Saturday, December 31, 2005
tutto [la non-innocenza del detrito]

tutto deve essere cancellato
Il paesaggio e' tutto dentro alla sedimentazione del quotidiano: la scrittura poetica che non rappresenta il mondo ne' nasce per partenogenesi dal linguaggio, potrebbe far sua l'immagine di Varela relativa a quella chiusura di un sistema che produce un mondo, che non e', però, isolata.
Il principio del sistema chiuso ma interattivo con l'ambiente, la via che si apre tra gli estremi dell'oggettivismo e del solipsismo, possono offrire molti spunti all'attività letteraria e alla relativa riflessione. La prima conseguenza di questa specialissima metafora è la crisi di ogni poetica mimetica che intendesse (ancora) rappresentare qualcosa, così come la crisi di una concezione del testo poetico non comunicante con l'extraletterario. In questo quadro il riduzionismo che si e' spesso
attribuito alle scienze della natura non ha più ragione d'essere e la possibilita' delle «atmosfere epistemologiche» si fa piu' stretta.
Materia e dematerializzazione, percezione del corpo, tempo e spazio, realta' e virtualita', diacronia dello spessore dei materiali linguistici e tecniche di montaggio, il patrimonio assiologico umanista: e' un intero paesaggio da costruire nella costruzione del testo poetico. L'idea del pastiche idiolettico, l'idea di un testo che risulta dalla compressione e dalla compresenza di linguaggi diversi, cosi' come attraversano il nostro linguaggio, e' un modo per dire che il tutto non solo e' piu' della somma delle parti ma spesso lo si può indovinare nella parte. La concentrazione di senso nella poesia e' anche questa capacita' ologrammatica di contenere l'immagine dell'intero paesaggio.

fotografare per fotografare
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(...) Possiamo immaginare, in un possibile poema della nuova natura, un'idea del paesaggio come compresenza e conflittualita' tra i linguaggi che attraversano il quotidiano e vi si sedimentano.
Organizzare un senso linguistico dell'esperienza in poesia, puo' forse significare questa interrogazione sul paesaggio, sulle implicazioni anche antropologiche della tecnologia. Il realismo, cosi' spesso associato alla solidità dell'immagine del mondo, cosa diventera' di fronte ad un reale che vede contestati e complicati i suoi tradizionali attributi dal virtuale e dall'immateriale?
biagio cepollare, idioletto
tartito da ---gallizio
al tempo idiolettico sincratico deluxe
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Friday, December 30, 2005
ricercare semper, forse

ri-leggio?
Ecco, forse, quello che cerco:
storie che reggano dieci riletture.
angelus certosius
tartito da ---gallizio
all'epoca della rimasticatura sintattica
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Thursday, December 29, 2005
per una festa oscura

la nuit remue
Una pietra
Un fuoco avanza davanti a noi.
A tratti scorgo la tua nuca, il tuo viso,
Poi, soltanto la fiaccola,
Soltanto il fuoco massiccio, il mascheretto dei morti.
Cenere che ti stacchi dalla fiamma
Nella luce della sera,
Oh presenza,
Sotto la tua volta furtiva accoglici
Per una festa oscura.
Yves Bonnefoy, Seguendo un fuoco
tartito da ---gallizio
al tempo della pietra sfocaia
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lasciarla, una traccia?

"Ma perche' fai tutto questo?" gli ho provato a domandare una volta. "Vuoi lasciare una traccia?"
"Mah, non saprei..." mi ha risposto, "vorrei lasciare una traccia che non lasci dietro di se' alcuna traccia."
"Ma allora perché tieni un diario?" gli ho chiesto ancora.
"Lo so, e' un controsenso!" ha ammesso immediatamente.
antonio moresco, canti del caos
tartito da ---gallizio
all'epoca caotica dei cantori-trovarobe
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Wednesday, December 28, 2005
stareing blankly at atrocities

guglielmo d'orange
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In reading reports of the trial of the Turkish novelist Orhan Pamuk, you are struck by two things. The first, of course, is the anachronistic brutality of the country's laws. Mr Pamuk, like scores of other writers and journalists, is being prosecuted for "denigrating Turkishness", which means that he dared to mention the Armenian genocide in the first world war and the killing of the Kurds in the past decade. The second is its staggering, blithering stupidity. If there is one course of action that could be calculated to turn these massacres into live issues, it is the trial of the country's foremost novelist for mentioning them.
As it prepares for accession, the Turkish government will discover that the other members of the EU have found a more effective means of suppression. Without legal coercion, without the use of baying mobs to drive writers from their homes, we have developed an almost infinite capacity to forget our own atrocities.
Atrocities? Which atrocities? When a Turkish writer uses that word, everyone in Turkey knows what he is talking about, even if they deny it vehemently. But most British people will stare at you blankly.
george monbiot, How Britain Denies its Holocausts
tarted by ---gallizio
in the blinking white death era
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l'occhio e lo specchio [della verita']

