Friday, February 29, 2008
comunque

fare qualcosa
(farlo meglio)
partire, comunque partire
la lunga lama dell'acqua cancellara' la parola
paul celan, l'ultimo a parlare
tartito da ---gallizio
all'epoca acquea dei residuati epici
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rispondenze ultime

la strada
(encore)
Ma se non rispondo di me, sono ancora io?
talmud di babilonia
tartito da ---gallizio
al tempoftalmico del loto fagitico
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Labels: depense, ichnusa, ph/oto/graphy, pischedda, poetry
Thursday, February 28, 2008
non qui!

fotografie per nulla e per nessuno
mario gorgo: "Perche' sei venuta qui, Franca?
Eri ansiosa di scoprire il covo delle mie pazzie?"
franca argenti: "No, avevo solo voglia di sentire la tua voce...
...mi scrivi cosi' poco e sei inafferrabile"
mg: "Ti amo, sempre, lo sai, Franca, NON QUI!
Non sono e non posso essere cio' che vuoi qui!"
fa: "E questi? Sono i tuoi amici?"
mg "Amici... tento di distrarmi!
Ho orrore di questi ubriachi malinconici"
tartito da ---gallizio
al tempo gorgolante in gurgite vasto
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Wednesday, February 27, 2008
nella semplice riluttanza

un'insistenza spossata a dirigermi in qualche altro luogo
(un altro altrove)
In Sardegna ed in Libia nessun Romano puo' trafficare, ne' fondare colonie, od entrare in alcun porto, salvo che per far provviste o riparare la sua nave.
Se vi e' gettato dalla tempesta deve ripartirne dopo cinque giorni
tartito da ---gallizio
all'epoca divergente in gurgite vasto
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Labels: ichnusa, pischedda, polibio, sardegna
l'opera dura e lenta

ora serrata criminis
so che ogni bacio non dato
e' una crepa che avrei potuto evitare
Qui e' la morte, azzurra
in una tazza senza piatto.
Un posto meraviglioso
dritta sul dorso di una mano.
Si riconosce ancora sullo smalto
lucido la crepa del manico. E la polvere.
Davanti illeggibile "spe-ranza".
R. M. Rilke
rossa per bere ai miei giorni
uno ad uno
nelle mattine pallide, le perle
della lunga collana della sete.
E se cadra' rompendosi, distrutto,
io, dalla compassione,
pensero' a ripararla,
per proseguire i baci ininterrotti.
E ogni volta che il manico
o l'orlo si incrineranno
tornero' ad incollarli
finche' il mio amore non avra' compiuto
l'opera dura e lenta del mosaico.
valerio magrelli
tartito da ---gallizio
all'epoca decliviante in crepa su tazza
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Top SLA is not far away

fremiti fermi
(stirring stills)
tartito da ---gallizio
al tempo monadico del mononeurone in monolocale
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spossarsi

spossarsi tutti i possibili
[even more spossessed]
"Cioe' ci spossiamo in un nuraghe?
Dovendo scegliere preferirei una kiva in New Mexico..."
tartito da ---gallizio
al tempo dipartente dell'alea in coraggio
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Tuesday, February 26, 2008
uomini in continua estasi violenta
non rallentando, decelerando, ma impazzendo per intensita'.
Piccolo breviario a mo' di epopea portatile:
Immaginare una vita altra.
Intuirla.
Averne la visione, in fantasia esatta.
Farne un'epopea.
Fissarla, bene,
Amarla.
Crederci.
Soffiarci sopra.
Partorirla.
Proteggerla e rinsaldarla.
Esserla.
Farla cammminare, correre e poi volare.
Propagarla dissennatamente e viralmente.
Prendere tutto.
Distruggere i resti del mondo collassato sotto il peso della tua visione.
Ecco come pinot gallizio lo affermava, a modo suo nel 1959, regalandoci per sovrammercato una perfetta fenomenologia di twitter:

