Tuesday, March 29, 2005
Asini e pedanti, caballucci di corte

Il celebrato astronomo Tycho Brahe, altro cagnolino di lusso di re ed imperatori dell'epoca, a Bruno che gli dedico' con entusiasmo e ammirazione una copia del Camoeracensis Acrotismus, non si degno' nemmeno di rispondere.
Anzi, parlandone con disprezzo, lo defini' con scherno "Jordanus Nullanus".
E, mentre si diffondeva la teoria dell'universo di Niccolo' Copernico, da lui ritenuta assurda, e Giordano Bruno, con la sola forza del Suo ingegno, andava ancora oltre, teorizzandone l'infinita', egli, con tutti i suoi strumentari astronomici e le sue osservazioni su comete e corpi celesti, non riusci' che ad escogitare un sistema cosmologico astruso e completamente errato.
Poiche' a quanto pare, l'eccellentissimo signor Ticone Danese amava gli squallidi giochi di parole, verrebbe da dirgli:
"Calati le brahe, Tycho, dinanzi al genio del Nolano ! "
source
tartito da ---gallizio
nell'era tiki-wiki-brahe-brahe
Thursday, March 24, 2005
L'economia andra' a rotoli

Senza titolo
Terracotta, ingobbi, enamels, colours, graffiti
Dimensions: 30 cm. (diameter)
Manufacture: Ceramiche San Giorgio, Albisola, 1959
Courtesy Ceramiche San Giorgio
(From documentation it appears to be the only ceramics work of art made by the artist. Catalogo Generale Pinot Gallizio)
Piatto Piatto
l'Economia andra' a rotoli

fi-da-te-vi
tartito da ---gallizio
nell'era depansista decabrista robigogo
Tuesday, March 22, 2005
Boris Vian non e' tutto

«Chi è Boris Vian?
Boris Vian e' una persona istruita ed educata, viene fuori dal Politecnico,
hai detto niente, ma non e' tutto:
Boris Vian ha suonato la cornetta come nessun altro,
e ha contribuito a rinnovare le Caves di Francia;
ha difeso lo stile New Orleans, ma non e' tutto:
Boris Vian ha difeso anche il bebop, ma non e' tutto:
Boris Vian ha affrontato la giustizia degli umani per aver scritto
Sputero' sulle vostre tombe, con il nome di Vernon Sullivan, ma non e'tutto:
Boris Vian ha scritto altre tre pseudoepigrafi, ma non e' tutto:
Boris Vian ha tradotto dei veri scritti americani assolutamente autentici, e anche con certe difficolta' linguistiche da non credersi, ma non e' tutto:
Boris Vian ha scritto un dramma teatrale, Lo squartamento per tutti,
che e' stato recitato da attori veri su un palcoscenico vero, pero' questo non gli ha impedito
di darci dentro di brutto, ma non e' tutto:
Boris Vian è tra i fondatori di una delle società più segrete di Parigi, il Club dei Sapienturieri, ma non e' tutto:
Boris Vian ha scritto alcuni bei libri, strani e patetici, La schiuma dei giorni, il piu' straziante fra i romanzi d’amore contemporanei: Le formiche, il piu' termitante fra i racconti di guerra; L’autunno a Pechino, opera difficile e sconosciuta, ma non e' tutto:
Perche' tutto questo non e' ancora niente:
Boris Vian si prepara a diventare Boris Vian».
Raymond Queneau
tartito da ---gallizio
nell'era tutta del non evianescente tutto
Monday, March 21, 2005
In absence of Bataille