prima di tutto
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Dove e' stato trovato il cadavere?
Chi ha trovato il cadavere?
Era morto quando e' stato trovato?
Come e' stato trovato il cadavere?
Chi era il cadavere?
Chi era il padre o la figlia o il fratello
O lo zio o la sorella o la madre o il figlio
del cadavere abbandonato?
Era morto il corpo quando e' stato abbandonato?
Il corpo e' stato abbandonato?
Da chi e' stato abbandonato?
Il cadavere era nudo o vestito per un viaggio?
Cosa ti ha fatto capire che il cadavere era morto?
Hai dichiarato morto il cadavere?
Quanto conoscevi il cadavere?
Come hai saputo che il cadavere era morto?
Hai lavato il cadavere?
Hai chiuso i suoi occhi?
Hai sepolto il cadavere?
Lo hai lasciato abbandonato?
Hai baciato il cadavere?

lo specchio
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Quando ci guardiamo allo specchio pensiamo che l'immagine riflessa sia esatta.
Ma se ci muoviamo di un millimetro l'immagine cambia. In realta' noi stiamo guadando ad una serie infinita di riflessi. Ma talvolta uno scrittore deve rompere lo specchio- e' dall'altro lato dello specchio che la verità ci fissa.

l'occhio
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Credo che a dispetto dell'enorme disparita' esistente, come cittadini, la perseverante, affidabile e agguerrita determinazione intellettuale, per definire la reale verita' delle nostre vite e delle nostre societa', sia un obbligo cruciale che e' affidato a tutti noi. Infatti e' imprescindibile.
Se questa determinazione non e' incarnata nelle nostra visione politica non avremmo piu' speranza di riavere cio' che abbiamo quasi perso: la dignita' dell'uomo.
harold pinter
tartito da ---gallizio
all'epocaseptica della visione dispeptica
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imperterriti, la vita

la vita
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Per me la vita si puo' manifestare egregiamente nel coraggio di svelare ai nuovi figli cio' che io veramente sento verso di loro. La vita consiste prima di tutto nell'imperterrito esercizio della ragione: non certo nei partiti presi, e tanto meno nel partito preso della vita, che e' puro qualunquismo. Meglio essere nemici del popolo che nemici della realta'.
ppp, i giovani infelici
tartito da ---gallizio
all'epocasfittica dello svitol
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Tuesday, December 27, 2005
a-no-mia (piu' nulla)

l'arte comincia nel ritiro dell'artista
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«Il nome e’ cio’ attraverso cui non si comunica piu’ nulla
e in cui la lingua stessa e assolutamente si comunica»
Walter Benjamin, Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo
tartito da ---gallizio
nell'era nomica dell'anomimica
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Monday, December 26, 2005
lo sguardo che non vede piu' il nostro avvenire

[obbligare i preti]
a proibire, sotto pena di scomunica,
le assemblee per cantare e danzare
nelle chiese o nei cimiteri [...]
E se delle persone
hanno fatto delle danze
davanti alle chiese dei santi,
che siano sottoposte,
se si pentono,
a una penitenza di tre anni.
(Concilio di Bayeux,
inizi del XIV secolo)
a proibire, sotto pena di scomunica,
le assemblee per cantare e danzare
nelle chiese o nei cimiteri [...]
E se delle persone
hanno fatto delle danze
davanti alle chiese dei santi,
che siano sottoposte,
se si pentono,
a una penitenza di tre anni.
(Concilio di Bayeux,
inizi del XIV secolo)
Da venticinque secoli la cultura occidentale cerca di guardare il mondo. Non ha capito che il mondo non si guarda, si ode. Non si legge, si ascolta.
(...) Oggi lo sguardo ha fallito, lo sguardo che non vede piu' il nostro avvenire, che ha edificato un presente fatto di astazione, di assurdita' e di silenzio. Allora bisogna imparare a giudicare una societa' in base ai suoi rumori, alla sua arte e alla sua festa, piuttosto che in base alle statistiche. Asoltando i rumori, si potra' capire meglio dove ci trascina la follia degli uomini e delle cifre, e quali speranze sono ancora possibili.
jacques attali, rumori - saggio sull'economia politica della musica, 1977
tartito da ---gallizio
all'epoca del terzilio incomodo
(...) Oggi lo sguardo ha fallito, lo sguardo che non vede piu' il nostro avvenire, che ha edificato un presente fatto di astazione, di assurdita' e di silenzio. Allora bisogna imparare a giudicare una societa' in base ai suoi rumori, alla sua arte e alla sua festa, piuttosto che in base alle statistiche. Asoltando i rumori, si potra' capire meglio dove ci trascina la follia degli uomini e delle cifre, e quali speranze sono ancora possibili.
jacques attali, rumori - saggio sull'economia politica della musica, 1977
tartito da ---gallizio
all'epoca del terzilio incomodo
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Sunday, December 25, 2005
cosa ci regge

e-atlan 2005
Stare
A volte in una via
tranquilla, piena di ombra,
si vede dove stiamo,
cosa ci regge.
E' un posteggio, qui,
non un posto.
Un magazzino,
una specie di sgombero.
Tutto vicino:
le cose grandi
e le cose da poco
gomito a gomito.
Si sta col cielo, qui,
e con la terra,
come per strada i piatti
col frigo e le piante grasse
per un trasloco.
Umberto Fiori, parlare al muro
tarted by ---gallizio
in the redglassed era
ge
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Saturday, December 24, 2005
disrotolamenti simbolici

