Friday, March 31, 2006
cozzitziras joycemitziras

Palus Epidemiarum, Palus Putredinis
Palus Somni
imager
[L'Italia] che bel paese! Il tuo amico H[enry] J[ames] si meriterebbe un buon calcio nel sedere per le idiozie sentimentali che ne ha scritto. Sono dannatamente stufo dell'Italia, dell'italiano e degli italiani [...e] odio pensare che degli italiani abbiano fatto qualcosa nel campo dell'arte. Ma immagino che l'abbiano fatto. Che altro hanno fatto oltre a illustrare qualche pagina del Nuovo Testamento? Loro sono convinti di avere un monopolio in quel campo. Sono stufo del loro bello e bellezza
tartito da ---gallizio
al tempo delle putzanghere da pulitzer
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Thursday, March 30, 2006
eidetica berkeleyana

l'arte e' l'arte
imager
Avverti' il remoto spiffero di un dubbio: ma se ne distolse, torno' a distrarsi con l'universale sfilata delle fotografie.
Le immagini erano appese ad ogni altezza: alcune persino troppo in alto, altre troppo in basso, che per guardarle sarebbe occorso sdraiarsi sul pavimento.
(...) Il pensiero, flusso ermetico, si infilava fuori di lui, di lato, in quei cento corridoi lancinanti, e per le migliaia e migliaia di immagini presso cui transitava.
(...) Ma che cosa sono? - disse zugala' alla fine
- Le fotografie cosa sono?
- Sono le cose.
- Come, le cose?
- Le cose. Sono tutte le cose: non vedi?
- Eh, un momento... Queste sono fotografie, immagini: non sono le cose!
- Non c'e' differenza, mio caro. Le cose, o le si e', o sono immagini
tartito da ---gallizio
all'epoca otorinolaringofotografica
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"che iddio li strafulmini " (attonitus)

corpi contundenti
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Tutto - E' il prezzo di tutto
(emily dickinson)
tonto, dal latino tonitus, quasi colpito dal tuono. e da cio' come instupidito.
un mezzo fulminato.
Altri lo ritiene corrotto da tondo.
derivato: intontire = spagnolo atontar, dialetto sardo = tontonai
Un libro importante, dandy e scopereccio fino a noiarsi, eppure mai noiante.
Giustamente bandito da un sistema editoriale che non puo' non dico riconoscersi ma nemmeno concedersi la verita' fitta e inflitta (loro) da aldo ricci da pian de' giullari. E che proprio per questo continua a lavorare, a scavare, a ottundere sottotraccia, infido e perfido come la fenomenazione letteraria che lo pervade.
La parola definitiva sulla lobby degli indefessi, il clan di lotta continua, che continua a tuonare da ogni dove mediatico, sempre in nome del peggio di questa italia da cui, sempre tardi, dovremo infine partirci.
Che iddio li strafulmini! (parola del tonto).
Con calma, la placida storia li spazzera' via, per i calcinacci lordi e inservibili che sono, dandoci requie.
tartito da ---gallizio
all'epoca tanatontologica pre-sfrigolante
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Friday, March 24, 2006
[spam poetry] burning inside

lo sguardo di nessunoTV
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Ho questa frenesia nella mente
Che non riesco piu' a parare
Adrenalina a mille
Un fuoco mi brucia
Utopico e immenso arde
23-3-2006 h.17.13
back genesis carpet crawlers (repeat one infinitive)
tartito da ---marius
all'epoca dei fuochi fuori (uscenti)
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Thursday, March 23, 2006
disiecta 3 [ waiting 4 dissipatio]

al centrobordo della notte in cui si aggira il palindromo
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immotile militante del nulla, uno zombo qua langue.
langue pour la langue: vers l'immortalité
zombus sum: nihil nessunmarii alienum a me puto
tartito da ---gallizio
all'epoca dei film a scatoletta schiusa
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Wednesday, March 22, 2006
e' vént

koralis 8
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Da dòu che vén e’ vént
da e’ zil, da la furèsta,
da e’ còl di cavàl
o da la spèda?
O e’ vén invéce de mèr
dòu ch’al santémmi móv
L’aqua dla véita?
(Il vento. Da dove viene il vento, / dal cielo, dalla foresta, / dal collo dei cavalli / o dalla spada? / O viene invece dal mare / dove lo sentivamo muovere / l’acqua della vita?)
[Nino Pedretti, La chèsa de témp]
tartito da ---gallizio
all'epoca delle zdaure ventose
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[repetita] nightletter daytime

