Saturday, April 29, 2006
per averne ancora di cuore

andreoni_fortugno: coming soon
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a non buttarsi via del tutto ne rimane qualcosa per ritornare, qualche volta, ma bisogna aver coltivato un poco di mancanza per averne fame. Per averne ancora di cuore, quando la vita ci rida' indietro qualcosa di quello che ci ha tolto.
E cosi', per una volta, stasera ci siamo anche noi. Stasera so dove sono i tuoi abbracci e dove vanno a finire i tuoi occhi. Stasera li hai riportati a casa.
Abbracciamoci cara. Per quanto tempo e' stato acre il sapore del vino e miserabile il banchetto. Stasera soltanto e' festa, ed e' perche' ci siamo che e' cosi' dolce e compiuta questa notte.
capossela, non si muore
«Alo'...»
«Ma stavi dormendo?»
«Stavo»
«A quest'ora?»
«E allora?»
«Quando hai intenzione di tornare?»
«Mai!» - urlai.
«Mai - sottolineai isterico - non mi passa per la controcamera del cervello».
«Mai!» - conclusi riagganciando.
aldo ricci, il tonto
tarted by ---gallizio
transpondering the future in the gallery
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Thursday, April 27, 2006
fuori fuoco film festival

trash tv
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nessuno cinema presenta:
festival del fuori fuoco
a cura di enrico ghezzi e mario pischedda
25 ore di proiezioni e deiezioni
rigorosamente out of focus
giano dell'umbria
giovedi' 27 aprile
sala Fra Giordano
tartito da ---gallizio
all'epoca dello sfarfallio out of the blue
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Wednesday, April 26, 2006
santo con calma

«il suo nome e' Simurgh»
«Quindi entrerete nella valle dell'unificazione, in cui sorgono le remote stazioni della segregazione e dell'isolamento. (…) A quel punto tu in verita’ vedrai un'unica realta’, semplice o complessa che appaia ai tuoi occhi.
Poiche' unita' significa "uno nell'uno" in eterno, contemplerai quell'uno nell'uno che realizza l'eterna unita'. Ma quell'Uno che ti apparira’ indivisibile non e’ da confondere con un'entita’ numerabile, essendo estraneo a quantita’ e a misura: per questo tu non devi piu’ pensare in termini di eternita’ a priori ed eternita’ a posteriori»
Farid ad-din Attar, il verbo degli uccelli
tartito da ---gallizio
in piena epopea della poppa
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Sunday, April 23, 2006
Monsieur Teste aphoristique

confused vision, a tratti percepisco
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Come funziona la testa di un autore di aforismi? Come nascevano le folgorazioni di Novalis? Che cosa genera questa visione sincopata del reale in cui un titolo di giornale, un incontro sul pianerottolo, un pezzo di cornicione stranemente mai considerato prima o uno scambio di battute con un amico vengono rapidamente riassemblati, proponendo un angolo di visione spesso paradossale? Non saprei. Penso a questi signori come a dei flâneur nei boulevard dello spirito, degli appassionati della domenica che con il metal detector cercano sulla spiaggia dei luoghi comuni qualche pepita.
(...) Beno Fagnon ha scritto: "Da ragazzo, più che lanciare grosse pietre nel fiume, amavo scagliare pugni di sassolini. Anziché quindi provocare note da basso tuba, ottenevo un arpeggio"
eugenio alberti schatz, # 13_Beno Fignon
tartito da ---gallizio
all'epoca frastica dell'aforisma in amor
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Friday, April 21, 2006
il verme a cui attingere

post-macomer
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nella bottiglia di Tequila Historico c'era dentro il verme,
il verme a cui attingere, il verme della causa della gioventu',
che te la fa mandare giu' tutta, e restare dopo tre giorni a letto,
e da' le visioni, e fa comparire gli assenti.
(vinicio capossela, non si muore tutte le mattine )
tartito da ---gallizio
all'epoca maldida del bruco maricon-post-macomer
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Thursday, April 20, 2006
che cosa e' la sicilia