pinot gallizio
Il tempo degli Scribi e' finito. Soltanto una creazione e distruzione continua ed implacabile costituira' una ansiosa ed inutile ricerca di oggetti-cose di uso momentaneo, minando le basi dell'Economia, distruggendone i valori od impedendo la loro formazione; il sempre nuovo distruggerà la noia e l'angoscia creata dalla schiavitu' della macchina infernale, regina del tutto-eguale; la nuova possibilita' creera' un mondo nuovo del tutto diverso. La quantita' e la qualita' saranno fuse: sara' la civilta' del lusso-standard che annullera' le tradizioni.
Una nuova famelica forza di dominio spingera' gli uomini verso un'epopea inimmaginabile. Nemmeno l'usanza di stabilire il tempo sarà salvata. D'ora in avanti il tempo sarà soltanto un valore emotivo, una nuova moneta di choc, e sara' basato sui cambiamenti repentini dai momenti di vita creativa e sui rarissimi momenti di noia. Si creeranno in sostanza degli uomini senza memoria; uomini in continua in estasi violenta, in partenza sempre da un punto-zero. (...)
berchidda
Tanta sara' la produzione artistica che le macchine, docilmente piegate ai nostri voleri, produrrano, che non avremo nemmeno il tempo per fissarla nella memoria:
le macchine ricorderanno per noi. Altre macchine interverranno a distruggere
determinando situazioni di non-valore: non ci saranno piu' opere d'arte-campione
ma scambi di aria estatico-artistica fra i popoli. Il mondo sara' la scena e la
controscena di una rappresentazione continua; la terra si trasformera' in un
immenso Luna Park, creando nuove emozioni e nuove passioni.
Lo spettacolo cosmico offerto dall'umanita' potra' essere effettivamente universale e visibile nel tutto-assieme a distanza telescopica, obbligando l'uomo a salire per
abbracciare l'intero spettacolo: le poltronissime si prenoteranno in Paradiso.L'uomo e' cosi' lanciato alla ricerca del mito. In passato l'epopea si poteva creare sulla terra: la mancanza di comunicazione, le guerre, le grandi paure e la confusione di lingue e di costumi favorivano nel tempo le deformazioni e distorsioni della realta': trasformavano l'azione, in sintesi creavano l'epopea. Oggi un mito si puo' solamente creare dove difficilmente ed in condizioni speciali l'uomo puo' arrivare, o lanciandosi nel macrocosmo coi grandi strumenti o scendendo coi piccoli nel microcosmo. Dovremo percio' dipingere le strade dell'avvenire nella materia inconoscibile, segnare la lunga strada dei Cieli con mezzi segnalatori adeguati alle grandiosità delle imprese.
Dove oggi si fanno segnali con razzi al sodio, domani useremo dei nuovi
arcobaleni, fate morgane, aurore boreali che noi ci saremmo costruiti e gli
spogliarelli delle costellazioni, le danze ritmiche degli asteroidi e la musica
ultrasonica di miliardi di suoni spezzati ci renderanno momenti degni di semi
dei.
pinot gallizio, oggetti e spazi per un mondo peggiore
credit
Per tutte queste cose o signori ancora potenti della terra,
presto o tardi ci darete le macchine per giocare o noi le costruiremo per
l'occupazione di quel tempo-libero che voi, con insana ingordigia, pregustate di
occupare nella banalita' e nello spappolamento progressivo dei cervelli. Noi
useremo queste macchine per dipingere le autostrade, per fabbricare i piu'
fantastici ed unici tessuti, che folle gioiose vestiranno con senso artistico
per un solo minuto. Chilometri di carte stampate, incise, colorate inneggeranno
alle piu' strane ed entusiasmanti follie. Case di cuoio dipinto, sbalzato,
laccato, di metallo o di leghe, di resine, di cementi vibranti costituiranno
sulla terra un diseguale e continuo momento di choc.L'erosione umanaFisseremo a nostro piacere le immagini con le macchine cine-fotografiche, televisive, che il genio collettivo del popolo ha creato e che voi malamente avete sinora adoperato per concludervi nel regno assoluto della noia. Ognuno provera' la gioia del colore, della musica; le arie architettoniche dei gas colorati, dei muri caldi degli infrarossi che ci daranno l'eterna primavera: faremo giocare l'Uomo dalla culla alla tomba, anche la Morte non sara' che un gioco. Segni poetici colorati creeranno momenti emozionali e ci daranno l'infinita gioia del momento magico-creativo-collettivo, piattaforma di nuovi miti e di nuove passioni. Coll'automazione non ci sara' piu' lavoro nel senso tradizionale e non ci sarà piu' dopolavoro ma un tempo libero per libere energie antieconomiche.Oggi l'uomo e' parte della macchina che ha creato e che gli e' negata e ne e' da essa dominato. Bisogna invertire questo non senso o non si avra' piu' creazione; bisogna dominare la macchina ed obbligarla al gesto unico, inutile, anti-economico, artistico, per creare una nuova societa' anti-economica ma poetica, magica, artistica.