Norma Jeane, RPM / IN THE ABSENCE OF HER MISTRESS THE BITCH JERKS OFF SCREAMING, 1999-2005
Motorcycle, Fan, Infrared Sensors, electronic components, Aluminium pipe, Motorbike stand, variable dimensions
Installation view at the Swiss Institute, NY
The motorbike's engine is off. Whenever someone goes near, a special infrared camera, that was expressly created, causes the motorbike to start and accelerate (i.e. to increase the number of RPM) making a deafening noise. The motorbike slows down and goes off only when the viewers withdraw.
Excessive and wasted energy, erotic feelings of attraction and repulsion, the extension of the desire for power through technology are the central themes of RPM. The work pays homage to Georges Bataille and was inspired by his novel "Histoire de l'œil" (1928)
Norma Jeane
Body Proxy
The Swiss Institute - Contemporary Art is pleased to present
the first solo exhibition by Norma Jeane in the US.
A motorcycle's revving engine roars like an animal, louder and louder as visitors approach. A year's worth of disposable contact lenses worn by one person suggest an archive of what was seen during the year. A comfortable sofa, saturated with pheromones. The hair of the artist, in a single, knotted strand over 100 km long, wound around a Teflon spool... The body, central to the work of Norma Jeane, is represented by proxy: never present but always hinted at.
Norma Jeane's work proposes a reading of the body as an entity becoming abstract. "Body Proxy" takes form at the SI in revealing the power, energy and will of the body. As its title indicates, the exhibition presents works that stand as authorized representatives for the body. However, there are no bodies to be seen in the exhibition except those of the visitors.
The visitor is central to the activation of the main work in the show, RPM, which consists of a grey Yamaha YZF-R1, 998 cc, linked to high-tech sensors. The powerful engine remains off, but as visitors approach, the motorcycle revs, roaring like an animal, in a deafening noise. Only when the viewer withdraws does the motorbike return to a lower gear, and off again, while powerful fans try to cool it down. Waste of energy, excess, and the erotic pair of repulsion and attraction form essential elements in this work.
Norma Jeane was born in Los Angeles on the night of August 4-5, 1962, at the same moment when Marilyn Monroe died. Norma Jeane lives and works in the places where the projects are developed.
This project was developed by Norma Jeane in collaboration with curator Giovanni Carmine and is produced in cooperation between the three organizations presenting different incarnations of "Body Proxy": Helmhaus Zurich, Kunstverein Freiburg (Germany), and the SI.
A catalogue has been published by JRP/Ringier and includes texts by William S. Burroughs, Umberto Galimberti, and Paul Virilio, with essays by Alessandra Galasso and Giovanni Carmine and illustrations of the works.
Exhibition: February 15 - March 26, 2005
Opening hours: Tue-Sat 11 am - 6 pm
Swiss Institute Contemporary Art
495 Broadway, 3rd Floor
USA-New York NY 10012
Telephone +1 212 925 20 35
Fax +1 212 925 20 40
Email info@swissinstitute.net
tarted by ---gallizio
in the noisy-eyed era
Thursday, March 17, 2005
Ciò che ho scritto di noi

dedicated to my wife
Cio' che ho scritto di noi e' tutta una bugia
e' la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
e' la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
e' il disegno
tracciato su un raggio di sole

Поцелуи
Давид Тер-Оганьян перформанс
галерея Франция 5 11 2002
cio' che ho scritto di noi e' tutta verita'
e' la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
e' la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
e' la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
e' la mia felicita'
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
cio' che ho scritto di noi e' tutta una bugia
cio' che ho scritto di noi e' tutta verita'.
- Nazim Hikmet -
from gallizio to u
nell'era hikmeticamletika
The Dreamers

Se il sonno fosse (c'e' chi dice) una
tregua, un puro riposo della mente,
perche', se ti si desta bruscamente,
senti che t'han rubato una fortuna?
Perche' e' triste levarsi presto? L'ora
ci deruba d'un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile
solo in sopore, che la veglia dora
di sogni, forse pallidi riflessi
interrotti dei tesori dell'ombra,
d'un mondo intemporale, senza nome,
che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell'oscuro
sonno, dall'altra parte del tuo muro?
Il sogno - Jorge Luis Borges
Radek Community
Radek Invasion
Curated by Marco Scotini
sabato 19 marzo 2005 ore 18.00
PROMETEO
Associazione Culturale per l'Arte Contemporanea
P.zza San Matteo 3-1
Lucca
tartito da ---gallizio
nell'era della radica tartica e comunarda
Wednesday, March 16, 2005
Ribellarsi agli hacker?