La pittura industriale era proprio un’idea di non-interruzione e poi invece di montaggio in qualche modo casuale. Montaggio che era uno smontaggio, perche' ovviamente un pezzo di questa cosa sarebbe andato di qua, un pezzo di la', perso proprio come una serie di reliquie disperse senza piu' intero, ma nello stesso tempo come se l’intero fosse l’unica cosa che mal sarebbe stata piu' vista e che quindi sarebbe rimasta come nostalgia o al contrario (ma e' esattamente la stessa cosa) come se solo il fatto di disperdersi permettesse il pensarsi di un intero; anche perche' il rotolo, finché e' chiuso non e' visibile, oppure e' visibile da lontanissimo, dall’occhio di un gigante, o da lontano se steso forse su una collina, in un’ulteriore performance.
Allora questo rotolo, chiuso o aperto che sia, spezzettato poi sforbiciato, tagliato, dato in giro, venduto o regalato a pezzi, mi riproponeva la stessa scissione che provo di fronte a quasi tutti i film su un artista - sull’opera di un artista, sull’artista all’opera - e poi in generale su questo dover/voler tagliare e montare: naturalmente per proporre più voci, per rendere piu' completo il lavoro, il quadro, il ritratto. Il dover continuamente tagliare, sforbiciare, e' cosa che trovo ancora più terribile, in un certo senso, in un film che non fa questa operazione in quanto ipoteticamente obbligato dalle necessità di una finzione di una sceneggiatura, ma la costruisce proprio come una scultura, per tagli successivi, per sottrazioni successive, cercando come qui di costruire un discorso con una serie di nessi, con scarti, con salti ma poi con recuperi, e tra una voce, un’assonanza, una parola e un’altra.
enrico ghezzi, Pensare a Pinot Gallizio ...
tartito da ---ch'letre gallizio
ai tempi delle densita' non specificanti
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Friday, December 23, 2005
prendre pour les pommes

oggi la finanza e' sotto osservazione: hanno arrestato Fiorani, Fazio si e' dimesso e molte voci corrono. Il circuito mediatico appare capace di focalizzare un tema solo quando scattano le manette o accadono disastri irreparabili: comunque tardi.
Sono almeno dieci anni che la paralisi di sistema (economico, sociale, civile), determinata dal kombinat bancario, passa colpevolmente inosservata! I tentativi di riformare l’assetto complessivo del nostro sistema finanziario, avviati negli anni ’80, si sono poi miseramente indirizzati ad una riforma bancocentrica, finalizzata a trasferire importanti fette di potere reale a quelle oligarchie che hanno poi beneficiato delle vantaggiosissime privatizzazioni bancarie. Il risultato e' stato un arretramento complessivo, sia culturale che economico, del nostro sistema.
Una breve boccata d’aria pura si e' avuta, a metà degli anni ’90, con l’esplosione della “febbre da internet” che, seppur ancora una volta drogata e uccisa da una finanza speculativa e incapace di reali analisi economiche, ha lasciato al paese un buon settore di ITC e diverse giovani aziende sparse qua e la' nei listini di borsa. Ma, ben presto, la “primavera” di un “rinnovamento di mercato” ha lasciato, ancora
una volta, il posto alle logiche collusive ed antimercato del nostro sistema bancario.

A questo punto gli economisti e gli analisti sono soliti usare categorie un po’ astratte per spiegare la situazione: la carenza di governance, le privatizzazioni non precedute da liberalizzazioni di settore, le mille disquisizioni sul concetto di “interesse nazionale” etc… La verità, però, e' anche esprimibile con un linguaggio piu' rozzo che qui sono felice di usare: le ristrette oligarchie che oggi controllano le banche, divenute uniche dominatrici del sistema finanziario, tengono per le palle i cittadini, le imprese e l’opinione dominante sul circuito politico-mediatico.
Entriamo nel dettaglio di questa “ruvida” descrizione.
Partiamo dai cittadini: tutti abbiamo un conto corrente bancario e tutti (non solo i clienti della BPI di Fiorani) siamo trimestralmente derubati di qualche euro per motivazioni che fanno riferimento alla totale discrezionalita' della banca. Tutti voi conoscerete le mille maniere di chiamare questi prelievi privi di contropartita reale: spese fisse trimestrali, spese forfettarie trimestrali, spese una tantum, spese produzione estratto conto, spese invio, assicurazioni e commissioni varie, etc… Certo, le mille clausole di un contratto di conto corrente prevederanno certamente queste spese, anche su quei conti che nella pubblicita' vengono definiti “senza spese”, ma la verita' e' che, in un paese civile, ad atti semplici come l’apertura di un conto corrente devono corrispondere accordi semplici! Non si tratta, quindi, di una questione di legalita', bensi' di civilta'. In questo senso, i “prelievi di Fiorani” – e' bene saperlo – non rappresentano l’eccezione, ma la regola del sistema bancario.

