Wednesday, October 10, 2007
sanguinino le mie parole sciape

lacan
Quattro muri: sempre gli stessi, e sempre diversi; come distinguere un muro in caduta da un altro, come classificare macerie e spoglie edili, come schedare questi toni di grigio; come scindere la mia solitudine in isolamento, assenza, rifiuto, torpore, inquietudine, autismo, frustrazione, paura, panico. I mille gradi di un assedio, le mille stanze di questo condominio: sono una specialista, oramai, a declinare queste sottigliezze calcinate, questi fremiti sassosi, queste pignatte imbrattate in lavelli abbandonati, questi mobili stritolati. La mia e' un'esegesi dell'infimo: il mestiere che ho scelto e' tenere aggiornato un archivio di finali, di rovine, di disfatte e tracolli.

eat-and-sleep-here
Privata dell'azione, non ho immagini a cui far riferimento che non siano i mattoni scheggiati e le carogne dei cani. Non descrivo, scrivendo: non so quando verrò letta, non so se mai verrò letta, e il tempo che mi avanza per trovare una risposta - cosa faccio io qui? - mi curva le ossa in forme inusuali, anarcoidi e rigide.

gloves
In questo sovrumano budello, migliaia di cunicoli in cui larve e dannati entrano in collisione sottoterra, questi tunnel e questi corridoi diroccati da cui sporgono a casaccio mani sporche e fiammelle fioche, io ci abito e scrivo. Procedo per tentativi, tutti incoerenti; mi aggrappo a ogni illusione ottica, a ogni nientitudine: polvere, scaglie, lembi, fessure e spaccature.
Muri su muri su muri su muri: ci appoggio le mani. La loro fragilità umiliante mi inquieta; la loro robustezza rugosa mi riempie e mi rincuora. Mi è rimasta una lingua dura come la pietra; faccio appello alla mia ultima risorsa: la resistenza, la sclerosi. Il migliore dei muri possibili: ecco cosa sono venuta a cercare, qui.
tartito da ---gallizio
all'epoca sciapa dell'emolamento sapido
permalink
Labels: babsijones, books, carmilla, mariopischedda, sangue, sbancor, war