Sunday, April 02, 2006
lo strano ciclo dei luoghi della memoria

imager
Abbreviamo la litania dei cliche'. E' una constatazione banale che l'arte
nasce funeraria e rinasce non appena morta, sotto il pungolo della morte stessa.
Gli onori della tomba rilanciano di luogo in luogo l'immaginazione plastica; le sepolture dei grandi sono state i nostri primi musei, e i defunti stessi i nostri primi collezionisti. Questi tesori di armi,e di vasellame, di vasi, diademi, cofanetti d'oro, busti di marmo, mobili di legno pregiato, non erano infatti esposti allo sguardo dei vivi. Non venivano stipati sul fondo dei tumuli , delle piramidi o delle fosse per bellezza, ma per rendere servizio. Alla cripta, subito richiusa, era per lo piu' vietato l'accesso - e cionondimeno la si riempiva dei materiali piu' ricchi. Al contrario, le nostre moderne riserve d'immagini sono esposte alla vista. Strano ciclo dei luoghi della memoria. Cosi' come le sepoltire furono i musei delle civilta' senza musei, i nostri musei sono forse le tombe proprie delle civilta' che non sanno piu' edificare tombe. Non ne posseggono forse il fasto architettonico, il prestigio, la protezione vigile, l'isolamento rituale all'interno dello spazio civico? Ma in Egitto, a Micene o a Corinto, le immagini depositate al sicuro dovevano aiutare i trapassati a proseguire le loro normali attivita', mentre noi dobbiamo interrompere le nostre, per visitare i nostri mausolei. Tardiva interruzione della preoccupazione tutta pratica di soravvivere, che abbiamo battezzato estetica.
Regis Debray, vita e morte dell'immagine
tartito da ---gallizio
all'epoca zomba del tumulonembo
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