Gli economisti attribuiscono tutto questo alla mancanza di una apertura alle banche estere. Puo' darsi che sia vero, anche se le banche estere attualmente presenti in Italia si sono dimostrate piu' sensibili a seguire le logiche “di rapina” imperanti in Italia, piuttosto che quelle “di mercato” che regnano nei loro paesi d’origine.
Il problema di fondo risiede nel fatto che fino al momento in cui il “monopolio dei soldi” verra' simbolicamente lasciato all’esclusivo sistema bancario, le cose non potranno mai cambiare.
Tutto il nostro sistema culturale, legislativo e fiscale, si fonda sull’assioma per cui i soldi fuori dalla banca sono illeciti o “neri”. In questo modo la banca diviene l’unico tramite autorizzato e “legale” dell’economia. Finche' resistera' questo quadro, e' più che naturale che il sistema bancario ne approfitti.
(...) Semmai, il problema e' che il potere non ha piu' un obiettivo diverso dal puro perpetuare se stesso. I traguardi sono scomparsi dall’orizzonte del potere, poiche' all’interno delle sue dinamiche e', in gran parte, scomparso il pensiero libero ed il rinnovamento generazionale. D’altronde, in questo paese, puoi pensare e agire liberamente solo dopo i sessant’anni. Se lo fai prima, sei considerato un velleitario e nessuno ti prende in considerazione. Cosi' accade che il “pensiero dominante” si trasformi in un “pensiero anziano”, con la conseguenza che il potere si scollega dalla realta' e si condanna all’autoreferenzialita'. Le strategie che abbiamo sotto gli occhi, cosa sono infatti, se non pure strategie di crescita autoreferenziale del potere? O non vorrete credere che le sciocchezze sulla “banca del nord”, quelle sull’ “italianita'” e quelle sulla “bancassurance”, rappresentino vere strategie di sviluppo?
alessandro aleotti, banche onnipotenti
tartito da ---gallizio
all'epoca della specula recubans triclinia
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Tuesday, December 20, 2005
eating google by the pound

Vultures of culture
They like to exploit little suckers
A dollar a rhyme
-- while we barely get a dime
(Public Enemy)
We generate money by serving Google text advertisments on a network of hidden Websites. With this money we automatically buy Google shares. We buy Google via their own advertisment! Google eats itself - but in the end "we" own it!
By establishing this model we deconstruct the new global advertisment mechanisms by rendering them into a surreal click-based economic model.
After this process we hand over the common ownership of "our" Google Shares to the GTTP Ltd. [Google To The People Public Company] which distributes them back to the users (clickers) / public.
tu magni google ma google non magna la foglia
ma mi e' piaciuta la definizione:
"the final (actual) scenario is Google as the giant middleman"
tarted by ---gallizio
in the ever bit-byting era
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Saturday, December 17, 2005
il ritorno dei megacicli

* * *
* * * * *
* * * * * * Pedalando nella Notte
o o * o o di San Lazzaro
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(_)/ (_) (_)/ (_) (_)/ (_) (_)/ (_) *
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LA PARABOLA DI SAN LAZZARO
--------------------------
Lazzaro, come tutti i maledetti giorni,
e¹ in fila al suo funerale,
racchiuso dentro la sua autobara.
impreca e suona, suona e impreca.
quando ad un certo punto sente una voce:
_ lazzaro! alzati e pedala!
al che lazzaro ha un¹illuminazione.
con aria sbigottita
si rende conto di una cosa
che era sempre rimasta li'
come il ricordo latente di un sogno.
lazzaro si rende conto del tempo che gli e¹ stato rubato
_ ridatemi il tempo! ridatemi il tempo che mi avete rubato!
grida mentre scende dall¹autobara
incamminandosi e lasciando quello strumento nefasto
fermo in mezzo alla strada,
portiera aperta
e codazzo di imprechi e clacson starnazzanti.
cammina e cammina e cammina
per le strade della sua citta¹.
trascorso un onirico tempo infinito ed arrivato a casa
lazzaro scende in cantina
con l¹intenzione di riesumare la sua vecchia amica,
la sua cara bicicletta.
la trova sgonfia e impolverata.
la carica in spalla,
sale le scale
ed emozionato si rivolge a lei.
in poco tempo la sua bici e¹ pronta.
abbracciati,
escono dal portone
e lazzaro comincia felice a pedalare
riscoprendo il piacere della sua faccia
accarezzata dal vento.
buon 17 dicembre !
IL MIRACOLO DI SAN LAZZARO
SABATO 17 DICEMBRE 2005
ORE 15 - PIAZZA MERCANTI - MILANO
tartito da ---gallizio
all'epoca del pedale lasco per l'innesco
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Friday, December 16, 2005
la sinuosita' violenta delle volute

