Friday, December 23, 2005
prendre pour les pommes

oggi la finanza e' sotto osservazione: hanno arrestato Fiorani, Fazio si e' dimesso e molte voci corrono. Il circuito mediatico appare capace di focalizzare un tema solo quando scattano le manette o accadono disastri irreparabili: comunque tardi.
Sono almeno dieci anni che la paralisi di sistema (economico, sociale, civile), determinata dal kombinat bancario, passa colpevolmente inosservata! I tentativi di riformare l’assetto complessivo del nostro sistema finanziario, avviati negli anni ’80, si sono poi miseramente indirizzati ad una riforma bancocentrica, finalizzata a trasferire importanti fette di potere reale a quelle oligarchie che hanno poi beneficiato delle vantaggiosissime privatizzazioni bancarie. Il risultato e' stato un arretramento complessivo, sia culturale che economico, del nostro sistema.
Una breve boccata d’aria pura si e' avuta, a metà degli anni ’90, con l’esplosione della “febbre da internet” che, seppur ancora una volta drogata e uccisa da una finanza speculativa e incapace di reali analisi economiche, ha lasciato al paese un buon settore di ITC e diverse giovani aziende sparse qua e la' nei listini di borsa. Ma, ben presto, la “primavera” di un “rinnovamento di mercato” ha lasciato, ancora
una volta, il posto alle logiche collusive ed antimercato del nostro sistema bancario.

A questo punto gli economisti e gli analisti sono soliti usare categorie un po’ astratte per spiegare la situazione: la carenza di governance, le privatizzazioni non precedute da liberalizzazioni di settore, le mille disquisizioni sul concetto di “interesse nazionale” etc… La verità, però, e' anche esprimibile con un linguaggio piu' rozzo che qui sono felice di usare: le ristrette oligarchie che oggi controllano le banche, divenute uniche dominatrici del sistema finanziario, tengono per le palle i cittadini, le imprese e l’opinione dominante sul circuito politico-mediatico.
Entriamo nel dettaglio di questa “ruvida” descrizione.
Partiamo dai cittadini: tutti abbiamo un conto corrente bancario e tutti (non solo i clienti della BPI di Fiorani) siamo trimestralmente derubati di qualche euro per motivazioni che fanno riferimento alla totale discrezionalita' della banca. Tutti voi conoscerete le mille maniere di chiamare questi prelievi privi di contropartita reale: spese fisse trimestrali, spese forfettarie trimestrali, spese una tantum, spese produzione estratto conto, spese invio, assicurazioni e commissioni varie, etc… Certo, le mille clausole di un contratto di conto corrente prevederanno certamente queste spese, anche su quei conti che nella pubblicita' vengono definiti “senza spese”, ma la verita' e' che, in un paese civile, ad atti semplici come l’apertura di un conto corrente devono corrispondere accordi semplici! Non si tratta, quindi, di una questione di legalita', bensi' di civilta'. In questo senso, i “prelievi di Fiorani” – e' bene saperlo – non rappresentano l’eccezione, ma la regola del sistema bancario.

Gli economisti attribuiscono tutto questo alla mancanza di una apertura alle banche estere. Puo' darsi che sia vero, anche se le banche estere attualmente presenti in Italia si sono dimostrate piu' sensibili a seguire le logiche “di rapina” imperanti in Italia, piuttosto che quelle “di mercato” che regnano nei loro paesi d’origine.
Il problema di fondo risiede nel fatto che fino al momento in cui il “monopolio dei soldi” verra' simbolicamente lasciato all’esclusivo sistema bancario, le cose non potranno mai cambiare.
Tutto il nostro sistema culturale, legislativo e fiscale, si fonda sull’assioma per cui i soldi fuori dalla banca sono illeciti o “neri”. In questo modo la banca diviene l’unico tramite autorizzato e “legale” dell’economia. Finche' resistera' questo quadro, e' più che naturale che il sistema bancario ne approfitti.
(...) Semmai, il problema e' che il potere non ha piu' un obiettivo diverso dal puro perpetuare se stesso. I traguardi sono scomparsi dall’orizzonte del potere, poiche' all’interno delle sue dinamiche e', in gran parte, scomparso il pensiero libero ed il rinnovamento generazionale. D’altronde, in questo paese, puoi pensare e agire liberamente solo dopo i sessant’anni. Se lo fai prima, sei considerato un velleitario e nessuno ti prende in considerazione. Cosi' accade che il “pensiero dominante” si trasformi in un “pensiero anziano”, con la conseguenza che il potere si scollega dalla realta' e si condanna all’autoreferenzialita'. Le strategie che abbiamo sotto gli occhi, cosa sono infatti, se non pure strategie di crescita autoreferenziale del potere? O non vorrete credere che le sciocchezze sulla “banca del nord”, quelle sull’ “italianita'” e quelle sulla “bancassurance”, rappresentino vere strategie di sviluppo?
alessandro aleotti, banche onnipotenti
tartito da ---gallizio
all'epoca della specula recubans triclinia
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