il nichilismo abissale dell'immagine
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> very similar & dissimilar
> good my God
> impalpabile l’aria
> e questi piccoli indizi
> d’ebbrezza
> bateau ivre e altro & alias
> and altrimenti
> ovvero oppure cioe’
> cose minime grandi
> grandi le piccole cose
> le parole piccole
> i motti leggeri
> moti dell’anima
> nightletter
> poetica dell’incosciente
>
> telltale me all
> of annryllies...
>
tartito da ---marius
come polpo moscio cade
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Tuesday, March 21, 2006
NessunoTV live[d] in Rome

in girum iamocinne cum unidea alle spalle
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NessunoTV
teletrasmette
film a scatola chiusa
(the event
&
a binocular metavision)
mercoledi 22 marzo 2006
ore 22.00
prossimamamente a casa gallizio
(stay tuned)
CANALE SATELLITARE:
NessunoTV è visibile sul canale 890 di SKY e, free per tutti, sulle seguenti frequenze: HotBird 3, Transponder 72, Frequenza 12.149, FEC 3/4, Symbol Rate 27.500
STREAMING LIVE: grazie al P2P streaming di
in gestazione: dissipatio EGH
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'oscurita' infrastellare
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Monday, March 20, 2006
[spampoetry] altrove celesti

les quadres de l'echange
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Macino momenti questi
Di mistiche apofanie
tutto si rivela fragile ed effimero
catturo il banale ossessivamente
mistero che scava in me solchi
profondi
viaggio fuori
captured da altrove celesti
vie buie
infinite
silenzi siderali
vago vagante senza mete
incerto tremolante
tremulo
20 marzo 2006 h.19:41
tartito da ---marius
x la serie “poesie a perdere”
post qualcosa di importante
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Thursday, March 16, 2006
fuoriusciti vivi

gradazioni di fuga
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Pensare un orizzonte di fuoriuscita radicale dalle logiche costitutive
di questo mondo, e’ anche l'unica scommessa possibile per sfuggire
a quella che – e pazienza se puo’ sembrare "apocalittismo" - a me
sembra un fine corsa senza scampo verso uno "sfacelo mentale",
sentimentale, etico... diciamo, antropologico.
Perche’ se e’ vero come e’ vero che cio’ che si chiama "la Storia"
e’ un lungo fiume di sangue appena interrotto qua e la’,
e’ anche vero che questo era bensi’ atroce, ma (faccio qui
volutamente il cinico a fini euristici...) "allora" ognuno sapeva
solo delle sue sofferenze, e di quelle del suo prossimo locale...
Oggi, la forma stessa di questo capitalismo (che e’ stato definito
come "cognitivo", e che per parte nostra diremmo: "sistema
capitalistico-statale integrato, biopolitico, illusionistico,
tossicomane, psicosomatico, criminogeno/penale...) comporta il fatto
che l'orrore universale e’ - in tempo reale, con un andirivieni tra
sguardo d'insieme e dettaglio, fino al "singolare" e all'attimale -
sotto-gli-occhi-di-tutti! Cio’ che e’ inedito, e di cui non si possono
calcolare le conseguenze a catena, in reazione a catena, e’
che "tutto" - una Babele infinita di "locali", di lingue, "valori",
criteri, pesi, misure, memorie - e’ compresente sullo stesso
palcoscenico; e che in piu’ sono compresenti passati,
futuri, "remake", ibridi... Nuovo, inedito, sconosciuto, e’ che si e’
scatenata una competizione a morte fra tutti e tutti, fra ciascuno e
ciascuno, per dimostrare che il suo Esperanto personale, la sua
aritmetica privata.... la sua legittimita’ assoluta (di vittima
innocente etc.) dev'essere "universalmente" riconosciuta.
E questa competizione a morte, al contempo e paradossalmente, rende
tutti uguali come l'Unico in serie (produzione di serie di "unicita’"
esclusive...., di Totalita’, di Assoluti..., che omologa ferocemente,
rendendo tutti dipendenti come tossici da uno stesso Moloch), e
spinge d'altra parte ad una volizione di annientamento di ogni
altro "concorrente". Le due cose sono direttamente proporzionali,
facce dello stesso processo. Il piano del "fare comune autonomia" non
puo’ dunque darsi che come esodo: e quello preliminare, prioritario (e
anche piu’ fattibile) e’ cominciare a chiamarsi fuori da questa corsa.
Forse potremo pensare che c'e’ scampo (e lavorare per questo) il
giorno che uno dei soggetti sottoposti, sopraffatti, sommersi, a chi
gli chiede: «Cosa vuoi, implori, reclami, desideri?» - rispondera’,
come si narra di Diogene ad Alessandro Magno: «Nulla. Che ti levi
dalla vista poiche’ mi copri il sole».
Che un soggetto dica, risponda: «Non reclamo da alcuno e men che mai
dalla legalita’ dello Stato alcun riconoscimento. Alcuna "giustizia"
in nome e per conto mio. Non c'e’ alcun "Altare" di alcuna "patria",
alcuna medaglia che possa interessare noi altri, visto che non
abbiamo in comune alcuna lingua». Che alle profferte di quel tipo si
risponda, come il Bartheleby di Melville, «I prefer not to». Semmai -
questo, piuttosto, si’ - aggiungendo «Sciur padrun da li beli braghi
bianchi, föra li palanchi, fora li palanchi!» Detto in napoletano:
«Posa e sord..». Ecco, solo di questo possiamo discutere.
Solo questo ci attendiamo eventualmente da voi, e vi reclamiamo...
Su questo, la discussione ricomincia. C'e’ un lungo elenco da tener
presente: precarieta’, migranza, specificita’ dei soggetti piu’
assoggettati alle forme piu’ estreme di quella volizione di
possesso/distruzione che e’ la logica del sistema.
tartito da ---gallizio
all'epoca delle false tartenze
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Tuesday, March 14, 2006
vorrei rubarti il tempo