oggetti e spazi per un mondo peggiore
Milano, 30 aprile 1963
caro pinot,
(...) nella tua pittura mi e' sempre piaciuta la sinuosita' violenta delle volute.
E' strano, ma l'esperienza della curva e' un'esperienza di vita; vedi la tua come si ingigantisce col tempo e come non si formalizza. Queste ultime resine la ripetono come un bisogno appassionante di cosmo. La misura mi sembra giusta perche' contiene il gesto in scala di vita, senza dilatazioni ne' ristrettezza.
carla lonzi
[Alba], venerdi' [luglio 1962]
Carla,
Sono le 5 del mattino di venerdi' - sto meglio la testa non mi fa piu' male. (...)
Ho visto stamane la notte barbara e ho deciso di non toccarla piu' - sara' cosi' con tutti i suoi errori - poiche' saranno essi che piu' diranno il contrastante stato d'animo - l'alto e il basso di questi giorni - puo' darsi che oggi-domani (non so) incominci l'assalto alla Ligure - ho la testa piena di colori -
L'altra sera nella Langa (...) osservavo i grani - immense colline tappezzate nei gialli impensati degradanti al verde - una cosa inverosimile. Sai Carla che il grano mi ha sempre eccitato - ti raccontero' un giorno il perche' - ognuno fa nascere la sua Venere dove puo'. (...)
Pinot
Pinot Gallizio, il laboratorio della scrittura, 2005
tartito da ---gallizio
all'epoca simbiotica della fitolacca
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Tuesday, December 13, 2005
a neurogreen vision for milan

