Wednesday, August 31, 2005
nulla e' mai dovuto

In un istante, in un istante solo
si vuole la reazione a molte offese
avute e amare. La mente fa un volo
di anni. Questo volo non domanda
nulla, prima; poi prega che il suo ruolo
ritorni fumo e aria; allora prende
la posizione di tutti: il bel suolo
e una lingua adattata alla sua vita.
Nulla e' mai dovuto; ma qualche cosa
e' necessaria. Opporsi ad una storia
stabilita non giova. Vale il rosa
di colore che completa la gloria
serale, e una ricerca ora si posa
qui, qui e ora, e ne resta memoria.
Massimo Sannelli
tartito da ---gallizio
all'epoca del "dove sta memoria"
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Tuesday, August 30, 2005
geworfenheit su misura / 2 - lo sai che sono un pazzo, un passo e un sasso

mario pischedda, uomo arri-cannone
Vedi! La tua santa pazzia
io sempre l’ho amata come gioia,
quando i tuoi occhi fiorivano
nella cecità del sangue, del vuoto
No, non ero morto
o un vuoto a rendere
Solo aspettavo di prendere
la verginità più preziosa
per fartene dono
Solo speravo di vivere
la verità più graziosa
per spogliarla in dono
Sì, lo sai,
lo sai che non posso dormire la pace
se non ho la carezza dei tuoi capelli,
la carezza che intrica le bionde trame
dei miei desideri belli
Sì, ora lo sai,
lo sai che sono un pazzo, un passo e un sasso
No, non so accontentarmi di mordere solo l’osso
Ho bisogno dell’anima e della sua controparte
per non morire da solo nell’assegnata parte
del destino, o del suo incognito dono
Vedi! Fiorisco nei tuoi occhi
Ed ora lo sai, senza trucchi
Pour toujours!
Giuseppe Iannozzi, La tua santa pazzia (o Pour toujours!)
Estra-polluto da qui
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'abolizione dell'azzardo
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Monday, August 29, 2005
geworfenheit su misura / 1 - sardilegio brut-dry

Ora devi sorridermi,
perché sto per amarti,
perché sto per accecarti
Ora devi darmi un po’ di luce,
perché i miei occhi sono ciechi
E lo sai che la colpa è solo tua
[sparo di uomo cannone]
Ti prenderò così,
su due piedi,
farò volare via
il tuo orgoglio
sopra il mio
con un passo di tango.
[sparo di uomo cannone]
No, non lo capirai mai
che siamo profondi uguali.
E che di meglio non c’è.
[sparo di uomo cannone]
«Non diversamente dalle culture fiorite nelle altre isole mediterranee, la cultura sarda ha accumulato, nel tempo, molti apporti esterni e plasmato la propria fisionomia culturale sotto la spinta di dinamiche acculturanti di varia provenienza. [...] e’ probabile che la maggiore distanza dalle sponde continentali e la minore esposizione alle predonerie di corto respiro abbiano reso più tenaci le condizioni “isolanti” della sua insularità, diminuendo il rischio dei mutamenti in rapida successione e facendo sì che piu’ profondi e duraturi vi risultassero gli innesti di volta in volta riusciti. [...] Dal punto di vista metodologico, la cosa assume particolare importanza, perché a fisiologie culturali di questo tipo, piuttosto che a presunti caratteri genetici dominanti, andrebbero ricondotte le singolari capacità della cultura sarda a segnare di sé le morfologie di altra provenienza e a imprimere su tutte le cose importate la forte riconoscibilita’ della sua impronta»
[sparo di uomo cannone]
Si pensi al tipo di liberta’ che ci si puo’ per¬mettere intrecciando l'insulto ai versi e riscattando nell'equilibrio della strofa l'ardimento del dire. L'obbligo dell'autoreferenzialita’ formale instaura-esige l'obbligo della finta e impedisce alla persona bersagliata di reagire come se la rampogna e la beffa avessero avuto luogo all'esterno di quella forma, nello spazio reale e non controllato del quotidiano. [...] Ma l'idea che stiamo sfio¬rando e’, in sostanza, l'idea di catarsi. Di fatto, sarebbe difficile spiegarsi una fioritura estetico-espressiva così estesa se gli spazi del suo dispiegamento non fossero spazi catartici e se la comunita’ che ne accetta l'esistenza non li ammettesse come condizione interna della propria continuita’.
placido cherchi, la cultura sarda
tartito da ---gallizio
nell'era dell'omàz al cannonau
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atai para flu

