Tuesday, May 22, 2007
geopolitiche in petel

il mondo
Questo, che ti guardino e ridano, con i somali capita spesso. Tu passi, loro ti guardano, e ridono come matti. Circola in proposito, negli ambienti interessati,
una teoria molto convincente, secondo cui scopo fondamentale della presenza italiana in Somalia sia appunto quello di fare ridere i somali. (...)
giampaolo barosso, aaa06 (in pdf)
tartito da ---gallizio
al tempo somalo mezzo maturo
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Sunday, May 20, 2007
what matter that you understood my photos

to say nothing of the blog...
tartito da ---gallizio
al tempo del misunderstanding risibile
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Friday, May 18, 2007
meglio farei

spiritus mundi
questo blog e' tempo sprecato.
"faresti meglio a passare i tre minuti che ci metti ad aggiornarlo
a casa tua sul divano a pensare qualcosa"
tartito da ---gallizio
al tempo della divanatica divinatoria
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Thursday, May 17, 2007
ogni pensiero diventa un'immagine
Wednesday, May 16, 2007
la vera arte contemporanea non e' rivoluzionaria ma solo rivelatrice

ci aiuta a comprendere la finitezza del mondo
tartito da ---gallizio
all'epoca finita nella contemporaneita'
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Tuesday, May 15, 2007
sul come ascoltare quando dicono vita

la vita genera fotografie senza fine
Nelle cucine
preferibilmente
e alla fine del mese
consiglio
di ascoltarla
questa parola
di girarla ben bene
nella bocca
per scoprirne
il sapore
di farla rotolare
fra i denti
questa parola
quando dicono vita
Alzatevi poi
e dalle finestre consiglio
che lo guardiate
questo mondo
di vetrine e di insegne
fatto a immagine e somiglianza
di una solitudine astratta
dove ogni cosa
ha un prezzo
e fra di esse
voi
e ripetetela
consiglio
almeno dieci volte
questa parola
perche' solo quando le labbra
sanguineranno
ed il cuore
solo allora vi dico
l’avrete compresa
questa parola
quando dicono vita
E alle donne in special modo
consiglio
di lasciarsela esplodere
nel ventre
questa parola
distese che saranno
sui tavoli
o mentre il prezzemolo
bolle
nell’angolo digrignato
dove non un peccato
si consuma
ma un sacrificio imposto
di dolore
perche' cosi' l’avranno bevuta
fino alla feccia
questa parola
quando dicono vita
E a tutti noi infine
consiglio
e ognuno
nella sua dimensione
variamente trafitto
di entrare nelle chiese
e come sale
di sentirla cadere
questa parola
sulle ferite
e di non fuggire
consiglio
e neppure di urlare
ma piuttosto vi dico
fra l’incenso e le preghiere
lasciamogliela biascicare
questa parola
che diventi la loro vergogna
che diventi
la loro vergogna
che diventi la loro
vergogna
quando dicono vita
[giulio stocchi]
via erodiade
tartito da ---gallizio
al tempo dello stocco vitale
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[spampoetry] Thomas Voeckler