moira ricci, interfuit
Moira Ricci
INTERFUIT
a cura di Emanuela De Cecco
ARTOPIA via Lazzaro Papi 2 – Milano
Inaugurazione mercoledì 15 marzo 2006 ore 18.30
fino al 28 aprile 2006
Non ho visto le immagini del lavoro di Moira Ricci. O meglio le ho intraviste di riflesso,
sciolte e specchiate nello sguardo luccido e ludico di tre ragazze che le seguivano sgranarsi sullo schermo di un computer. Cosi’ ho visto il lavoro, ho visto agire il lavoro. Un forsennato lavorio della memoria sull’istante. Un baluginare di ricordi farsi presente. Emotions recollected in tranquility.
Nulla di infantile o di puerile in quelle immagini viste/non-viste, solo: tutto il nitore e la durezza, l'essere intonsi nella vulnerabilita' piu' assoluta dell’infanzia. In fondo, se l’inferno sono gli altri non rimane che mettere in gioco se stessi. Mettere in gioco. Mettersi in gioco. Ripeness is all: trovare da grandi tutta la serietà del gioco dei bambini .
Il lavoro ha la straordinaria semplicita' che solo gli interventi piu' radicali sanno permettersi: nelle ore immediatamente successive alla morte, Moira ha raccolto tutte le fotografie della madre e vi ha inserito la propria immagine. Il risultato e' assolutamente sconvolgente. Lo strazio e il dolore vengono rigorosamente lasciati a se stessi. Nessuna riproposizione del passato, ma tutta una reinvenzione del presente. Ri-farsi una vita. Gettarsi a capofitto in un nuovo presente. Sprofondare nelle immagini. Ferme pressioni, forzature lievi per installarsi qui, nel magma degli affetti. Nella parte video del medesimo lavoro, questa volta sono le fotografie di Moira bambina ad avvilupparsi in tutto un vortice di suoni e di voci che incantano. Recitare se’ attraverso un nuovo se’ bambina, incarnita e interpretata dalla giovane nipote. Gemme purissime in cui incastonarsi, immortalarsi. Morirsi bambina. Morire il se’ bambino. Perdersi nell’assenza. Filologicamente se stessi. Un fedele eternarsi in memoriam. Amore e’ poter dire io non c’ero.
tartito da ---gallizio
all'epoca della ripartizione del tremendo
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horbynus orba

horbynus orba, uno zombo qualunque
[era: visioni sghembe - I have mystical visions larger image and cosmic vibrations]
«un essere dell’altromondo, per il quale vita e morte facevano una cosa sola,
e lui aveva, contempo, tutte e due le cose insieme e nessuna delle due»
Sognava a occhio aperto che scopriva il cimitero delle fere [o f-oto-graphemi], luogo segretissimo e infernale, dove, presentendo prossima la loro fine, le fere vecchie se ne andavano a morire in solitudine: lo scopriva per via di un certo sentore di vulcanico che lo attirava la’ [...]. Davanti a lui, davanti alla fila di fere, compariva Vulcano: l’immensa e nera bocca del cratere spento, il cono pauroso che dominava il paesaggio apocalittico dell’isola, quello sconquasso di cataclismi, con fosse e ingobbimenti dalla forma di giganti marini come grandi branchi di balene e capodogli fossero andati in secca nell’isola, pietrificandosi e pigliando col tempo quel colore di roccia bruna e violacea, patinata dal fuoco craterico, lento, violento.
tartito da ---gallizio
all'epoca ferina dell'animaloculum tremens
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folies-bergeres, o dell'impuro folle