in mezzo stanno i doorsSignori potenti e simmetrici, la dissimmetria, ormai alla base della biologia moderna, dilaga nei campi artistici e scientifici minando alle basi il vostro mondo
simmetrico, calcolato sugli assiomi di momenti poetici di un lontano passato e
che ha raggiunto l'immobilita' assoluta, nella Noia cristallina del Vostro
divismo. Le ultime creazioni artistiche moderne attuate con senso
magico-profetico, vi hanno distrutto lo spazio; e lunghe tele chilometriche si
possono ormai tradurre e misurare a cronometro, come films, come cinerama (venti
minuti di pittura, trenta, un'ora). Il tempo, la scatola magica con la quale gli
uomini delle antiche culture agricole regolarono le loro vitali e poetiche
esperienze, si e' fermato e vi ha costretto a cambiare velocita'. Gli strumenti
base del vostro dominio: spazio e tempo, saranno giocattoli inutili nelle vostre
mani di bambini adunchi e paralitici. Inutili le vostre costruzioni ideali del
Superuomo e del genio; inutili i vostri decori, le vostre immense costruzioni
urbanistiche che annoiarono le notti insonni di genie aristocratiche capaci solo
di arrancare negli immensi palazzi vuoti, come pipistrelli e gufi in cerca
dell'immondo pasto dei paradisi artificiali.I decori nuovi che vanno dal tessuto alle abitazioni, dai mezzi di trasporto al bicchiere al piatto, ai lampadari, alle citta' sperimentali saranno unici, artistici, irripetibili. Non saranno piu' detti "immobili", ma "mobili" e soltanto d'uso, poiché saranno strumenti momentanei di gioia o di gioco; in una parola ritorneremo poveri, poverissimi ma ricchissimi di spirito in un comportamento nuovo. Gli averi saranno collettivi e con capacità di autodistruzione.La poesia non agirà piu' sui sensi che conosciamo ma su quelli che ancora non conosciamo; non avra' più architettura, ne' pittura, ne' parole, ne' immagine, ma sara' senza superficie, senza volume...Siamo vicini alla quarta dimensione, alla poesia pura, alla magia che non ha padrone, ma puo' solo essere di tutti, siamo prossimi allo stato selvaggio con senso moderno, con strumenti moderni: la terra promessa, il paradiso, l'eden, altro non può essere che l'aria da respirare, mangiare, toccare, penetrare. Purificarsi nell'aria per creare in questi decori impalpabili l'uomo passionale nuovo-libero, che non ha più tempo per appagare tutti i suoi desideri e per crearne dei nuovi.
Tutte le ideologie, tutte le religioni seguirono sempre la politica dei desideri, non
appagandoli se non nell'aldila'; col risultato che oggi la scienza e l'arte si
trovano di fronte al muro invalicabile dei perche'. Noi vogliamo cancellare per
sempre i perche'. I profeti nuovi hanno gia' attaccato alla base questo muro
infinito e dolce della nuova poesia. L'uomo di domani attingera', guidato da
questi pionieri, al nettare indistruttibile che uscirà da esso. Tutto questo
nuovo comportamento umano sarà un gioco e l'uomo vivrà tutta la sua vita per
gioco, di nulla preoccupandosi che di emozionarsi giocando con i suoi desideri.
I primi rudimentali strumenti di questa rivoluzione sono, secondo noi, quelli
artistici-industriali e devalorizzati, proprio perché sono innanzitutto
strumenti di gioia; ecco perche' nel proporre i nostri minimi risultati, come la
pittura industriale, noi ci sentiamo orgogliosamente sicuri che le nostre
speranze sono buone, giudicate dall'attuale dilagante entusiasmo con cui furono
accolte.La pittura industriale e' stato il primo tentativo riuscito di giocare
con le macchine, ed il risultato fu la devalorizzazione dell'opera d'arte.
Quando migliaia di pittori che oggi lavorano al non-senso del dettaglio, avranno
le possibilita' che offrono le macchine, non sara' piu' il francobollo gigante,
chiamato quadro a soddisfare la collocazione del plus valore, ma migliaia di
chilometri di tele offerte nelle strade, nei mercati, a prezzo di scambio, che
faranno godere milioni di uomini eccitando altre esperienze di collocamento.
Sara' il trionfo dei grandi numeri mossi dalla qualità che stabilira' dei valori
sconosciuti e la velocita' di scambio determinera' una nuova identita':
il Valore diverra' identico al Cambiamento.Ora tocca a noi artisti, scienziati, poeti creare nuovamente le terre, gli oceani, gli animali, il sole e le altre stelle, le arie, le acque e le cose. E tocchera' a noi soffiare nell'argilla per creare l'uomo nuovo adatto al riposo del settimo giorno.pinot gallizio, manifesto della pittura industriale, Alba, 1959
tartito da ---gallizio
all'epoca della mitopoiesi che twitta una lippa
Labels: gallizio, Internationalesituationniste, mitopoiesi, viral
un nome da torero