Lorenzo Scotto di Luzio, I will survive
courtesy Antonio Colombo
da linucs, per chi non avesse ancora capito...
Britain's elite get pills to survive bird flu
Sarah-Kate Templeton and Jonathan Calvert
Members of Britain’s elite have been selected as priority cases to receive scarce pills and vaccinations at the taxpayers’ expense if the country is hit by a deadly bird flu outbreak.
Workers at the BBC and prominent politicians — such as cabinet ministers — would be offered protection from the virus.
Ken Livingstone, the London mayor, has already spent £1m to make sure his personal office and employees have their own emergency supplies of 100,000 antiviral tablets.
If there is an avian flu pandemic in the coming months there would be enough drugs to protect less than 2% of the British population for a week.
e poi:
Although senior government ministers would be among the high-priority cases, the department said this weekend that it had not decided whether to include opposition politicians.
sublime...
full text
tartito da ---gallizio
al tempo aviario di emozioni
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Sunday, August 28, 2005
distrazione/ distruzione della non-lettura

Nella medesima pagina il mio sguardo e’ attratto dal contrasto tra una bionda con i capelli a frangetta un abito scuro e l’amica in abito bianco con folti capelli neri intorno alla nuca. Un clichè a tre colonne. Marion Debré e Louise Girardoux due belle ragazze di Parigi
(…)
Ora questo fastidio. Migliaia di parole sotto gli occhi senza un’eco qualsiasi. Nudo significato grafico.
L’Immagine della Madonna di Fatima ha lasciato domenica sera Borello dopo che nell’affollatissima chiesa parrocchiale aveva avuto luogo la
(…)
al tavolo sforzandomi nella lettura.
(…)
abbasso lo sguardo scuoto il capo. Ben poco e’ cambiato. Otto anni. Una moltitudine di giorni inutili. Ora pago i conti, non fumo piu’. Tutto qui.
Mi allontano gettando un'ultima occhiata indietro,
mi sforzo di studiare al tavolo ma sono incapace di connettere non ho piu’ rapporto con cio’ che leggo mi sento come sospeso nel vuoto a tratti ho degli slittamenti il mio scheletro rivestito di carne sciolto da ogni energia
dante virgili, la distruzione (1970)tartito da ---gallizio
all'epoca della disturbazione organon-lettica
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Saturday, August 27, 2005
sfreedom

sliberta' e' gettarsi a peso-morto/corpo-vivido
nell'impreveduto eqqueqqua dell'istante
klaus bachlechner, percipi sicut esse
tartito da ---marius
al tempo dell' urticantes esse
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Friday, August 26, 2005
mangiare la foglia (se non la realtà)

