L'uomo vento
«Il lavoro dei lavori e'... non scrivere:
le idee son fatte per rimanere idee [...]. Lasciatele al loro stato di puro spirito:
e' il solo modo per gioirne liberamente, il solo che permetta di avere la mente continuamente ventilata.
E' grazie a questi sodi principi che di continuo
riesco a regalarmi alla fantasia invisibili pagine meravigliose
che scritte sarebbero sciupate»
Ernesto Ragazzoni, Le mie invisibilissime pagine
tartito da ---gallizio
nell'era dei bevitori di comete
Friday, April 08, 2005
Inversioni vertiginose di Genius

bigger image here
«Genius ha un corrispondente nell'idea cristiana dell'angelo custode - anzi dei due angeli, uno buono e sano, che ci guida verso la salvezza, e uno malvagio e perverso, che ci spinge alla dannazione.
Ma e’ nell'angelologia iranica che egli trova la sua piu’ limpida, inaudita formulazione.
Secondo questa dottrina, alla nascita di ogni uomo presiede un angelo detto Daena, che ha la forma di una bellissima fanciulla.
La Daena e’ l’archetipo celeste alla cui somiglianza l'individuo è stato creato e, insieme, il muto testimone che ci spia e accompagna in ogni istante della nostra vita. E tuttavia, il volto dell’angelo non resta immutato nel tempo, ma, come il ritratto di Dorian Gray, si trasforma impercettibilmente a ogni nostro gesto, a ogni nostra parola a ogni pensiero.
Cosi', al momento della morte, l’anima vede il suo angelo che le viene incontro trasfigurato secondo la condotta della sua vita in una creatura ancora piu’ bella o in un demone orrendo, che bisbiglia:
“io sono la tua Daena, quella che i tuoi pensieri, le tue parole, i tuoi atti hanno formato”.
Con un’inversione vertiginosa, la nostra vita plasma e disegna l’archetipo
alla cui immagine siamo stati creati».
Giorgio Agamben, Genius (ora anche in Profanazioni)
resuscitato da juan pesadur
e tartito da ---gallizio
nell’era imaginotica archetipa
Thursday, April 07, 2005
Iconoclasti o Imbalsamatori?

Photo: Mario Pischedda, Essere inutili e inutilizzabili...
«Georg Büchner (1813-1837), autore tedesco, descrisse una strana impressione e un pensiero forse osceno:
"Mentre ieri ieri risalivo la valle vidi due fanciulle sedute su una pietra: l’una stava annodandosi i capelli, l’altra l’aiutava; e i capelli d’oro le scendevano giu’; quel serio pallido viso pur così giovane, quell’abito nero; e quell’altra che l’accudiva con tanta premura […] Qualche volta si vorrebbe essere un volto di Medusa per poter mutare in sasso un simile gruppo e far accorrere gente".Mai l’idea di arte e’ stata cosi’ imbalsamatoria, intesa a raggelare la vita per poterla ammirare sottovetro, sterilizzata dal movimento e dal divenire.
La vita e’ qui solo un pretesto per un godimento estetico, un oggetto di ispirazione. E’ qui dichiarata, per allucinazione, subordinata all’arte. E’ l’avvento del moderno che toglie la vita dalla soggezione a Dio e la consegna a un’infinita’ di idoli. Forse e’ un nervo del romanticismo esaltare e infilzare l’attimo, fermarne la bellezza in pieno volo, come uno spillo la farfalla.
Quanto piu’ bello e saggio il pensiero e l’atto forsennato di Michelangelo
davanti al suo Mose’ pieno di torsioni e di vita pronta a esplodere.
La martellata sul ginocchio di marmo, il ‘perché non parli?’ fanno fare all’arte
un viaggio inverso, estraggono vita perpetua da forme imprigionate.
E tutti noi al colpo di martello dell’artista abbiamo risentito per reazione
un certo contraccolpo all’altezza della rotula».
Erri De Luca, Alzaia (voce "Artisti")
Un grazie al latore della Lettoria
(per piccina che tu sia
tu sei sempre Lettoria)
Ricordo infine che
"Sono considerati stimatori e pesatori pubblici tutti coloro che personalmente e direttamente esercitano la stima e la pesa pubblica rilasciando al committente apposita certificazione. Gli stimatori esplicato l'attivita' di stima quantitativa.
Gli stimatori e pesatori pubblici devono prestare giuramento, dinanzi al Presidente della Camera o ad un suo incaricato, di adempiere agli incarichi loro affidati con diligenza ed onesta'. Vige l'obbligo di esporre, all'esterno del locale ove svolgono l'attivita', una targa con la dicitura "Pubblico stimatore o pubblico pesatore autorizzato dalla C.C.I.A.A.".
arzivalvolato da ---gallizio
nell'era tartica imbalzita
Tuesday, April 05, 2005
Seppellire la necropoli