credi
(anche di piu')
Mio padre era un pittore e per me quella parola aveva un suono magico. Era un dilettante - lavorava in una banca per mantenerci tutti - ma non nell’accezione rassicurante di ‘pittore della domenica’. Aveva il piglio e le ossessioni proprie di tutti gli artisti, credeva nella sua ricerca. E’ stato lui a trasmettermi il privilegio di avere delle visioni. Come nome d’arte aveva scelto di portare il vecchio cognome della sua famiglia: Wagnest. Da buon triestino non era di radici semplici: una folla composta da italiani, rumeni, slavi, austriaci e - pare - anche spagnoli lo aveva generato. Forse per questo aveva aggiunto poi il suo soprannome: Manuel, come lo chiamava mia madre. E così, insieme, i due nomi finivano per essere un incrocio tra austroungarico e spagnolo, un misto di Mitteleuropa e spirito latino. Manuel Wagnest: il nome di un torero ungherese. Era un modo per evitare di essere scambiato col fratello maggiore, pittore anch’esso. Tino - in realtà si chiamava Giusto - era il vip della famiglia. Era quello famoso. Aveva fatto parte negli anni Sessanta del movimento artistico dei Realisti esistenziali assieme a Romagnoni, Banchieri, Ferroni, Ceretti e altri. In famiglia Tino era un mito. Mio padre lo ammirava e un po’ gli invidiava il fatto che tirasse a campare facendo la cosa più bella del mondo: dipingere. Pare che mio zio avesse iniziato a dipingere molto giovane, non solo per naturale inclinazione ma anche per una pura casualita'. A quei tempi abitavano a Roma, nel quartiere di Trastevere. Mio nonno non aveva il frigorifero, cosi' Tino - suo figlio - era comandato, durante l’estate, a riporre burro e latte nel frigorifero di un gentile vicino che faceva il pittore. Sembra che Tino si fosse invaghito a tal punto del profumo dei colori e della trementina, che capi' in quella casa quello che avrebbe fatto da grande. Anche io, come mio padre, avevo mitizzato Tino, mi sembrava quasi un eroe irraggiungibile. Ma certe sere mio padre mi portava in studio e m’insegnava a disegnare. Li', con lui, mi sentivo in paradiso e non c’era zio che tenesse. Circondato da pastelli, tubetti, pennelli, carte e tele, sentivo che il futuro mi stava facendo una proposta irresistibile (...)
marco vaglieri, chi ha preso il posto del vice di Dio?
@galleria Milano
tartito da ---gallizio
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Monday, February 25, 2008
della morte e del libro, even