mario-nicola-mario, slurpata morta con tappi
Nella macro come nella microeconomia della vita, degli affetti, tutti o quasi hanno mangiato la foglia. Tutti o quasi sanno benissimo che godere, provare gioia o piacere non ha piu’ nulla o poco a che vedere con la realizzazione letterale di un desiderio o di un bisogno, né con un punto d’arrivo, né con il “fermati attimo” di Faust. Eppure, il termine di riferimento rimane la realta’. Tutte le parole che vengono scritte, pronunciate, proiettate in immagini su uno schermo per invitare, alludere, rappresentare, imporre il godimento sono un’infinita variazione su qualcosa che c’è, anche se, lo si da per scontato, sta altrove, da un’altra parte - nel silenzio, dove non ci sono più parole, nell’atto, nella realtà vera?
La realtà che si affaccia sul bordo delle infinite economie del piacere e del godimento su cui si fonda la nostra esistenza colpisce, produce effetti di verità, ma difficilmente riesce a sottrarsi all'incantesimo del futuro anteriore, a un mai stato o non ancora stato che si spaccia per già stato e da una base, certo normalizzatrice, ma in ogni caso falsamente sicura ai nostri giochi di desiderio e di rinvio all'infinito. Vivere nel futuro anteriore vuoi dire, per Bergson, essere postumi rispetto a se stessi, immobilizzare il divenire e incorniciarlo in un'immagine artefatta, l'unica in cui possiamo dire io, spogliandolo di novità e imprevisto. Per Jankélévitch vuoi dire non agire, ossia non avventurarsi nello charme dell'istante, ma guardarsi agire ossia legittimare le proprie ipocrisie, compiacimenti e rimorsi, in una parola, la propria cattiva coscienza. Il futuro anteriore e' il regno della "realizzazione", delle sue aporie e della sua inevitabile malinconia, del (credere di) mettere fine a una partita, intervenire nel destino, della volontà e del controllo razionale. E' il regno del godimento nel senso oggi più ovvio degli infiniti inviti e sollecitazioni a godere, la cui intrinseca distruttività si manifesta nel godere/non godere normalizzato oggi diffuso oppure nell'atto criminale.
Dietro o intorno a questa realtà ce n’è un’altra, di cui tutti sentono oscuramente la presenza, che tutti in un modo o nell’altro patiscono e che alimenta nel fondo il senso, materiale e ideale, che abbiamo della sessualità, della creatività, della bellezza, della ricchezza, della violenza. Tutti ne sentono oscuramente la presenza, a volte è ancora capace di forare l’immagine (cinematografica, televisiva), ma il suo inconfessabile e impossibile non riesce più a distinguersi dai fantasmi, dalle maschere, dalle immagini precostituite e imposte. Godimento, in fondo, e’ passare la soglia tra pensare (desiderare, volere, immaginare) una cosa e farla.
Il salvacondotto delle fiabe prometteva la felicità, ma spesso, dopo avventure tortuose, riportava al punto di partenza, alla nuda (spesso in senso letterale) unica realtà del proprio presente, insidiato o arricchito, non importa, dai fantasmi e dalle immagini di desiderio, ma finalmente avvertito del loro carattere delirante – perche’ fuori del solco, dell’ordine del reale, oltre la soglia. Gli eroi e le eroine delle fiabe e delle loro peripezie non si “fermavano lì”, affrontavano l’ignoto e a volte giravano intorno al mondo, incontravano mostri, combattevano battaglie e visitavano paesi lontani. Tornavano però al punto di partenza. La felicità del sogno veniva allora di buon grado scambiata con la misera realtà, senza perdere nulla del suo splendore o del suo orrore. La felicità del sogno invitava a interrogarsi sull’angolo opaco del presente di cui non si sa nulla e non si dice nulla, in cui si sta in silenzio. Chi si accontenta non gode - era già la morale ben poco tranquillizzante che covava sotto la superficie delle fiabe. Perché stare nel ristretto spazio del presente - sapendo della vastità infinita - è l’unica, vera prova.
Laura Boella, Silenzio! Si gode, in Aut-Aut 315 (godimento e desiderio)
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'in-sistenza sistolica
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Thursday, August 25, 2005
ultime propaggini genetliache

Al tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno,
io ero felice e nessuno era morto.
Nella casa antica, perfino il mio compleanno era una tradizione secolare,
e l’allegria di tutti, e la mia, era giusta come una religione qualsiasi.
Al tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno,
avevo la grande salute di non capire alcunché,
di essere intelligente per quelli della famiglia,
e di non aver le speranze che gli altri avevano in mia vece.
Quando arrivai ad avere speranze, non sapevo più avere speranze.
Quando arrivai a guardare la vita, avevo perso il senso della vita.
Sì, quello che fui di supposto per me stesso,
quello che fui di cuore e famiglia,
quello che fui di veglie di semiprovincia,
quello che fui perché mi amavano e perché ero bambino,
quello che fui – Dio mio!, quello che solo oggi so di essere stato...
Com’è lontano!...
(Nemmeno l’eco...)
Il tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno!
Ciò che oggi sono è come l’umidità nel corridoio in fondo alla casa,
che provoca muffa nelle pareti...
Ciò che oggi sono (e la casa di quelli che mi hanno amato trema attraverso le mie
[lacrime),
ciò che oggi sono è che abbiano venduto la casa,
è che tutti siano morti,
è che io sia sopravvissuto a me stesso come un fiammifero freddo...
Al tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno...
Quale oggetto d’amore è per me quel tempo, come una persona!
Desiderio fisico dell’anima di essere lì un’altra volta,
attraverso un viaggio metafisico e carnale,
con una dualità da me a me...
Mangiare il passato come pane per l’affamato, senza tempo di burro sotto i denti!
Vedo tutto ancora una volta con una nitidezza che mi rende cieco alle cose presenti...
La tavola apparecchiata con dei posti in più, con la porcellana migliore, con dei
[bicchieri in più,
la credenza con molte cose – dolci, frutta, il resto nell’ombra sotto la scansia –,
le vecchie zie, i cugini estranei, e tutto era per me,
al tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno...
Fermati, cuore mio!
Non pensare! Lascia il pensiero alla testa!
Oh mio Dio, mio Dio, mio Dio!
Oggi non compio più gli anni.
Perduro.
I miei giorni si addizionano.
Sarò vecchio quando lo sarò.
Nient’altro.
Rabbia di non aver portato in tasca il passato rubato!
Il tempo in cui festeggiavano il giorno del mio compleanno!...
15 ottobre 1929
Fernando Pessoa, Poesie di Álvaro de Campos
tartito da ---gallizio
all'epoca in cui completavamo i compleanni
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quello che conta / lo affondano le blatte