"Penso che, al di la' della retorica internettiana, la Rete sia un progetto
tutt'altro che finito. Manca un'alleanza strategica fra gli sviluppatori
e gli utenti. E' quasi incredibile, ma e' così.
La struttura dell'open source e del free software e' un buon esempio
di quello che intendo dire: se non sei un programmatore Linux esperto,
non puoi usarlo, ed e' un peccato. La ragione e' legata alla cultura egoista
e introspettiva dell'uomo bianco. E' buffo: Internet nella sua interezza
e' ancora gestita da un gruppo di 'disabili sociali' convinti
che l'utopia techno in cui credono aiuti l'umanita'.
Cio' di cui la Rete ha bisogno e' invece una rivoluzione culturale
che si ribelli agli hacker che l'hanno costruita".
(Geert Lovink)
tartito da --gallizio
nell'epica monetarda bastarda
Monday, March 14, 2005
Un potlach ineccedente

Norma Jeane, Potlach 10.1 / I Am That Which Must Ever Surpass Itself 2003/2005, hair, teflon, 13.5 x 6 cm
«Consideri questa, Signore, una cena tardiva, un potlach ineccedente.
E intenda soprattutto, che se non dilapida ogni progetto, accettando il limite dell’utile,
non sara' mai sovrano»
Marco Vaglieri e fp, Qui non e' piu' adesso, 2005
voce recitante di Gianfelice D'Accolti
Interessi Zero
a cura di Marco Senaldi e Pierluigi Sacco
Galleria Civica di Trento
dal 12 marzo al 29 maggio 2005
tartito da ---gallizio
nell'era dilapidante sovrana
Saturday, March 12, 2005
Stamp Scrip Imprimatur

Vagando per una stradina laterale di Amsterdam nel novembre 1975, notai una grande mano in legno che impugnava un timbro sopra l’ingresso di Posthumus, il negozio di timbri ufficiale dei reali di Olanda. Dopo la seconda guerra mondiale, a questa impresa centenaria era stata assegnata una onorificenza regale per il ruolo svolto nella liberazione del paese. Come ha potuto assicurarsi un simile riconoscimento una semplice ditta di timbri? I nazisti usavano il negozio per fabbricare i timbri e i sigilli delle forze di occupazione, senza rendersi conto che di questi venivano prodotti anche dei duplicati a vantaggio dei partigiani della resistenza. Alla fine della guerra, la Regina riconobbe il ruolo giocato da Posthumus nel contrastare gli oppressori della nazione in modo cosi’ ingegnoso.
Mentre nel 1990 mi trovavo in Estonia, all’epoca sotto il controllo dell’Unione Sovietica, chiesi ad un professore di istituto artistico se potevo vedere i suoi timbri. Egli raggiunse una piccola cassaforte, la apri’ e me li mostro’. Gli chiesi come mai erano tenuti cosi’ al sicuro e lui mi riferi’ che ogni impresa, ufficio governativo o istituzione educativa disponeva di una speciale cassaforte per questi strumenti ufficiali dello Stato. In una nazione dove i timbri rappresentavano l’autorita’, questi non potevano essere maneggiati con noncuranza, e l’accesso ai medesimi era strettamente controllato.
I timbri sono strumenti speciali, di gran lunga piu’ importanti di quanto non suggerisca il loro umile aspetto. Rappresentano non soltanto l’autorita’, ma l’intera realta’ in una miriade di fogge diverse. Ci facilitano in tanti piccoli compiti. La loro natura ripetitiva simboleggia attivita’ e aspetti ricorrenti del nostro quotidiano.
L’idea di imprimere una immagine in negativo, da cui poi ottenere un risultato visuale in positivo su creta, cera, metallo o carta, affonda le sue origini nei primordi della storia…