non si fa in tempo ad avere paura
andreoni-fortugno 2007credit
In un paese della scozia vengono venduti libri con una pagina bianca sperduta in un punto qualsiasi del volume.
Se un lettore s'imbatte in quella pagina allo scoccare delle tre del pomeriggio, muore.
julio cortazar, storie di cronopios e di famastartito da ---gallizio
al tempo mitopoietico robigogo
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Thursday, February 21, 2008
pre/texta

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Friday, February 15, 2008
Fra due precipitati

genius loci?
Nell'ovvio della nostra quotidianita', abbiamo ben chiaro in testa quali rapporti di causa e di effetto possiamo porre fra due precipitati. La stecca colpisce e la palla rotola sul tapeto verde del biliardo; se inciampo posso cadere e se schiaccio l'interruttore della luce e' probabile che la stanza si illumini.
Nell'ovvio della nostra quotidianita', insomma, sfregando una lampada ci aspettiamo che diventi piu' pulita o piu' lucida, ma non certo che ne esca checchesia , in grado o non in grado che sia di soddisfare i nostri desideri.
E' pur vero che nel porre rapporti (qualsiasi tipo di rapporto e quindi anche quelli di causa e di effetto) siamo teoricamente liberi, ma e' anche vero che, per non contraddire quelli gia' posti, la gamma delle possibilita' si restringe. Il fuoco scalda, se, per caso, in un certo momento raffreddasse, ci toccherebbe sanare la differenza.
La narrazione della Signora trasgredisce la mappa dei rapporti legittimi agli occhi di qualsiasi direttore di ristorante che si rispetti. Per la periodica iniezione di realismo che tiene in piedi la narrazione, allora, ecco la necessita' di una pausa imposta dall'interlocutore.
Considerata la piega che han preso le cose, qui ci si puo' interrompere. Inutile andare avanti. E dannoso - perche' i clienti, o qualche disbrigo che li concerne, aspettano.
felice accame, l'anomalia del genio e le teorie del comico
tartito da ---gallizio
al tempo anarkabestia della genialita' imbelle
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Wednesday, February 13, 2008
lost in a psychogeographical transition

Alighiero & Boetti, io che prendo sole a Torino
e quale meta avranno
le nostre derive psicogeografiche,
se non la realta'?
E quando sento, per esempio: "Lei dove scende?".
"A Voghera; e lei?".
"Io vado a Milano", rido sotto i baffi.
Milano, e' evidente, non esiste».
Tommaso Landolfi , Milano non esiste
tartito da ---gallizio
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Tuesday, February 12, 2008
piu' grandi stelle