luca matti, blatte mutanti
«La storia, divorata in una notte, mi aveva avvinto parecchio e siccome il racconto di Landolfi era un testo semi-sconosciuto e in Italia nessuno legge mai un cavolo, decisi di impossessarmene. Non mi permisi di scozzarizzare quel suo italiano, forbito, ricercatissimo, e decisi solo di appaiarvi le immagini che la lettura fomentava nella mia testa. Facemmo a testate, ecco. Fu un bel duello. In termini cinematografici io ho curato la scenografia e la regia, Landolfi lo script. Penso di potermi dare la pacca sulle spalle: di quel racconto misteriosissimo e di quella scrittura tavolinesca sono riuscito a mantenere i profumi. E' un esempio perfetto del disegnatore che parte per la tangente, fa la cosa e si disinteressa dei rischi che la rivista dovrà affrontare a fumetto pubblicato. Tanto per dirne una, non mi preoccupai affatto di eventuali diritti d’autore, faccenda con cui il direttore dovette poi fare i conti, tenendo a bada i parenti di Landolfi. Nessun lettore di Frigo mi mandò a fanculo, ad ogni modo, e questo e' quel che conta. La storia non l'ho più, e' finita in fondo al Tevere, dalle parti del Palazzaccio: la stavo riportando a Bologna per una mostra, e se ne volo' via dal tetto della mia Opel, sul quale l’avevo appoggiata e dimenticata. Il vostro “Genio”, amici, e' un povero SCEMO».
filippo scozzari, i remember when
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'epoche' delle blatte
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Wednesday, August 24, 2005
il silenzio delle sirene

Ogni uomo si trova – rispetto al linguaggio, al proprio essere parlante – come Ulisse di fronte alle sirene dell’apologo kafkiano. Il loro canto […] è certamente terribile […]. Ma le sirene hanno un’arma ancora piu' terribile, ed e' il loro silenzio […]: «Forse, sebbene cio' sembri superiore all’intelligenza umana, egli si e' ben accorto che le sirene tacevano, e soltanto a guisa di scudo ha opposto ad esse e agli dei questa commedia»
tartito da ---gallizio
nell'eragambica parallelante
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Tuesday, August 23, 2005
sisifate (di delirio in delirio)

«Tra i bei vantaggi del disporre di un sistema nervoso monstre, c'e’ che puoi fabbricartici l'idea del tempo. In particolare del tempo futuro, coronato da morte certa, e nel frattempo brulicante di minacce.
L'idea del futuro ti pone in stato cronico d'attesa, per lo più angosciosa, talvolta speranzosa (se no le delusioni come te le procuri?), raramente fiduciosa.
Allora ci si dà da fare. Individualmente e collettivamente.
Con i risultati che sappiamo.
Individualmente, per eludere l'angoscia, per metterci al riparo da sofferenze temute, ci organizziamo le "difese" (…) – Esserci organizzati le difese ci ha procurato quegli stati deliziosi dell'anima noti secondo il modello medico con il nome di nevrosi e psicosi.
Collettivamente, abbiamo inventato agricoltura e pastorizia, e ci siamo asserviti alla terra e al gregge.
Abbiamo inventato citta', industria, buone maniere, e ci siamo asserviti gli uni agli altri. Abbiamo inventato le religioni, e ci siamo asserviti agli dei, diventando bestemmiatori di Dio e di noi stessi. Di delirio in delirio (a questo serve la mente, a delirare) abbiamo inventato, in breve, tutta la cultura. Che dall'artigianato al canto popolare, dalle arti alle scienze, dall'industria all'organizzazione politica, dalle istituzioni giuridiche alla delinquenza organizzata altro non e' che questa sisifata, fatta o guidata da idee deliranti (come queste che vengo esponendo), intesa a evitare mali somatici e soprattutto affettivi, presenti e soprattutto futuri, e che finisce col farne nascere costantemente dei nuovi, futuri e soprattutto presenti, se minori o maggiori dei vecchi non saprei dire mancando ogni possibilita' di raffronto».
Giampaolo Barosso, letteratura di suggestione, letteratura di comprensione
tartito da ---gallizio
all'epoca dura di comprendonio
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false tartenze