MOZIONE: "Per una nuova ecologia sociale di Milano"
Dal 1999 a oggi un movimento globale contro l'ingiustizia sociale e la
devastazione della biosfera ha radicalmente cambiato le forme della
partecipazione politica di massa, ma questo sisma benefico che, da Seattle
a Genova, a Porto Alegre e Firenze per arrivare al 15 febbraio 2003, ha
scosso e continua a scuotere il mondo, non ha ancora prodotto cambiamenti
degni di rilievo nello stagnante panorama politico italiano e nel sistema
delle amministrazioni locali.
A Milano, metropoli postindustriale dei servizi e della comunicazione,
capitale italiana della flessibilita' e quindi della precarietà, pienamente
globalizzata quanto a disuguaglianza e polarizzazione prodotte dal libero
flusso del denaro e dell'informazione, i verdi devono saper imprimere una
svolta radicale alla politica municipale: 10 anni di berlusconismo al 100%
hanno intossicato e avvelenato l'ecosistema della città, svenduto e
degradato il suo patrimonio culturale, tagliato e privatizzato i suoi
servizi sociali, seminato la paura e il sospetto nei quartieri e fra le
comunità, aggredito i deboli e i diversi, affermato un neoliberismo
securitario che ha ingrigito e provincializzato l'ambiente urbano in cui
viviamo.
A Milano, gli esiti più evidenti del movimento noglobal sono stati la
MayDay, il primo maggio dei precari promosso dal mediattivismo e dal
sindacalismo di base che l'anno scorso ha visto la partecipazione
di oltre centomila persone e si è proiettata in una dozzina di grandi città
europee, vero e proprio processo che mette in collegamento le lotte contro
la precarietà che crescono nella metropoli; la Critical Mass, lo sciame
postpolitico delle bici che si riprendono il traffico a scapito del motore
a scoppio e degli ecomostri su 4 ruote che da Milano si è diffusa nelle
altre città italiane; le molteplici forme di propagazione del libertarismo
digitale, cresciute negli spazi sociali occupati e nei pc di tantissimi
intorno al p2p e al free software ; la diffusione negli strati
giovanili di una cultura pink e queer fondata sulla sperimentazione di
genere e su pratiche alternative di
espressione della soggettività sull'onda della crescita dell'orgoglio gay e
lesbico; e da ultimo ma fondamentale in questa tetra era di guerra globale,
la lotta di lunga data per chiudere via Corelli e tutti i CPT, e la ricerca
di nuove e biunivoche solidarietà con le milanesi e i milanesi di prima
generazione non importa se di origini eritree, maghrebine, peruviane,
cinesi, cingalesi, roma, slave, albanesi, filippine, senegalesi, insomma la
variegata moltitudine che affolla la 90/91 e gli spazi pubblici di Milano.
Nel cupo decennio albertiniano, i verdi sono stati l'unica opposizione
municipale degna di questo nome. Sulla qualità dell'aria, sulla gestione
del traffico, sull'opposizione al taglio indiscriminato degli alberi e alla
costruzione demenziale di parcheggi, i verdi sono stati l'unica forza
politica che si è opposta con costanza a un'amministrazione che è apparsa
ostile alla vita sociale in ogni sua forma, nemica della salute dei
bambini: l'antitesi clorofilliana, così potremmo definire l'amministrazione
dei due piccoli sedicenti faraoni albertini e decorato.
La Milano precaria ha invece un'altra idea di metropoli, un'idea creativa e
solidale, cosmopolita di città aperta verso le culture del globo, che
guarda all'Europa con la speranza di determinarne il futuro, perché è il
lavoro creativo in rete, nomadico nel territorio e affettivo nell'industria
dei servizi compiuto dalla generazione precaria quello che ogni giorno
produce la ricchezza economica della città, dal cui godimento è
pervicacemente esclusa. Sul Corriere della Sera la scorsa settimana,
Francesco Bertolini, giovane economista su posizioni filoecologiste,
chiedeva un manifesto elettorale "per perdere le elezioni", nel senso che
fosse audace, che ascoltasse le periferie e di chi la metropoli la vive e
la percorre davvero, che indicasse come cambiare radicalmente i modelli di
viabilità e di socialità prevalenti nella Milano distopica della metà degli
anni zerozero.
La nostra mozione vuole incarnare quella "folle visionarietà" che si
chiedeva nell'articolo. Vogliamo diventare quei futurologi delle periferie
della città e della mente descritti nell'articolo. E quindi portiamo
all'attenzione dell'assemblea degli iscritti milanesi ai verdi, i seguenti
punti programmatici per la milano precaria, la milano delle giovani coppie
con bambini, la milano dei single e dei fuorisede taglieggiati dagli
affitti, la milano di chi è nata o nato con lo stigma di non essere bianco,
la milano di chi non si sente eterosessuale o vive in una famiglia diversa
da quella nucleare benedetta dalla chiesa, la milano delle donne abusate e
maltrattate in casa e per strada, la milano di chi considera ogni muro e
ogni strada un'occasione di public art, la milano delle comunità di pari
che gestiscono centri sociali e associazioni con piglio innovativo, la
milano dei giovani che si lanciano in cooperative sociali e imprese
creative che rispettano standard etici di lavoro, produzione,
commercializzazione, la milano che sperimenta nuove forme di ecoattivismo e
di ricerca scientifica sulle politiche ecologiste da implementare nella
metropoli, insomma la milano che guarda al nordeuropa per l'ecologismo
urbano e l'attivismo civico.
NUOVO WELFARE MUNICIPALE
Flexicurity cittadina: forme monetarie e reali di sostegno al reddito e
gratuità di accesso alla Rete a banda larga e all'alta formazione
professionale e universitaria per tutte le precarie e i precari di Milano.
Creazione di una Cassa Municipale di Flessibilità Sostenibile finanziata da
tributi sulle plusvalenze mobiliari e immobiliari per assicurare
prestazioni municipali per i precari. Sono definiti precari i laureandi
triennali e quinquennali, i disoccupati e i lavoratori in mobilità, i
titolari di contratti part-time, a tempo determinato, interinali, in
collaborazione occasionale, in apprendistato, in formazione-lavoro, a
progetto. Sussidi ai trasporti e sussidi agli affitti di studenti,
disoccupati e precari. Sostegno alla maternità delle giovani lavoratrici