Un vento gelido gonfia le mie gote
Brucia le papille
Vela le pupille
Non riesco a fuoriuscire dal bailamme sociale
Sbando a manca e a destra
Percepisco il niente acutamente
Quando splende il sole
Restano poche cose da considerare
Le parole si accavallano come onde sempre uguali
Tutto e' chiaro ormai
Le cose che contano per gli altri, i piu', non contano per me
Amo le minoranze
Amo chi ha torto a ragione
Amo chi e' solo
Amo chi non dice niente
Amo i perdenti
Un masochismo lirico perseguito scientificamente
Un farsi male gratuitamente
Occupo il tempo libero con questo eserciziario vano
Con questo mordermi la coda che non riesco ad ingoiare
Tutto funziona egregiamente
Tutto viene macinato inesorabilmente
E il pessimismo mio di frontiera cresce ogni giorno esponenzialmente
Cattiverie che mi fanno diventare
Scostante
Incostante
Burbero
Cerbero
Orso
Lupo
Braccato
Wanted senza taglia
Cerco un posto di solitudine estrema
Dove restare anonimo e solitario
Uno spazio di autoemarginazione
Uno spazio di fuga dalla omologazione e dal consenso supergeneralizzato e collettivo
Un qualcosa insomma che consoli
Che lenisca le ferite
Che allevi il dolore sordo
Una filosofia dolce e gentile
Che non escluda
Un posto mirabile e silente
Un posto in cui chiudere l’esistenza
Con la grandezza dell’etica coerente
Versi che scricchiolano amaramente
Che non fanno presa
Che si staccano facilmente
O notte vienimi incontro
Con la sonnolenza
Col torpore
Col sopore
Col vago senso delle cose e delle persone
Un liquido ondeggiare
Tra niente e mai
Cosi' dissolverci paradossalmente
In fretta e furia
Con l’estetica della finitezza
E con la postpoesia accidentale e occidentale
Crac cric
Rumori che inquietano
Cigolii
Soffoco tra le macchine che si ammucchiano a non finire
Non so piu' dove si svolge la vita
E se si svolge
Il mio posto e' qui
Sottratto retratto detratto al potere del mercato
E alle immagini cascanti dominanti della televisione
Il mio sottrarmi vano
Mio mio formaggino mio
tartito da ---marius
al tempo callido del ciclo continuo
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Monday, May 14, 2007
anonyme

keep on being anonymous and lonely
tarted by ---gallizio
in the kissing the pink era
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Sunday, May 13, 2007
le champion du monde

turning point for the end of the world
tartito da ---gallizio
all'epoca pausania del tempio del ciclismo
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clash of civilization

the long take
Capita a volte che l'evento mediatico si materializzi nell'improponibilita' del quotidiano.
Quello che capita forse meno spesso e' che l'evento mediatico
vada ad imbattersi by accident or design nel cuore dell'autismo.
se il giro d'italia passa sotto casa di mariopischeddainmovement
tutto puo' accadere
tartito da ---gallizio
al tempo dell'evestrum monstrum
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Wednesday, May 09, 2007
io devo farmi in mille

snapshot taken in a blue moment
bluer
La burrasca ha lasciato
sull'erba
fili di pino, aghi,
e il sole nella coda del vento.
Un azzurro marcato
riempie il cielo.
Oh giorno pieno,
oh frutto
dello spazio,
il mio corpo e' una coppa
in cui la luce e l'aria
cadono come cascate.
Tocco
l'acqua del mare.
Sapore
di fuoco verde,
di bacio vasto e amaro
hanno le onde nuove
di questo giorno.
Intrecciano la loro trama d'oro
le cicale
nell'altezza sonora.
La bocca della vita
bacia la mia bocca.
Vivo,
amo
e sono amato.
Ricevo
in me quanto esiste.
Sono seduto
su una pietra:
in lei
toccano
le acque e le sillabe
della selva
il chiarore ombroso
della sorgente che viene
a trovarmi.
Tocco
il tronco del cedro
le cui rughe mi parlano
del tempo e della terra.
Cammino
e vado con i fiumi
cantando
con i fiumi,
ampio, fresco e aereo
in questo nuovo giorno,
e lo ricevo,
sento
come
mi entra nel petto, guarda coi miei occhi.
lo sono,
io sono il giorno,
sono
la luce.
Per questo
ho
doveri di mattina
impegni di pomeriggio.
Devo
andare
con il vento e l'acqua,
aprire finestre,
abbattere porte,
rompere muri,
illuminare angoli.
Non posso
starmene seduto.
A presto.
Domani
ci rivedremo.
Oggi ho molte
battaglie da vincere.
Oggi ho molte ombre
da squarciare e sconfiggere.
Oggi non posso
stare con te, devo
portare a termine il mio compito
di luce:
andare e venire per le strade,
le case e gli uomini
sconfiggendo
l'oscurita'. lo devo
farmi in mille
finche' tutto sia giorno,
finche' tutto sia chiarore
e allegria sulla terra.
pablo neruda, ode al chiarore
tartito da ---gallizio
al tempo gegico claro claro
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che tutto svanisca, finalmente