"uomo che..."
"man that..."
Simone Righini - 2004
100x80 cm
acrilico e piume su tela
acrilic paint and feathers on canvas
Il contrasto dei colori traccia una sagoma umanoide, vi sono applicate piume d'oca, la vernice e' acrilica su una tela senza cornice, rappresenta un passaggio, una traccia, un'orma. Chi lo ha visto prima che potessi dargli un nome ha detto:
"sembra un uomo che salta"
"sembra un uomo che corre"
"sembra un uomo sul cesso col giornale"
"sembra un uomo che ha vissuto coi lupi, un uomo-lupo"
"sembra un uomo che si attorciglia, che non trova la sua posizione"
"sembra un uomo che caga"
"sembra un uomo che pensa"
"per me e' un pianista"
tartito da ---gallizio
all'epoca della cacania in-plume
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Monday, August 22, 2005
[spampoetry] pragmatiki tragodia

Pragmatiki tragodia...
Tragodìa dello scrivere
Tragodìa del vivere
Deambulare a cazzo di cane
Tra muri sironiani scuri
Ciminiere alte
Gazometri strani
Il dito nell’occhio
La faccia per terra
Queste cose succedono
Quando non sai dove andare
Quando il tempo si blocca
E non sai cosa fare
Clic clic e ancora clic vuoti
Cogliendo la serale desolazione
Uggiosa la sera
Canterebbe stridulo Battisti
Le nuvole si addensano cumuliformi
E' il momento prolifico dello scrittore velleitario
Sparate tutta la mia cenere
Con cannoncino tascabile
Poca spesa
Per la mia resa
Omaggio piccolo di provincia
To the king of gonzo
Io scrivo per conto mio senza leccare
Scrivo a raffica
Maniacale
Qui c’e' tutto il mio disordine
Il carattere ombroso
La solitudine che e' universale
22 agosto 2005 h.20:22
Backmusic Mr. Scruff - Blackpool Roll
Backmemories hunter thompson & wellesarkadine
tartito da marius
in the hi-speed voyeuring era
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[spam poetry] 35 e spioccioli per sopravvivere

major douglas, tossicologia della moneta
Memento
Dico parole al mattino scontate
Quando tutto dorme
E la pioggia dice che l’estate è finita
Agosto come novembre
Quasi tempo di scuola
Di lezioni tre le brume
E la nebbia fitta che avvolge l’indistinto
Tutto è effimero
Questo lo so
Lo dico ogni giorno
Filosofia spicciola per sopravvivere
Ripeto quello che tutti ripetono
Senza eco
Monologo sordo e assurdo
L’aria è un velo
22 agosto 2005 h.9:26 morning
back Epilogue Jan Garbarek
tartito da marius
in the wake coinage era
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Thursday, August 18, 2005
tenere tutto il mondo

Ed ora mi vorrei immaginare
le cose di cui vive e di cui soffre
lei che non sciupa il suo tempo a truccare
parvenze forse giudicate troppo goffe.
Come sceglie le stoffe
con cui si veste, così poco vistose,
vistosamente ritrose
- che cosa le da' gioia -, cosi' spente.
Se viene alla finestra,
se cerca un amore.
Se l’ha trovato, e qualcuno la desta
la mattina al suo fianco dal sopore
molto affettuosamente.
Oppure e' sola e non si da' speranza.
Se piange. O tiene tutto il mondo a distanza
dal cuore.
Alessandro Fo, "curiosita", in Donna in una patata
tartito da ---gallizio
all'epoca della deducta ignorantia
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domin/azioni (formiche e draghi 2)
la formica e’ un centauro nel suo mondo di draghi