precarie. Ambulatori mobili in azione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con
equipe affiatate su 4 turni composte di medici, infermieri, operatori
sociosanitari, mediatori socioculturali, psicologi, fisioterapisti,
consulenti legali per affrontare lo stress acuto, lo squallore e il disagio
urbano, per la prevenzione sanitaria e sociale di base delle malattie
epidemiologiche e psichiche e delle forme di violenza domestica,
sfruttamento sessuale e di schiavitù lavorativa.
DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO
Fotovoltaico su ogni tetto municipale, Linux in ogni ufficio comunale.
Diritto di voto per chiunque sia residente in città al momento delle
elezioni, qualunque sia la nazionalità del residente. Ridisegno delle zone
per aderire ai quartieri storici vissuti dagli abitanti della città, e loro
trasformazione in veri e propri municipi sul modello francese degli
arrondissements dotati di bilancio proprio e aperti alle facoltà
decisionali dei cittadini e fautori di mutualità reciproca, animazione
culturale, progetti di microcredito, piccoli sussidi agli anziani,
demogrants ai giovani, sostegno ai piccoli esercizi di immigrati, monete
complementari e/o alternative per l'economia sociale del quartiere.
Ne consegue il passaggio dalle attuali 9 zone che tagliano a spicchi la
città a 20 quartieri storici in cui gli abitanti possano riconoscersi ed
esercitarvi la potestà democratica (Vittoria, Barona, Bovisa, Niguarda,
Sarpi, Corvetto, Gallaratese, Comasina, Vigentino, Baggio, Bicocca,
Ticinese, Isola, Loreto, Lambrate, San Siro, Giambellino, Centro, Città
Studi, Calvairate).
PEDONABILITA', CICLABILITA', VIVIBILITA'
Costruzione di percorsi pedonali verdi che attraversino la città.
Allestimento di corsie per le biciclette su tutte le arterie di grande
percorrenza e definizione mediante mappe pubblicamente affisse di piste
ciclabili a tratta continua destinate ai pendolari che taglino da parte a
parte l'insediamento urbano secondo le maggiori direttrici d'entrata.
Costituzione di una Compagnia Municipale del Ciclo (CMC) a capitale in
maggioranza pubblico per la produzione di biciclette-base a prezzo
calmierato che rendano il antieconomico il furto. Campagna di informazione
appealing sulle nuove possibilità di mobilità metropolitana con il sistema
del Passante ferroviario. Reintroduzione di un sistema filoviario nella
cerchia dei navigli (96/97), da chiudere al traffico privato. Alimentazione
a metano di tutti gli autobus dell'ATM e conversione al metano di tutte le
caldaie condominiali. Road pricing basato sulla cilindrata per l'ingresso
delle autovetture private nella cerchia dei bastioni. Trasporto libero nei
vagoni di testa e di coda delle biciclette su treni e metropolitane a ogni
ora del giorno. Lancio di una campagna "stop smog city" per la diffusione
dei veicoli a trazione elettrica e le forme di logistica che minimizzino la
produzione di gas serra. Raddoppio delle aree municipali destinate a parchi
giochi per bambini. Raddoppio delle aree pedonali e loro estenzione alle
periferie. Costruzione di nuovi parchi a natura boschiva e rupestre (stile
vittoriano dei parchi anglosassoni) in modo tale da creare corridoi di
vegetazione che colleghino la città alle zone verdi circostanti il comune.
Creazione di nuovi parchi orientati agli adolescenti da cogestire insieme
alle comunità locali di ragazzi con piste per skater e rollerblade,
palestre di graffiti writing, basketball playground e campi di calcetto.
Appropriazione di terreni comunali per orti familiari e condominiali.
Sussidi alla rivegetazione dei tetti. Istituzione del giorno di pulizia dei
marciapiedi a cura dell'AMSA con chiraclettes e veicoli di pulizia
appositamente studiati: i marciapiedi devono tornare ai pedoni e ai
passeggini, dopo che la pulizia delle strade ha infranto il tabù di non
parcheggiare sul territorio pedonale.
MILANO CREATIVA, MILANO MULATTA, MILANO PERIFERICA
Milano è il luogo dove lo sottoculture giovanili ed etniche trovano sempre
nuovi linguaggi d'innovazione e campi di sperimentazione. L'azione
municipale deve assecondare la proliferazione di comunità creative e
aggregative di pari, partendo in primo luogo dalla difesa di tutti gli
spazi sociali occupati che da decenni ormai sono un serbatoio
irrinunciabile di talenti e risorse per la città, come per esempio
riconosce anche la Rough Guide nella sua descrizione di Milano e più in
generale Pierre Bouvier in Le lien social. L'associazionismo diffuso e i
centri sociali sono luoghi e occasioni da tutelare per la solidarietà
interetnica e la contaminazione culturale reciproca. Milano deve guardare
alle esperienze nordeuropee di fecondazione della creatività giovanile e
delle culture di strada secondo schemi che non siano paternalisti o
clientelari o mercantili come quelli ad esempio proposti per la fabbrica
del vapore. Il comune deve quindi riconoscere anche le associazioni di
fatto come partner dei suoi progetti, formare mediatori socioculturali fra
i milanesi di prima generazione e/o delle periferie, riconoscere
l'importanza delle aree della città di socialità alternativa, come il
ticinese e l'isola e altri quartieri ad alta frequentazione giovanile, e
sperimentarvi l'utilizzo di licenze meno restrittive per gli esercizi
nonché l'apertura di coffee shop. Soprattutto, Milano deve investire
risorse per sostenere la costruzione di una cultura multietnica laddove la
convivenza fra culture diverse è già una realtà: nidi, asili, scuole,
mercati dei quartieri popolari e periferici di Milano. Le periferie
milanesi, grandi assenti dal dibattito pubblico milanese, necessitano una
nuova urbanistica partecipata e decentrata, meno centri commerciali calati
dall'alto e più centri culturali, sale prove e clubbini, caffé ecosolidali,
circoli ricreativi, animati dal basso ma sostenuti dal bilancio comunale.
Alex Foti
Paolo Di Francesco
Ilenia Gulino
Filippo Pretolani
Daniela Grigioni
Aligi Taschera
Uberto Zuccardi
Flora De Palma
Cosimo Gerola
Silvio Corbetta
tarted by ---gallizio
in the greenpepper fotiflex era
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Monday, December 12, 2005
luci della scritta'