the dawn (senza aurore)
less dawnless
Che siate inutili
Che abbandoniate tutto e tutti
Com’e' giusto che sia
Dopo le violenze simboliche
Che non diate importanza a nessuno
Fate scendere dai cadreghini gli uomini gonfi di boria
Gli uomini saccenti
Gli uomini che si classificano in ordine di bravura
Gli uomini che creano gerarchie arbitrarie
Molto arbitrarie
E che si sostengono a vicenda in un gioco che alla fine sfibra
Svettare
Sempre svettare
C’e' sempre qualcuno che ha voglia di svettare
Di svettare su tutto su tutti
Esiliatelo
Confinatelo lontano
Molto lontano
Che regni il silenzio
Il nulla piu' nulla del nulla
Che tutto ricominci in maniera calma
Che tutto appartenga a tutti
Che le parole siano di tutti
Che le proprieta' siano di tutti
Che l’umilta' sia di tutti
Che la poverta' sia di tutti
Che l’amore sia di tutti
Che tutti abbiano una voce nel dizionario nobile del silenzio alato
E che io con la camminata strana incespichi claudicante
Senza badare piu' a niente
Nullatenente
Senza niente da perdere
Con una specie di liberta' urlante vuotamente
Zigzagando in cielo anima delle anime
Volteggiando spiraliforme tra onde che si incrociano
Rondine di primavera
Allungo il brodo per essere indigesto
Quello che voglio e' il non volere piu'
Possibilmente niente
Esercizio difficile da praticare
Ma e' questa la via che cerco di percorrere
E dopo la lettura tutto sciogliersi
Sbriciolare
Sfarinare le parole in polvere sottile
Che tutto svanisca finalmente
In una nuvola leggera
E le memorie di noi umani sepolte
Nel nulla che eravamo
E che volevo cosi' sempre essere
Che fosse
Che fosse stato
Senza aurore
Ne' auratico
Ne' niente
Claustrale
tartito da marius
all'epoca sfarigliante dell'alato niente
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Tuesday, May 08, 2007
I'll close. and I'll gulp down the only key

unparalleled picture
more unparallel
Che mi cerchino, cercatori di aghi,
gigioneschi figuri dai sigari mozzati,
romantiche canaglie di terre perdute
dove l’unico orizzonte certissimo
e' la polvere della fuga: che mi cerchino!
Che mi cerchino spostando di lato l’ombra
di nasi adunchi e grassi e mascelle prominenti
segnate d’urto da schiaffi eloquenti,
lanciando oltre lo sguardo presbite
presbiteriani anatemi a mo’ di esca
– pacchiana speranza, invero, oh santa coerenza! –
e viscide lusinghe condite
di bava rafferma agli angoli di apertura vorace
di bocche ermafrodite
: pirateschi codardi, plantigradi sciatti e molli,
manutengoli d’accatto
al mercato nero istituzionalizzato...
che mi cerchino, che mi cerchino ancora!
Onnivori malaticci agli arresti domiciliari,
tracannatori vampireschi di sangue immunodeficiente,
gran drittoni alle vitamine e cenerentoli in carrozza
con l’abito stirato delle trecento feste all’anno,
ragionieri improbabili di finanze puttanesche
e carpentieri dell’insulto con lo scudo dell’indulto,
giocolieri e funamboli nella giungla spopolata e muta,
licenziosi e ammicanti nei bordelli di questura...
che mi cerchino, sai che paura!
Venite, venite a prendermi nell’intrico aspro,
questuanti di quartiere e vocianti gutturali,
commedianti senza scena e venditori di almanacchi,
servette depilate e gaie monetizzate – o iorizzate? –
sciacquette d’inguine capace senza soluzione di continuita'!
Chiudero'. E inghiottiro' l’unica chiave
dopo aver speso – beninteso – l’ultima pigione.
Guadagnero' sterpaglie, raccogliero' erbacce incolte
ammorbato da fieno ammuffito da cattiva stagione.
E mi calero'. E mi ci calero'.
E non mi trovera' nessuno!
21 giugno 1992, solstizio di estate piovosa
gennaro grieco, apprendimento di cose utili
tartito da ---gallizio
all'epoca foedica del non-disclosure
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