Quello che veramente ami rimane,
il resto e’ scorie
Quello che veramente ami non ti sara’ strappato
Quello che veramente ami e’ la tua vera eredita’
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami e’ la tua vera eredita’
La formica e’ un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanita’, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanita’, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilita’ dell’artefice,
Strappa da te la vanita’,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanita’
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Meta’ nero meta’ bianco
Ne’ distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanita’
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsita’.
Strappa da te la vanita’,
Avido di distruggere, avaro di carita’,
Strappa da te la vanita’,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non e’ vanita’
Avere, con discrezione, bussato
Perche’ un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non e’ vanita’.
Qui l’errore e’ in cio’che non si e’ fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Ezra Pound, Pisan Cantos (Canto 81)
tarted by ---gallizio
in the hevel era
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Wednesday, August 17, 2005
sistemi pascaliani

gallizio, dissotterrar bottoni
Io cerco di fare cio' che amo fare, alla fine e' l’unico sistema che mi funzioni
pino pascali
tartito da ---gallizio
all'epoca sparata con grossi cannoni
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scaraventar cose in supatelliti

izia, via supatellite
L’amigdala ed il raggio samaterializzatore, lo stuzzicadenti e l’astronave fotonica sono cose. Scaraventiamole nello spazio infinito della mente umana; seguiamone il d i v e n i r e . Ecco apparire i citerei SUPATELLITI.
Un temperino, un cavatappi, in balia dei marosi della fantasia, si arricchiscono, di volta in volta e con logica consequenzialita', di sonde petrolifere o di gru a ponte.
In questo processo di trasfigurazione per arricchimento, si perde la caratteristica iniziale di ogni cosa; quella che la rendeva prosaica e meschina: l’utilita' o l’inutilita'. Essa, diventata SUPATELLITE, puo' ora aspirare, se manterra' la sua coerenza nelle successive fasi di realizzazione, a divenire un’opera d’arte.
ettore piana, dei supatelliti
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'implosione transfigurante
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exclamatio non petita
un libro e’ una piaga maligna, una cancrena

mario pischedda, cavallo piccolo
Al tempo degli studi, completamente solo. A scuola si ha un compagno di
banco e si e’ soli. Si parla con le persone, si e’ soli. Si hanno punti di vista, estranei,
propri, si e’ sempre soli. E se si scrive un libro, o per come io scrivo i miei
libri, si e’ ancora piu’ soli...
E’ impossibile spiegarlo, non si puo’. Dalla solitudine, dall’essere soli deriva
soltanto un essere soli, un essere separati ancora piu’ radicale. Alla fine si
cambia scena a intervalli di tempo sempre piu’ brevi. Citta’ sempre piu’ grandi,
si crede che la piccola citta’ non ci basti piu’: Vienna non basta piu’, anche
Londra non basta piu’. Bisogna andare dall’altra parte del mondo, si cerca di
andare di qua e di la’, lingue straniere: e’ forse Bruxelles? E’ forse Roma? E cosi’
si viaggia ovunque, e si e’ sempre e soltanto con se stessi e con il proprio orrendo
lavoro. Si ritorna in patria, ci si trasferisce in un podere, si chiudono le
porte, come me – e spesso per interi giorni – e si rimane segregati, e d’altra
parte l’unica gioia e piacere sempre piu’ grande e’ proprio il lavoro. Sono le
frasi, i vocaboli, che poi si compongono. In fondo e’ come un gioco, li si mette
gli uni sugli altri, e’ un procedimento musicale. E quando si e’ raggiunto un
certo livello, dopo che si sono costruiti quattro o cinque piani, si guarda il
tutto e si distrugge tutto di nuovo come fanno i bambini. Ma mentre si crede
di averla fatta fuori, sul corpo si forma subito da qualche parte una nuova
piaga infetta, che e’ poi il nuovo lavoro, il nuovo romanzo, e diventa sempre
piu’ grande. In fondo un libro non e’ forse nient’altro che una piaga maligna,
una cancrena? La si estirpa chirurgicamente e, naturalmente, si sa con assoluta
certezza che le metastasi hanno gia’ invaso e contaminato l’intero corpo e
che una salvezza non e’ piu’ possibile. E questa piaga naturalmente diventa
sempre piu’ aggressiva e piu’ forte, e non c’e’ piu’ nessuna salvezza e nessun
ritorno.
Thomas Bernhard, tre giorni
tartito da ---gallizio
al giorno terzo della sola vita
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cambiare pelle