Ruark Lewis and Rainer Linz, Banalities for the Perfect House
banalities for the perfect house is a collaborative installation & performance work premiered at Sydney's Performance Space theatre on Sept 9 2005.
The work proposes the house as a condition through which we perceive the world - the city an extension of grid-like structures viewed through the "frame" of an open window.
Performance texts are distilled from everyday sources including newspapers, cookery books, and snippets of overheard conversation. They consist of seven Banalities: Banalities for the Perfect House, Banalities for Napoleon, Banalities for the Modern Kitchen, Banalities for Solid Mandala, Banalities for Newspapers, Banalities for the Times and Misreading Barricades.
The texts are inscribed on all architectural surfaces, and take the form of performance scripts as well. These include cards, looseleaf and bound pages, and word sequences printed on ticker tape.
tarted by ---gallizio
in the ever writing non-reading era
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Saturday, December 10, 2005
a sfidar la dolce crisi

andreoni_fortugno
LA DOLCE CRISI
Fotografia contemporanea in Italia
Villa Manin, Passariano - Codroipo (UD)
Inaugurazione sabato 10 dicembre 2005 ore 18:00
11 dicembre 2005 – 5 marzo 2006
tartito da ---gallizio
all'epoca della ch'anco tardi a venir ti sia fortugna
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Thursday, December 08, 2005
arresto cardiaco
Tuesday, December 06, 2005
anzichetav

certe volte si deve anche chiudere un occhio su quel "felici"
tartito da ---gallizio
all'epoca del buio pestico lunardo
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Sunday, December 04, 2005
Tu ospiti il luogo (e il volto che e' luogo)

remo salvadori, l'osservatore non l'oggetto osservato / The observer not the object observed
Venezia, 18 marzo-8 maggio 2005
Il nostro nocciolo piu' interno e' granaio e terra in cui cio' che l’occhio ha veduto e meditato puo' trovare - o non trovare - luogo per radici, e germoglio.
Trovare un luogo per cio' che si vede e' ospitare.
Ospitare e' procedere silenzioso e fiducioso.
Per lo piu' l’opera si annuncia in silenzio, nella quiete. Talvolta, con sommovimenti interni.
Il vero evento e' l’incontro, e' nell’intimita' dell’incontro volto a volto: io e l’opera, il nostro volto e quello dell’altro.
L’opera e' frutto, cioe' fruttifica riversando, seminando.
L’attenzione ospita il seme, nell’intimo silenzio dell’accadere e dell’attendere.
Ospitare l’opera e' ospitare parte del mondo, ospitare frutti, ospitare volti.
(Sentire che ogni volta che apri gli occhi, che dividi le palpebre separandole un poco e ogni volta che separi le labbra aprendo la bocca, ospiti luce e parola, e luce e parola ti ospitano.)
Il paesaggio e' ospite nei nostri occhi.
Il paesaggio ha radici negli occhi tanto quanto gli occhi nostri in lui.
Questo essere qui, parlare, ascoltare, e' un mutuo ospitare.
“Hospes” e' funzione biunivoca.
Tu ospiti il luogo (e il volto che e' luogo) tanto quanto esso ospita te.
Ti ospita il luogo nella misura che lui sia tuo ospite.
A San Quirico come altrove lungo la via Francigena si costrui' uno Spedale, un Ospitale.
Che l’opera che nasce sia a sua volta ospitale.
Ospitare come permettere radicamento.
L’occhio stesso mette radici.
Le radici si danno a partire dall’interno della retina, dall’interno della coclea. Di continuo e di nuovo.
Le radici condizionano la durata del germoglio, la possibilita' di frutto.
Perche' radici vi siano bisogna vederle, sentirle, coltivarle, dar loro una forma.
In fondo non c’e' ereditarietà nelle radici. Cultura e' formazione dell’attenzione, formazione continua, ridialogare incessante con le cose acquisite e le nuove. Tutto e' accogliere, ascoltare, differenziare, domandare, tacere. Allontanare e avvicinare. Ospitare, appunto.
Abbiamo segni:
il luogo che e' un segno, anzi pluralita' di segni
i volti che abitano il luogo, segni
i volti che via a via, momento a momento, abiteranno il luogo, essi pure segni
gli oggetti segni
la memoria.
Tutto potenziale radice.
Ospitare segni.
Il processo verso la forma e' (forse) procedere interminabile.
Nessuna parte della superficie di una figura puo' essere creata se non dal nocciolo piu' interno.
Nessuna parte fertile di una esperienza può essere creata se non dal nostro nocciolo piu' interno.
Questo ospitare e' un riesaminare e riesaminarsi, dialogare, oscillare. Inspirare, espirare. Fuori dentro fuori. Vedersi-vedere.
Non e' arrivare la questione. Ma sapere da ogni punto partire, incamminarsi.
Da ogni vedere un riesame, un vacillare. Non altrimenti, forse, si danno tremore, bellezza.
E’ anche questo continuo vacillare tra labirinti di calli e campielli, ponti e vie di acqua che ci fa tanto amare Venezia. Non tanto per sognare e' Venezia, ne' per vivere alcun sogno di vincitori, questa citta' e' per accompagnarci sull’orlo del nostro essere profondo, per incontrarci fin nei meandri, per farci oscillare vicino alla crisi in modo da rimettere mano al vissuto, al presente. Quello e' il momento di Venezia per noi, su noi. Venezia tra fissita' e movimento ci offre il nostro doppio, l’incontro con l’intimita' della nostra vita e la sua fertile potenza.
Gianluca Poldi, Dal nocciolo piu' interno
Val d’Orcia - Venezia 2005
tartito da ---gallizio
all'epoca incamminata verso il denocciolamento
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Friday, December 02, 2005
flop-spectacular city?

photocredit
are u [still?] using this social browsing flock?
I am! (switching now and then to firefox, of course... .)
tarted by ---gallizio
in the ever flocking my town vulvet underground
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