Thursday, April 21, 2005
L’apparire e il risplendere

«...Nella quotidianita', pur essendo sempre presente, il qualcosa non risplende mai, qui l’essere del qualcosa non emerge mai come emergente, e questo e' possibile perchè in essa e' l’essere-proprio-quel-qualcosa del qualcosa a restare come velato nell’urgenza dell’utilizzazione e della manipolazione: nella quotidianita' ci si occupa ininterrottamente del qualcosa, si ha costantemente a che fare con il qualcosa, ma sempre all’interno di una sorta di indifferente cecita' nei confronti del suo splendore, non avendo mai tempo per l’unicita' di questo risplendere e per il risplendere di questa unicita'.
L’esperienza dello stupore rappresenta di conseguenza una rottura della quotidianita', senza per questo essere una fuga dalla realta'; qui non vi è alcuna estasi o rapimento, ma anzi l’istituirsi di un rapporto piu' interno e intimo con il qualcosa che ora appare nell’evidenza e nell’intimita' del suo-essere proprio-quel-qualcosa...»
Silvano Petrosino, L’apparire e il risplendere - tipologie di sguardi
tartito da ---gallizio
nell'era della cecita' visionaria