my dreams that fly
Piu' profonde ferite che a me
inflisse a te il tacere,
piu' grandi stelle
ti irretiscono nella loro insidia di sguardi,
piu' bianca cenere
giace sulla parola cui hai creduto.
paul celan, l'altro
Schierati contro un mondo che li soddisfa poco, i refrattari provano un comune bisogno di azione ma soffrono di una comune incapacita' di agire.
Esistono forme di bellezza inattese e sconcertanti che confondono la riflessione e scoraggiano ogni tipo di sforzo.
E' necessario capire con chiarezza quale fascino ne costituisca il potere. L'intelligenza ammira smisuratamente queste meraviglie spontanee che ne' la sua laboriosa inventiva ne' la sua pazienza arrivano a riprodurre.
Disperando di conoscere mai il segreto per crearne di uguali, si stupisce che esistono e che nascono senza difficolta'.
MA subito si allarma: da dove vengono questi doni? Che cosa annunciano? Ignora la loro origine e la loro destinazione.
Il loro fulgore si sprigiona da una tale oscurita', il loro splendore sembra innalzarsi da tali abissi ed essere cosi' vano, che la mente dubita della necessita' di lasciarsi abbagliare senza opporre resistenza. Non pensa certo di negare un incanto che la trascina. Tuttavia ha il presentimento che non potrebbe cedervi senza venir meno a un richiamo che corrisponde meglio agli slanci piu' costanti della sua autentica vocazione.
A dirla tutta, vorrebbe che questi doni non fossero cosi' gratuiti. Apprezza di sicuro quei versi armoniosi e strani.
Non si stanca del loro canto delizioso ne' del loro mistero, fonti inesauribili di fantasticherie. Trae piacere da massime enigmatiche e folgoranti, nelle quali il pensiero suppone stoltamente una maggiore profondita' che nelle formulazioni precise. (...)

I've gone about the night
(...) Possa lo spirito restare insensibile al miraggio, giacche' puo' fondare la sua legge su basi ben piu' stabili.
Quelle luci, quelle piacevolezze che gratificano i sensi, gli presentano in realta' l'immagine impressionante della FEcondita' trionfante, ornata e inebriata dal tripudio della sua fertilita'.
E' l'orrore della vita che fa e disfa a piacimento i suoi mostri e i suoi prodigi.
Essa estrae all'improvviso da riserve stagnanti pompa e delicatezza, grazia e opulenza, ma soltanto per ricacciarle subito nel fango che le ha prodotte e di cui esse non rappresentano che la piu' passeggera metamorfosi possibile.
Certamente nessuna opera umana produce tali meraviglie. Per crearle e' necessaria una potente e inquietante genialita'.
Una repentina magia fa uscire quei fiori dal limo e, anch'essi, come certi capolavori improvvisi, si compiono senza essere costati pena o affanno, impeccabili, senza che alcun tentativo deludente abbia permesso e preceduto la loro perfezione.
Prodotti subito compiuti e splendenti di un lussureggiare di forze, pronti a dissolversi piu' rapidamente di quanto non siano nati, questi fiori non sono separati, nella loro breve stagione, dalle loro immonde radici.
Come esse, appartengono al pantano in cui tutte le energie si stipano senza mai definirsi, muoiono e prolifeano in un brulichio che non conosce ne' disciplina ne' proposito. Si potrebbe pensare che laggiu' striscino, se mai riuscisero a prender forma, esseri primordiali tutti sesso e cloaca. Non si distingue il maschio dalla femmina, il ventre dal suo alimento, e gli accoppiamenti in cui questi ermafroditi si confondono sono altrettanto indiscernibili delle digestioni in cui lo stomaco e il cibo paiono dissolversi l'uno nell'altro. Tutto prospera e si moltiplica in un precipitato di vita dissoluta che non giunge a produrre un'esistenza definita e durevole. Questo mondo non conosce ne' ordine ne' autonomia. Le larve che vi si muovono, costrette alla stessa spietata e tumultuosa anarchia, appaiono soltanto per riversarsi fuori dal bozzolo. Rimangono perennemente al di qua di una forma e di un nome qualsivoglia, senza un'anima che ancori o rafforzi il loro fugace involucro. Che credito accordare ai prodigi che il caso genera da questo autentico inferno? Se ne devono cercare di meno spacciati, per quanto lungo che sia il cammino.
tartito da ---gallizio
al tempo madido del fugace involucro
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Monday, February 11, 2008
avere un fratello da qualche parte