"These Boots are Made for Stampin'" Stamp Artist - Margaret Winckler
Il primo vulcanizzatore di timbri (in cui una lastra di metallo e un foglio di gomma vengono sovrapposti a caldo) e’ stato esportato dagli Stati Uniti nel 1873.
La frenesia inventiva nei diversi modi di utilizzo del nuovo metodo di stampa raggiunse l’apice quando nel 1912 un pubblicitario, insoddisfatto per una nuova legge che aboliva il volantinaggio nelle strade e nei marciapiedi di Parigi, attacco’ dei timbri alle suole delle proprie scarpe lasciando dietro di se’ impressioni ad inchiostro.
“Si dice che mantenesse umidi i tamponi d’inchiostro nelle suole mediante acqua proveniente da un barattolo che portava sulle spalle. Il liquido scorreva fino ai tamponi attraverso tubicini nascosti sotto i vestiti.”
John Held, Jr., L’ARTE DEL TIMBRO/Rubber Stamp Art, AAA edizioni 1999
stampigliato da ---gallizio
nell'epoca tartica timbrica
Wednesday, March 09, 2005
L'opera e' opera, ma Ulisse non e' piu' Ulisse

Sdialogo immaginario tra Maurice Blanchot e Alberto Savinio
«L'opera non e' l'unita' inerte di un riposo.
E' l'intimita' e la violenza di movimenti contrari che non si conciliano mai e che non si placano, almeno finche' l'opera e' opera».
«D'altro canto - pensava ad alta voce Alberto - Ulisse non e' piu' Ulisse.
Ulisse e' un desiderio, una nostalgia vagante. Lei, faccia conto, piglia un desiderio, lo veste da capitano di marina e lo mette in un angolo: si muove piu'? vuole? intraprende qualcosa? ...
No: desidera, sogna, anela. Ora lei sa bene che il desiderio si nutre da se',
si feconda da se' come certi molluschi. Quando il desiderio si radica cosi' forte in un uomo, costui non pensa piu' a convertirlo in realta'. Anzi! Teme, attuandolo, di guastarlo, di vederlo sfumare. Le diro': a costringere Ulisse a tornare nella sua patria, gli si renderebbe un pessimo servizio»
tartito da ---gallizio
in piena epopea monetarda,
ch'anco tarda a venir
non ti sia grave
Tuesday, March 08, 2005
Dove s'incontran volti, zogieli

Raghubir Singh, a way into India, opening tonight
Nepente Art Gallery - Milan
8 marzo - 30 aprile 2005
Han relegato la misura al mercato
sradicata dai volti
mari di rumentaper il benessere comune
la carne si disface
ma l’iride non si può prezzare
non la pupilla, la piccola
figlia del signore
madre d’eidos
e come fare a stabilir la base
quando tutto repentinamente muove, ingorga?
«a chi lascero' i miei soldi?»
ma a chi le mie pupille?
e non un valore che non muta anzi
un valore che abbia affetto ibi salus ubi
(via non dilegua, chi ha buoni
legàmi) donum
indi un convergere
cum-munus, dove s’incontran volti
i zogieli
e proceder dagli avanzi (heve'l, scarti)
Gianluca Poldi, Quietomoto Giustacqua - (per un poema sulla misura)
tartito da ---gallizio
nell'epoca iridescente zojela
Sunday, March 06, 2005
Towards a post-relational Tart?

«Il “fare” fine a se stesso, le “opere” in se', tutto cio' che non e' illuminato e “benedetto” dall’autenticita' dei rapporti personali, mi sembra del tutto inutile. Ogni “opera” ha per me un valore puramente simbolico, in quanto espressione e creazione di relazioni personali, non un contatto soltanto esteriore, ma un’unita' interiore».
(P.A. Florenskij, Lettere a A. Belji, in “Kontekst”, 1991, pagg. 42-43;
cit. in P.A. Florenskij, Ai miei figli. Memorie di giorni passati, Mondadori, Milano, 2003, pag. 35)
---tartito da ---gallizio
nell'era tartica postrelazionista
Friday, March 04, 2005
Agamben is on hold