non c'e' niente da vedere
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la sicilia dov'e'? Paesaggi non ce ne sono. Monumenti? Crollano. Da ogni parte, i puntelli, i contrafforti, le travi e gli archi di spinta conducono la danza. Senza sostegni e senza stampelle tutto si schianterebbe. Nobili pietre, muri ocra ed ecru' erosi dalla salsedine e dallo scirocco, campanili corrosi, facciate sbocconcellate dai venti e dai terremoti, tutte le costruzioni vanno in rovina. Il sottosuolo assorbe e seppellisce, talvolta di colpo, talvolta molto lentamente nei rituali di un'antica chiesa. La Sicilia somiglia a una vecchia che precipiti a scatti verso la morte. Dicono che la mafia vi mantenga la rovina per regnare meglio. Il suo campo d'azione e' la cloaca. Fango e marciume formano il fondale di un teatro architettonico e umano unico in Europa. I gioielli bisogna cercarli. Nulla viene dato immediatamente. Il viaggiatore vi ha bisogno di coraggio. La Sicilia e' negli sguardi.
(Edith de la Héronnière, Dal vulcano al caos - diario siciliano)
tartito da ---gallizio
al tempo dei brandelli d'intonaco a fiocchi
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Monday, April 17, 2006
gratuita'

primavera
La rosa e' senza perche'.
fiorisce perche' fiorisce:
questo e' tutto
(Angelus Silesius)
tartito da ---gallizio
all'epoca delle fanciulle in fiore
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Thursday, April 13, 2006
Tutti partecipano della Gloria

cruna iscariota
«Tradimento, parola destinata a un piu' alto destino»
«Lui lo sapeva che la sua gloria sarebbe stata dovuta anche a quel che io pagavo in ignominia e dannazione eterna»
giuseppe berto, la gloria (storia di giuda)
Nella tragedia della Croce - lo scrivo con la dovuta reverenza - ci furono attori volontari e involontari, tutti imprescindibili, tutti fatali. Involontari furono i sacerdoti che consegnarono i denari d’argento, involontaria fu la plebe che scelse Barabba, involontario fu il procuratore di Giudea, involontari furono i romani che eressero la Croce del Suo martirio e piantarono i chiodi e tirarono a sorte. Volontari sono stati soltanto due: il Redentore e Giuda. Questi butto' via i trenta pezzi che erano il prezzo della salvezza delle anime e immediatamente si impicco'. Aveva allora trentatre anni, come il Figlio dell’Uomo. Non vi e' un solo colpevole; non c’e' nessuno che non sia un esecutore, consapevole o no, del piano tracciato dalla Sapienza. Tutti partecipano ora della Gloria.
jorge luis borges, La setta dei trenta
tartito da ---gallizio
all'epoca baciata da un incerto destino
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Monday, April 10, 2006
compagni nel buio

oggetto metafisico
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ai farneticanti del mistero e' stata messa dentro la farneticazione,
non hanno requie, devono depositare, come i salmoni le uova,
controcorrente e diventare mostri, mostri d'amore.
(...)
ci portano a spasso, sono i compagni nel buio della strada.
non hanno con se' nessuna lanterna. Non fanno luce.
ci accompagnano, senza potere altro.
(vinicio capossela, non si muore tutte le mattine)
tartito da ---gallizio
all'epoca del genio portentoso tornato alle cave
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Saturday, April 08, 2006
un saluto da frigolandia

exit-poli
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tartito da ---gallizio avec vincenzo sparagna
all'epoca frigor vitae
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Thursday, April 06, 2006
siamo deboli non importa