separati alla nascita (+ zampe)
17 settembre 1960
Caro Fellini,
ieri mi è capitata una di quelle cose che scaldano il cuore. Stavo leggendo l'intervista che ha rilasciato all'"Express" di Parigi (leggo tutto quello che trovo a proposito del Satyricon). Alla quarta frase ero sbalordito e mi dicevo che le sue risposte erano esattamente le stesse che avrei dato io. Ritrovavo le mie idee, per quanto riguarda sia la creazione artistica che il modo di affrontare i vari problemi della vita. E' sempre miracoloso scoprire di avere un fratello da qualche parte. Volto la pagina e, a conferma del fatto che mi ero sbagliato circa le nostre "affinita' elettive", mi trovo davanti quello che lei dice di me. A questo punto non vedo l'ora che il film arrivi da noi per correre a vederlo. Ma ho anche molta voglia di rivedere lei. Entro la fine dell'anno devo scrivere due romanzi. Non appena saro' libero le chiedero' il permesso di fare un salto a Roma per chiacchierare a lungo con lei. Sento gia' che "Satyricon" sara' un'esperienza esaltante.
Con tutta la mia ammirazione e la mia amicizia.
A presto, spero.
Suo
Georges Simenon
tartito da ---gallizio
all'epoca dell'incastro a voghera sine casalinga
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Sunday, February 10, 2008
horridus

luca andreoni, orrido [193]
Orridi
Nella lingua italiana l'aggettivo orrido e' usato anche come sostantivo, per indicare le profonde gole post-glaciali incise dall'erosione dei torrenti e delle cascate su particolari formazioni rocciose.
La parola deriva dal latino horridus, che significa orribile, orrendo, spaventoso, selvaggio. In altre lingue europee troviamo gorge, gouffre, canyon, e così via. Anche in italiano, del resto, sono talvolta usati altri sinonimi: forra, canalone, gola, precipizio, burrone. Ma quasi ovunque in Italia si usa orrido, forse per l'attrazione un po' terribile che la parola comunica.
Proprio in Italia, patria dell'ordine prospettico rinascimentale, rimangono tracce di queste romantiche inquietudini che nelle immagini di Luca Andreoni diventano estremamente forti, laceranti. Feriscono lo sguardo e colpiscono la percezione, chiamando in causa l’immaginazione e l’inconscio.

one more horridus
Frutto di millenni di martirio inflitto alla roccia dall’acqua, dalla vita, indelebili cicatrici, non sono solo luoghi attraverso cui passare, ma luoghi in cui entrare, metafore della vita per eccellenza. Non è un caso che Orridi (2007) segua idealmente e temporalmente Non si fa in tempo ad avere paura (2006). I tunnel stradali sono cavità, aperture create dall’uomo per passarvi. E sono tutti luoghi che l’uomo ha domato con l’unica arma di cui dispone: la tecnologia. Ecco allora le luci al neon, a illuminare le gallerie di Non si fa in tempo ad avere paura e a far luce sull’inconscio, i guardrail, a delimitare le curve pericolose, a porre argini e barriere fisiche e mentali, i segnali stradali, a indicare cosa si può o non si può fare.
E lo stesso si può dire per questi Orridi. Voragini, brecce, squarci in cui entrare. Nella Madre Terra. Continue metafore oggettivate dal nitore delle immagini di Luca Andreoni. Perché questa è una delle caratteristiche fondamentali del lavoro del fotografo: una nitidezza sconcertante, che pare andare molto al di là delle possibilità dell’occhio umano. Le venature della roccia, i mille dettagli, i riflessi di luce appaiono ai nostri occhi con una lucidità che pare eludere ogni simbolismo. Eppure anche in questi luoghi ancestrali l’uomo interviene a porre un freno alle sue paure. A razionalizzare. A far quadrare i conti col piccolo mondo che si è costruito in questi pochi millenni. Ecco allora ponti, ponticcioli, scale, scalette a pioli o a chiocciola, a fare ordine anche in questi abissi primordiali, a trasformarli nei luoghi accessibili che sono diventati. Facili, comprensibili. Ancora una volta, domati. Ma qualcosa di “orrido” fortunatamente ancora rimane in queste gole post-glaciali. Un piccolo spiraglio verso il nostro ignoto.