«Solo gli esseri che percepiscono il tempo ricordano, e con la stessa facolta' con cui avvertono il tempo, cioe' con l'immaginazione. La memoria non e', infatti, possibile senza un' immagine ( phantasma ), la quale e' un'affezione, un pathos della sensazione o del pensiero. In questo senso, l'immagine mnemica e' sempre carica di un'energia capace di muovere e turbare il corpo: "Che l' affezione ( pathos ) sia corporea e che la reminiscenza sia una ricerca in questo fantasma, appare da cio', che taluni sono sconvolti quando non riescono a ricordare nonostante la forte applicazione della mente, e che l'agitazione perdura anche quando non cercano più di ricordare -soprattutto i melancolici, perchè sono molto sconvolti dalle immagini. Il motivo per cui rammemorare non e' in loro potere e' che, come quelli che scagliano un dardo non hanno piu' la possibilità di trattenerlo, così anche colui che cerca nella memoria imprime un certo movimento alla parte corporea in cui tale passione risiede»
Giorgio Agamben, mnemosine
Milano, Domenica 6 marzo ore 18. Stecca degli Artigiani - (via Confalonieri 10, quartiere Isola):
"Situazionismo ricaricato?"
Incontro con Giorgio Agamben, Gianfranco Marelli, Bert Theis e altri.
Stecca degli artigiani
L'incontro e' in margine alla mostra
Revolution is on hold
Un progetto di Adrian Paci
in collaborazione con l'Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo
con opere di Tania Bruguera (Cuba), Johanna Billing (Svezia), Carey Young (Inghilterra), Emma Ciceri (Italia), Mircea Cantor (Romania), Dan Perjovschi (Romania), Armand Lulja (Albania).
tartito da ---gallizio
nell'epoca ricaricante situazionartica
Thursday, March 03, 2005
Porte su[d] Porte

«Eppure lo vedi anche tu: qui e' impossibile tentare un discorso adeguato sull’Eros che non si riveli un tartire lemmi afasici e senza constructo. Semplicemente perche' lo spettacolo vive per noi, mediando e mediatizzando ogni possibile experire. Come non tradire dunque la mistica di Bataille, l’esperienza interiore, la ferita che avvince gli amanti in un unico patire?
Si cercano dissidenti, per accampar monologhi, s’invocano novelle concubine per erotizzanti consessi.
Ma te l’ho detto! E te lo ripeto un’ultima volta, mio giovine Calibano: “Lei” non verra'. Non verra' la Divina bendata nel lattice, la vulva citeriore che tu agogneresti di vellicare.
E fara' bene a non venire. Non qui.
E se anche non verra', nel dubbio, meglio chiuderle la porta in faccia».
«Cioe'?»
«Tutto quello che posso fare per te e' fuggire, comunque fuggire
(la lunga lama da barba / depilerà la patonza)
chiudendomi alle spalle qualche dozzina di porte.
Quante, per la precisione? Non in porta
Valgati che su ognuna di esse affiggero' un emblema, una cornice, giusto perche' tu abbia qualcosa da non-leggere prima di gettarti sull’opercolo orrifico della serratura bucata.
Porta dopo porta, anche tu, come tutti, tenterai la visione della figa da vicino.
Portentoso!»
fp, Vulvet Underground
Porte Sud Porte chiuse in faccia alla figa
NO Magazine issue n°2
Wednesday, March 02, 2005
Ci sono porte in campo oltre le due con le reti?