Dopo una malattia grave, in certi paesi asiatici, nel Laos ad esempio, succede che si cambia nome.Che visione all' origine di un tale costume! In realtà, si dovrebbe cambiare nome dopo ogni esperienza importante.
Emile Cioran
tartito da ---gallizio
all'epoca post-traumatica da post fisso
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Tuesday, August 16, 2005
merveilleuse e meveilleuse

mario pischedda, ferrar[e le al]i
Carrozze che si inerpicano in cielo
La lingua zuppa di significati
Tramonti dorati
Sunset meravigliosi
Sunset boulevard
Tutto frulla a vertigine
Ora è l’assenza a dettar legge
Fuori i contrasti di luce
Chiaroscuri che interrompono il tran tran
Tram tram
La mente che gira vorticosa
Fluidi di luce
Antri meravigliosi
Frutti dolci
Tutti a rispettar le regole
Tutti burocrati e gerarchi
Sempre piu' burocratici
Merveilleuse solitude du vélivole
16 agosto 2005 h.19 :24
back The cure
tartito da mario
all'epoca della sinecura virtuale
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e chi volo' fu libero

da 'Fotokniffe', di Otto Croy, Düsseldorf 1936
courtesy
"E chi volo' fu libero!"
[dettosi tipicamente da chi, a marafona, esce con l'ultima briscola]
Space capabilities are a prominent element within the collection of global
advantages the United States enjoys today. Space is one of the “commons,”
along with the sea and cyberspace, that constitute the triad of capabilities
on which America’s global power rests. But several ominous trends now
compel a reassessment of the current business model for meeting the nation’s
needs for military space capabilities. While the existing model has served the
nation well, a new business model is at hand and can now be readily grasped
to propel us into the future.
Trends compelling this reassessment include: falling barriers to
competitive entry into the commons of space, an increasing dependency on
space capabilities, and emerging vulnerabilities in current space systems. (…).
The current business model for space is unable to support, by itself, the combined weight of these
accumulating pressures.
Alfred Thayer Mahan, the prominent 19th-century naval historian
and strategist, described the oceans as a Great Common. Today, space and
cyberspace must be added to the list of commons that must be controlled. One
of the recognized prerequisites to becoming a hegemonic power is the ability to
operate in and control the commons. Therefore, it is expected that nations with
such aspirations will try to erode the United States’ ability to operate effectively
in the commons and attempt to control the commons for their own uses.
The context of space technology is also undergoing rapid change.
The barriers to competitive entry are eroding in several key elements
of military competition. The barriers to entry into space, which were so high
during the ColdWar, have eroded. No longer is space reserved for great-power
nations alone. Space use has become much more common, and today a nation
does not need to be a space player to employ space power. The commercial
space communication and remote-sensing industries that emerged in the 1990s
provide power derived from space, once reserved for the most powerful of nations,
to any nation, organization, or even to individuals who desire its use. Additionally,
the increasing capabilities of small, micro, and nano-class satellites
have moved them from a realm more suited for university-backed experiments
to an emerging niche with potentially significant military value. Today, nations
can contract with universities not only to build microsats, but also to transfer
the knowledge required to design, develop, and launch them.
The new business model is derived from new technology, lower costs, and a new set of outputoriented metrics. As we move toward the age of the small, the fast, and the
many, it’s time to start applying these precepts to space.
There also is an operational imperative underlying the rapid adoption
of this complementary and broader business model. Done correctly, this new
model, with its flexibility and responsiveness, will ensure America’s space superiority
well into the future. Second, the model can serve as a test bed for the
larger national military space program by allowing the Defense Department to
leverage targeted science and technology investments while enhancing the
professional development of military and industry space talent. So, national security
space capabilities can grow out of this new model, but without the current
problems and risks. Finally, by adopting this co-evolutionary process of
pairing concepts and technologies, change can be influenced immediately.
This model has at its core a generational development and acquisition strategy.
In short, it is within our grasp to create new options in space, a process which itself
can be a very powerful competitive advantage.
Operationally Responsive Space (ORS) is the term used to describe
this new, complementary business model. Rather than teasing operational capabilities
from systems designed and paced for larger national security capabilities,
the full spectrum of critical capabilities are created from the bottom up.
Finally, the model emphasizes short cycle times and accelerated learning,
providing high-speed iterative advancement in operational capabilities.
This new model is closely aligned with Harvard Business School
Professor Clayton Christensen’s Disruptive Innovation Model. The smaller
satellites create what Christensen calls a new value network, in which a firm
establishes a cost structure and operating processes to respond to the needs of
a new class of customers. In the ORS model, the new class of customers is the
operational and tactical commanders. According to Christensen, new-market
disruptions target lower performance in “traditional” attributes, but improved
performance in new areas, and target customers who historically
lacked access to the product (i.e. non-consumption).
The United States, clearly the world’s leader in the use of space, has
abdicated to other nations a role in exploiting these smaller segments of the
overall space industry. As the Department of Defense is at the threshold of
transforming to a network-centric force, using the coherent effects of distributed
military forces and systems to achieve the commander’s intent, the newer,
smaller elements of space capability are part of an emerging new toolset providing
virtually unlimited potential.
source
tartito da ---gallizio
all'epoca defotografica volitiva
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in esilio a Tiro