ole regrets
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Gli alberi sono alti, verdi ma sparuti: oggi poco folti; «lasciano lo sguardo, incurante della loro presenza, spaziare sull'orizzonte» (...)
I rami, di esile tronco incerto, sembrano si' aver l'intenzione, progetto di espandersi e umiliare l'orizzonte in mille illuse quanto caduche similitudini; ma il vento li assale d'ambo i lati sino a piegarli: subito, un felice senza problemi viaggio verso un ideale, siamo deboli non importa; ma giungono venti coesistenti contrari: l'odio e l'amore, una casa un rimpianto, una famiglia e la gloria d'elevarsi, problemi finanziari questione di vita un ricordo un'immagine l'ispirazione che suscitano, il lavoro pensare, il pasto il treno operaio credere in qualcosa di piu' importante: fino a piegarli, i rami verdi e scarni hanno ripiegato, perdendo smarrendo ancora piu' verde, verso l'alto, alto come luogo senza metafisica, sospinti sempre dello stesso ritmo, insopportabile.
(...)
E uomini con i baffi neri sbadigliano sulla carrozza, uomini antichi, cappello cravatta gile', colletti inamidati, catena da orologio che va da un taschino all'altro: e baffi neri, di primo mattino «sbadigliano perche' vanno a lavorare, torneranno la sera»; sulla stessa cigolante vettura, abbandonati ma forti sugli stessi consunti sedili: stanchi ma energici, con gli occhi umidi ma eroi, di patria di famiglia di epoca di vita, saluteranno l'antico cocchiere, si avvieranno verso casa; piu' tardi sanzioneranno la loro "ragione", diranno vacuo di senso il discorso «sulla vostra inutilita'». «si', la tua inutilita', tutto il tuo agire e' inutile, vi sono cose piu' importanti»: non calare in paese o citta' di primo mattino, con il freddo e la nebbia, non compiere piu' i meccanici ormai movimenti, «non ora, da molti anni, da sempre» (...): una stanza modesta; volti che riferivano parole difficili e concetti sull'esistenza , ma : paradossali, perche' vuoti, ignoranti alla cultura ricevuta; occhi umidi di lacrime, denunciano l'assenza di una convinzione, di speranze che chiazzano i muri, di sogni che abbuiano l'ambiente.
Fra quelle povere ombre, i discorsi tacevano, a volte il ragazzo piangeva. Era stata accennata la necesita' di una famiglia: «E la famiglia?»: mantenerla, vivere pressoche' felici, sembrare contenti di un lavoro qualsiasi: che assorbiva «Alla fine i pensieri dilegueranno nel proprio lavoro», crearsi un automatismo nel libero pensiero, libero si', lo si definisce sempre tale «anche ora»
felice accame, "la potenza di mneme"
tartito da ---gallizio
all'epoca mnemodottera frugifera spongiforme
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Tuesday, April 04, 2006
still unregulated bloggers

nessun blogga (video)
imager
How do the new rules affect bloggers?
Bloggers will not be regulated under the new rules. Uncompensated blogging, whether done by an individual or a group of individuals, is exempt from regulation under the new individual Internet exemptions. (§ 100.94 and § 100.155). These exemptions are extended to incorporated blogs that are wholly owned by an individual or individuals, are engaged primarily in Internet activities, and derive a substantial portion of their income from their Internet activities.
Additionally, a blogger or blog may qualify for the media exemption. (§ 100.73 and § 100.132)
tarted by ---gallizio
in the sky is the limit era
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Sunday, April 02, 2006
lo strano ciclo dei luoghi della memoria

imager
Abbreviamo la litania dei cliche'. E' una constatazione banale che l'arte
nasce funeraria e rinasce non appena morta, sotto il pungolo della morte stessa.
Gli onori della tomba rilanciano di luogo in luogo l'immaginazione plastica; le sepolture dei grandi sono state i nostri primi musei, e i defunti stessi i nostri primi collezionisti. Questi tesori di armi,e di vasellame, di vasi, diademi, cofanetti d'oro, busti di marmo, mobili di legno pregiato, non erano infatti esposti allo sguardo dei vivi. Non venivano stipati sul fondo dei tumuli , delle piramidi o delle fosse per bellezza, ma per rendere servizio. Alla cripta, subito richiusa, era per lo piu' vietato l'accesso - e cionondimeno la si riempiva dei materiali piu' ricchi. Al contrario, le nostre moderne riserve d'immagini sono esposte alla vista. Strano ciclo dei luoghi della memoria. Cosi' come le sepoltire furono i musei delle civilta' senza musei, i nostri musei sono forse le tombe proprie delle civilta' che non sanno piu' edificare tombe. Non ne posseggono forse il fasto architettonico, il prestigio, la protezione vigile, l'isolamento rituale all'interno dello spazio civico? Ma in Egitto, a Micene o a Corinto, le immagini depositate al sicuro dovevano aiutare i trapassati a proseguire le loro normali attivita', mentre noi dobbiamo interrompere le nostre, per visitare i nostri mausolei. Tardiva interruzione della preoccupazione tutta pratica di soravvivere, che abbiamo battezzato estetica.
Regis Debray, vita e morte dell'immagine
tartito da ---gallizio
all'epoca zomba del tumulonembo
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Saturday, April 01, 2006
parigi non esiste piu'