Ci sono porte in campo oltre le due con le reti?
Dite no? Dite, chi?, voi che subito vi fate fretta a rispondere.
Dico si', ci sono porte. Porte che vanno a vento come vocazioni.
Per la danza, per esempio. Piroettano sullo spigolo di un loro
angolo retto, poi sbattono a terra goffamente come ogni iniziazione,
gonfia di pianto e senso della fine: quel senso di sfiducia promettente.
Soccorse, tirandole su per la maniglia, queste porte s’aprono, la faccia interna
e' imbottita d’erba, insonorizzata come una collina primaverile
che aspetta i silenziosi fiorellini. Appare lo sprofondo,
appare il nero, e forse qualche primo gradino muschiato.
Nell’orrido, cauta, una chiesa, come quelle portatili di Giotto,
entra traballando per vederci chiaro; non ha sulla cupola
una candela tremula ma nastri, pistagne, fasci di luce infiocchettati
da un maestro della fotografia; li scioglie e li sfoggia intorno,
li spande radenti sul prato in bell’effetto, poi li cala nella botola
come gli spaghetti nella pentola; sparisce dentro il vortice
della prima mestolata; la porta si chiude.
Per noi significa una manovra un po’ insistita in mezzo a tre,
poi quattro avversari, e palla persa.
Ci sono porte in campo. Altre ci sbattono addosso
come se dall’altra parte le aprisse un cinese.
A volte è gioco pericoloso, il loro: punizione per noi;
a volte è ostruzione, la nostra: punizione per loro.
Dipende dall’arbitro.
Anche l’arbitro gioca la sua partita.
Scende in campo come essere soprannaturale,
e ne esce come essere umano, limitato, solitario.
Questo e' eccitante: vederlo dirigere ambiguamente.
Con noi sbaglia contro, con l’avversario a favore.
Guai se così non fosse, penso all’impeccabile direzione orchestrale,
imparziale con tutti. Ma niente e' introverso quanto l’ascolto della musica,
chiuso come la musica stessa, che è un segreto patetico, imperfetto e scomposto,
quindi intimo. A che serve la musica? A questo: a risvegliare,
come un vanto in te, i tuoi segreti, dei quali, senza musica,
ti vergogneresti soffocandoli. Anzi, nemmeno li conosceresti
se non per quella musica che li precede, e sempre si rivolge a platee sgombre,
a uno solo. La musica è attrito tra due taciturni.
Oppure fate come vi pare, ammassatevi nel disprezzo di voi stessi,
ponete il limite dell’ottima esecuzione al godimento del vostro segreto,
ponete come limite il vostro vicino concorde, anzi siate il vostro vicino
che a sua volta pende, come un metronomo, ora a esser voi da un lato,
ora l’altro dall’altro; e' tutto un tic tac.
Cosi' e': di tra il pubblico ognuno e' chi gli e' vicino, e' uno e trino,
anzi, con quelli davanti e dietro puo' arrivare a cinque.
Contenti voi, che poi uscendo discettate pure,
fiumana umana di chiacchiere, voi che avete di che dire,
come chi non abbia veramente sentito niente.
Con l’insensibilita' di chi ha un’opinione, ognuno ha le sue uscite dalle porte.
Porte in campo. Io devo farci entrar la palla e,
intanto che voi siete competenti, ho fatto tutto un mio balletto,
me lo sono fatto sotto con i piedi: con la punta ho fomentato,
vezzeggiandola, la palla, poco poco come se la punta
fosse il tenero del pollice ed essa palla il mento, l’ho toccata.
L’ho spinta come se, un poco allontanandola, le significassi
quanto sono attratto, l’ho spinta a un inganno.
L’avversario non sa, crede a uno sbaglio, la vede già sua,
ma intanto e' in controtempo, disfa la sua manovra e ne compie un’altra
come se, in mare, si fosse spostata la luna a suo favore;
sta andando in barca. Io con l’esterno destro
carezzo come col dorso di un piede da scimmia questa guancia che rotola
e un poco la trascino fuori dell’orbita, ed essa, quasi avesse un collo,
lo flette e accondiscende. Poi col sotto della suola, come uno gnocco,
con tre tocchi la richiamo a me; col sotto della punta la spingo alle mie spalle,
viro, mi giro, sento lo sfiocco delle vele, vado.
E non e' finita, ci sono ancora ondate, cavalloni, leviatani, calamari grandi
che con le loro sciarpe mi impigliano le gambe, ce n’e' da perderla e ritrovarla,
passarla e forse ancora riceverla questa palla, a volte color crema
o arancione, a strisce o con i cerchi gialli e blu, argentata,
ma che per me è sempre bianca come la balena.
Pasquale Panella sul Foglio del 16 febbraio
tartito da ---galizio
nell'era che porta consiglio