«L’evidenza dispiace a chi non ha l’animo di affrontare davvero la bataille.
Cio’ che il raccapriccio per il cadavere suggerisce ai vivi, e’ la colpa
dell’uccisione continuata di cui sono vittime e correi, nella violenza
biofoba della “vita” quotidiana, nell’“ordine” del lavoro penitente,
produttore del tempo nato perso e degli spazi delineati dalla carcerazione.
Le salme che la specie comincia e non finisce più di seppellire sono la
testimonianza insopportabile di quanto i vivi seppelliscono ogni giorno in
se’: di quanto resta di ogni “vita” erogata, salma-statua eloquente del
tempo perduto. Qui sì, “funziona” una facile simmetria; qui l’allegoria ha
l’evidenza di un materialismo storico innestato direttamente sulle braci
inconsumabili dell’istintualita’, sotterrata ma persitente: sulla sapienza
sotterranea della corporieta’ che matura il suo lungo salto al di la’
dell’animalita’ e della civilta’ insieme.
Perche’ non sia piu’ una necropoli, occorre che la comunita’ umana cessi di identificarsi con i “suoi” morti. Che la colpa di non-essere venga inumata con essi nella fine della preistoria, nella fine del tempo di produzione.
La corporeita’ enigmatica della salma, vista dall’orrore di sussistere
scorporati, alienati alla presenza in-stante, fu la figura di dio, l’idolo
archetipo. Il terrore fu di chi restava, abbandonato al sopravvivere. Del
quale guardava il senso freddato, irrevocabile».
Giorgio Cesarano, L'insurrezione erotica
tartito da ---gallizio
nell'era popica salmica
Monday, April 04, 2005
Festeggiare in piena peste

Il nomos di tutti sovrano
dei mortali e degli immortali
conduce con mano piu' forte
giustificando il piu' violento (...)
(Pindaro)
A cotesta violenza mediatica, finisco per preferire la sovranita' dell' homo sacer
colui che e' "bandito" dalla comunita', reso quindi uccidibile ma anche libero, arcaico.
La sua e' la nuda vita di chi ha perso qualsiasi diritto politico,
e quindi, se vale il zoon politikon aristotelico, la vita stessa.
Nuda vita, separata da qualunque contesto, e che proprio per questo sopravvive
in un certo senso alla morte. L'homo sacer medioevale e' il fuorilegge, il bandito, il wargus, il lupo, l'uomo-lupo, il senza pace, il lupo mannaro, il loup garou, ne' uomo ne' belva, la fera bestia, il gia' morto.
Nel saggio di Giorgio Agamben, l'homo sacer e' l'uomo che chiunque poteva uccidere senza essere accusato di omicidio e che non poteva, pero', essere sacrificato per un rito.
Scrive Agamben: «[con l'homo sacer] che cosa avviene di fatto? Che un uomo sacro, cioe' appartenente agli dei, e' sopravvissuto al rito che lo ha separato dagli uominie continua a condurre un'esistenza apparentemente profana tra di essi. Nel mondo profano, al suo corpo inerisce un residuo irriducibile di sacralita'. che lo sottrae al normale commercio con i suoi simili (...)» (Elogio della Profanazione, in Profanazioni, Nottetempo 2005)
Mi piace pensare che l'homo sacer sia l'unico capace di festeggiare in piena peste.
L'unico la cui salma non ci verrebbe imposta urbi et orbi
sacrato da ---gallizio
nell'epoca sacerda e zelota
Verba Volant
Se proprio volete leggere i giornali in questi giorni,
almeno leggeteli
qui

gallito da ---tartizio
nell'era volo vis vulatilis