l'estetica divorante della banalita'
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Era a Parigi, una citta' che era allora cosi' bella che molti furono quelli che si preferirono la' poveri, piuttosto che ricchi da qualsiasi altra parte.
Chi potrebbe, oggi che non ne rimane niente, comprendere questo; al di fuori di quelli che si ricordano di questa gloria?
Chi altri potrebbe sapere le fatiche e i piaceri che abbiamo conosciuto in questi luoghi dove tutto e' fatto sì malvagio?
"Qui era l'antica dimora del re di Wu. L'erba fiorisce in pace sulle sue rovine. / La', il profondo palazzo degli Tsin, sontuoso un tempo e temuto. / Tutto questo e' finito per sempre, tutto scorre insieme, gli eventi e gli uomini, / come le onde incessanti dello Yang-tse-chiang, che vanno a perdersi nel mare".
Parigi allora, entro i confini dei suoi venti Arrondissements, non dormiva mai tutta intera, e permetteva alla deboscia di cambiare tre volte quartiere ogni notte. Non se ne erano ancora "disuniti e dispersi gli abitatori". Vi restava un popolo, che aveva dieci volte barricato le sue strade e messo in fuga dei re. Era un popolo che non si appagava d'immagini. Non si sarebbe osato, quando ancora viveva nella sua citta', fargli mangiare o fargli bere quello che la chimica di sostituzione non aveva ancora osato inventare.
Non vi erano nel centro case deserte, o rivendute a degli spettatori di cinema nati altrove, sotto altre travi rustiche.
La merce moderna non era ancora venuta a mostrarci tutto cio' che si puo' fare di una strada. Nessuno, a causa degli urbanisti, era costretto ad andare a dormire lontano.
Non si era ancora visto, per colpa del governo, il cielo oscurarsi e il bel tempo sparire, ne' la falsa nebbia dell'inquinamento coprire in permanenza la circolazione meccanica delle cose, in questa valle della desolazione. Gli alberi non erano morti soffocati; e le stelle non erano spente dal progresso dell'alienazione.
I mentitori erano, come sempre, al potere; ma lo sviluppo economico non aveva ancora dato loro i mezzi per mentire su ogni cosa, ne' per confermare le loro menzogne falsificando il contenuto effettivo dell'intera produzione. Si sarebbe stati allora tanto stupiti di trovare stampati o costruiti in Parigi tutti questi libri redatti dopo in cemento e in amianto, e tutti questi edifici costruiti in piatti sofismi, quanto lo si sarebbe oggi se si vedesse risorgere un Donatello o un Tucidite.
Musil, ne L'uomo senza qualita', osserva che "vi sono attivita' intellettuali in cui non i grossi volumi, ma i piccoli trattati possono fare l'orgoglio di un uomo. Se qualcuno, per esempio, scoprisse che le pietre, in certe circostanza finora mai osservate, sono capaci di parlare, gli basterebbero poche pagine per descrivere e spiegare un fenomeno così rivoluzionario". Io mi limitero' dunque a poche parole per annunciare che Parigi, checché ne vogliano dire altri, non esiste piu'. La distruzione di Parigi non e' che un'illustrazione esemplare della malattia mortale che si abbatte in questo momento su tutte le grandi città, e questa malattia stessa non e' che uno dei numerosi sintomi della decadenza materiale di una societa'. Ma Parigi aveva più da perdere di qualunque altra. E' una grande fortuna essere stato giovane in questa citta' quando, per l'ultima volta, essa brillava di un fuoco cosi' intenso.
Guy Debord, In girum imus nocte et consumimur igni
tartito da ---gallizio
all'epoca vallepinica della precarieta' malfranzosa
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