one more, even
[Tra gli autori più attivi della fotografia italiana contemporanea, Luca Andreoni (1961) dal 1994 al 2006 ha collaborato in duo artistico con Antonio Fortugno, per poi intraprendere un percorso personale. Cresciuto all'interno della fotografia italiana di paesaggio, ha nel tempo maturato una poetica caratterizzata da forti valenze simboliche, coniugate attraverso ricerche formali di particolare intensità e rigore espressivo. Un percorso attento e severo, riconosciuto da prestigiose realtà della fotografia e dell'arte contemporanea, che lo ha chiamato a partecipare a importanti mostre e pubblicazioni.
Nel 2007 ha partecipato alla mostra inaugurale della collezione italiana di Deutsche Bank, e alla sezione Statement di Paris Photo, dedicata alla fotografia italiana. Nel 2005 sue opere sono state esposte in Germania presso la Ursula Blickle Stiftung all’interno della mostra intitolata Landscape as a Metaphor, a Torino all’interno della Triennale T1 - La sindrome di Pantagruele curata da Francesco Bonami e Carolyn Christov-Bakargiev presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a Villa Manin (UD) nella mostra curata da Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto La Dolce Crisi – Fotografia italiana Contemporanea e infine al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. In anni precedenti ha inoltre esposto alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo, alla Galleria Civica di Modena, nel Padiglione Italia, Venezia 2002, alla Triennale di Milano, alla Kunsthalle di Kiel e all’interno di numerosi altri musei e gallerie private.]
tartito da ---gallizio
al tempo andreogino dell'orrido strutturale
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Saturday, February 09, 2008
disappearing labour by the debt

grande oggetto pneumatico
even more inflated
The magic of debt is to make labour disappear. It is here that the analysis of debt must begin and end, particularly in the context of current finance capital. At stake is not only the issue of the so-called debt crisis, created by the making of international loans to the governments of poor countries, which can only finance repayments by borrowing more when interest rates go up or exchange rates are unfavourable. Nor is the question solely about what Michael Hudson has called ‘superimperialism’ – the process by which the United States has maintained its global economic power by becoming indebted to foreign nations, which are then compelled to keep US treasury bills in their central banks. These are crucial matters that shape much of the world’s economic activity through debt. But they do not capture the magic of debt, its capacity to perform vanishing tricks, most specifically on the living labour that drives this same global economy.
tarted by ---gallizio
in the ever popping bubblous era
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errorismo

panic pixel error
Allibito per la bellezza del suo errore, l'art-tivista di Buenos Aires
digito' in Google la parola terrorismo e Google gli rispose: "Non esiste".
L'errore non esiste ancora, lo stiamo cercando, stiamo lavorando alla
creazione di un errore capace di portarci fuori di qua.
Nacque allora l'internazionale errorista, che si propone di diffondere
l'errore come linea di fuga, come ultima possibilità di vita umana sul
pianeta terra.
bifo, (t)ERRORE E POESIA
intervento alla conferenza Art and Immaterial Labour
London, tate britain, January 19th 2008
tartito da ---gallizio
al tempo erratico delle tate moderne
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Friday, February 08, 2008
prestigious stateofthenet

guru bifronte
«La verita' non sta in un solo sogno ma in molti sogni »
(P.P. Pasolini, Il fiore delle Mille e una notte)
molto alto il livello di prestigio qui a udine.
in apertura di lavori stefano e gigi hanno deliziato la platea rispettivamente con one network e response/ability.
poi enzo rullani e luca de biase su economia e felicita'.
magistrali.
Liveblogging you there?
snapshots here
videocache (waiting for the institutional ones) here
tarted by ---gallizio
in the udin stipped bare by her celibetaires even era
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Monday, February 04, 2008
rimozione forzata

way back blues
mi ri/muovo
tartito da ---gallizio
al tempo cogente del removida iuvant
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