follis, pi bemollis
Follis
Pieno di vento, folle era il mantice, follis, era un sacco vuoto, un sacco pieno di vento. Quello era il folle. Da cui, poi, il folletto, lo spirito che vaga, che vaga di qua e di la’. Ondivago, come di qualcosa che non è contenibile. cunctus in-tenibile (e il fuoco fatuo)
Enfia Litania
Flatus vocis
Affllatus
Flogistum
Enfictus [o enfiagione]
Enfant prodige
Ens prodigus
Mood Indigus
Free-gidus
End digitus
folliculus
film oculus
monoculus [ergo sum]
Ecce orbo
Flogisto
Flow gist
Flag is
Flegis
Flagelli
Fratelli
Fradicis
Fradicibus ramis
Affabilis
Fabulas
Fabella
fa bemollis
Bemollis
Follis
Off is
f is
fliiiiizzzzzz
[sgonfio]
pagato il fiiiiiio
al tempo marcolfo dell'orbynus orba
Thursday, March 09, 2006
carapaci per non soffocare

film a scatola chiusa...una cosa che è nata questa estate ad alghero in maniera estemporanea ed imprevista...film in presa diretta, senza pre o postproduzione...film non visto dall'autore o appena intravisto...con un occhio a s.sperate...visione monoculare del film...
mario pischedda
--@---------@---------@--
Film a scatola chiusa
--@---------@---------@--
Soffocare.
Non tanto soccombere nella societa' dello spettacolo (non abbiamo
fatto in tempo). Siamo prima ancora tutti soffocati dalle litanie -
piu' o meno insipientemente - debordiste che sanno sempre e solo
ripetere e biascicare un mantra antispettacolare.
CUT ----->
-----> [silenzio] ----->
ACTIO----->
si tratta unicamente di infrangere lo stallo, riscuotersi dall'apnea
di immagini in cui da tempo *immemori* siamo immersi.
Ed ecco che i petit film di mario pischedda contengono, ognuno
demoltiplicato a caso in pochissimi frame, il gesto eversivo, la
sassata precisa e frantumante. In luogo dei titoli di coda, ognuno dei
filmucoli e' come se recasse un'insegna: "Qui si da' l'evestrum".
Evertere, sfociare fuoriusciti: questa la posta in palio.
Semplicemente. Terribilmente.
Posseduto da un dio cinematico, mario pischedda non sa, non dice. Solo
scatta, gira, frammenta e deframmenta il reale miscelando la pazienza
dell'arrostito alla violenta improntitudine del visionario. Ma come
tutti i maestri veri SE NE FREGA, non sta qui a insegnarci, a spiegare
il da farsi: piuttosto gira, scatta, cattura in punta di lingua
camaleontica tutto l'impossibile che lo circonfonde. Nemmeno
concettuale, tanto il concetto qui e' lapalissiano: Video ergo [non]
sum, abiura/abdicazione dell'autore, che depone i suoi diritti.
Nessuna paternita' rivendicabile sull'opera: l'eutanasia dell'autore
domina digitalizzata nel liquido amniotico delle immagini. Forse per
questo mario pischedda si limita ogni volta a propellere un se'
qualunque, con cui tartire in toni blesi l'insulto che spacciano per
Nel flusso continuo, scansibile a piacere, delle sue "f-oto-grafie",
nei petit film che getta su internet in uno streaming-potlatch senza
archivio, mario pischedda disattende tutto, a cominciare da se stesso.
Nel niente dei suoi "paysage contemporaines" riecheggia ineludibile
la domanda, la sfida lanciata da georges bataille: "Come costruire
qualcosa di invalutabile?".
non-risposta a questo enigma. Indeclinabile, duro, autorelegatosi per
scelta in un autismo mille volte piu' comunicativo di qualunque cosa
altra, Mario balugina incanti de-iconizzato nella sua testa di
carapace sardo. E convince. Sana. Barbaglia virale dai monitor dei
computer.
Per una volta, fatemelo dire, prendo tutto: a scatola chiusa.
tartito da ---gallizio
al tempo dell'apertura delle scatole nere
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Wednesday, March 08, 2006
si rapa docet

tocco di-nero [si parva non olet]
“Quanto segue è stato scritto la mattina del giorno dopo.
Con dei postumi meravigliosi e leggeri che mi danno l’incuranza
di non rispettare appieno la successione degli eventi.”W.Benjamin, “Verbale di esperimento con l’hascisch”