mario pischedda, ce soir le jazz
in esilio a Tiro.
Toro in Vergine.
Stelle schifose
fate di noi spossate spose
nonletture come circolo chiuso, estremo.
smilano
lutto interstellare sulla linea blu
tartito da rc
messaging gallizio
in the blue-blue era
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Monday, August 15, 2005
e comunque

“e comunque tu devi metterti a scrivere…”
“e perche’?”
“perche’ si vede che sei uno… stazionario...”
tartito da ---sgallizio
all’epoca poco mossa gli altri bacini
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Saturday, August 13, 2005
non-pornografie portatili, anche

gallizio, impiccato-femmina n°2
“…ognuno avra’ la sua pornografia su misura, custom video e custom frames a immagine delle proprie immagini dissotterrate, per mezzo delle quali voler vedere di piu’ per vedere ogni giorno di meno, fino a non vedere piu’ nulla, oppure non smetterla di vedere la stessa cosa, inesorabilmente, sempre di piu’, sempre piu’ quella e solo quella…”
“…Fino a che non ci abbia assorbito completamente, fino all’impotenza e alla frigidita’ delle passioni, se e’ inevitabile, fino a che il vuoto del sesso non coincida col nostro vuoto specifico…”
massimiliano parente, la macinatrice
tartito da ---gallizio
all’epoca dell’eidetica pneumatica trans-parente
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Friday, August 12, 2005
[spampoetry] le naufragé volontaire

mario pischedda, folon
La pioggia cancella i ricordi
Son fatto strano
Queste nuvole grigie che annullano l’orizzonte
Qui sto bene
Tutto è uniforme
Mi piace il silenzio
La solitudine
L’assenza
L’acqua lavacro che purifica
Abluzione
Inizio a diluirmi
In rivoli minuti che vanno ad alimentare
Un’atmosfera strana, surreale!
11 agosto 2005 h. 11:50 morning
back The Cure- Pictures of you
& Simone Bianchetti “Alla fine del mondo (nel Pacifico)”
tartito da marius
all'epoca diluita folonica
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caecitas dilecta

mario pischedda, ano
la cecita’ e’ un’arma contro il tempo e lo spazio; la nostra esistenza e’ tutta una mostruosa cecita’, tranne quel poco che riusciamo a raccogliere con i nostri miseri sensi – miseri sia per la loro natura che per la loro acutezza.
Il principio dominante nel cosmo e’ la cecita’. Proprio essa rende possibile la presenza, l’una accanto all’altra, di tante cose che non potrebbero coesistere se si potessero vedere reciprocamente. Essa permette vdi troncare lo scorrere del tempo quando non si e’ in grado di tenervi testa. Che altro e’, per esempio, una spora, se non un frammento di vita che finche’ dura si avvolge nella cecita’ in attesa di un contrordine?
elias canetti, auto da fe’
tartito da ---gallizio
all'epoca della magistra caecitas
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u se spòs stiv sovòschi
Monday, August 08, 2005
[spampoetry] Minturnae

L’aria calda si appiccica al sudore
Scolliniamo in alto
A cercare il refrigerio che non c’è
Nous dormeurs
All’antica
Tra cani e pulci che mordono
Le canne verdi (s)chiudono
Le nostre analisi lucide
Imponenti e impotenti
Ripercorriamo morti recenti già diventate antiche
Tamburini Pazienza
Morti stupefacenti
Ancora una volta a sottolineare la fatuità dell’essere
Meditiamo sacri
Nel mausoleo di Cristoforo Sparagna
Minturnae sabato 30 luglio 2005
Folie à deux with Vincenzo Sparagna
back us la Magna Graecia
spampoetry by modesto Tiresia
tartito da marius
all'epoca impenitente senza pazienza
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