Wednesday, September 12, 2007
noi di quest’altra sardegna

it's a very big sea
biggest
Aver pubblicato mi ha anche fatto incontrare altri autori sardi. Ne ho conosciuti tre che ammiravo gia’: Luciano Marrocu, Salvatore Niffoi e Flavio Soriga. Sono stata felice, come il giovane Holden quando dice:
“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”.
Quando ho conosciuto Niffoi, avevo gia’ letto tutti i suoi romanzi. Incontrandolo ho pensato che magari era una domanda scema, ma gli volevo chiedere se quelle storie terribili succedevano davvero dalle sue parti, cioe’, se erano, come dice Manzoni, verosimili. Era mai possibile una vicenda come quella di Cristolu? Mi ha risposto di si’, lui la storia di Cristolu l’aveva sentita quando aveva cinque anni e gli era rimasta marchiata dentro. Adesso gli ho domandato dove ha scovato le due terribili suore di Ritorno a Baraule e anche quelle esistono. Mi sono fatta l’idea che rimproverare la Deledda, Niffoi, la Giacobbe di presentare la solita Sardegna delle vendette, delle faide, delle uccisioni, dei banditi e cose del genere, non ha senso. Quella non e’ la solita Sardegna, e’ la loro Sardegna, il loro mondo e di questo mondo hanno scritto e scrivono. Noi di quest’altra Sardegna, con il mare e il vento e la nostra spiritosaggine e allegria levantina, non possiamo capirlo quel loro mondo, lontanissimo anche se a due passi. Se quelle loro storie fossero ambientate da noi, allora sì che sarebbero artificiali, come ha intuito Giulio Angioni nel suo romanzo capolavoro che e’ Assandira.
Nei libri di Niffoi, le parole si fanno “cose”, nel senso che leggi la parola e ti sembra di toccare la cosa, ne senti l’odore, il sapore, la forma.
Una cosa che tutti si chiedono e’ se abitare in Sardegna, essere Sardi, dia alla scrittura un carattere particolare e cosa sia questo particolare carattere. Secondo me e’ la lontananza. Il mare che divide dal Continente o dalla Terraferma come dicevano un tempo, separa, non c’e’ niente da fare. E poi la Sardegna e’ bellissima e mantiene, nonostante gli orrendi villaggi turistici e il chiasso estivo, una selvatichezza e un mistero che si riflettono nella scrittura, sia quella degli scrittori dell’interno, da Grazia Deledda a Salvatore Niffoi, sia degli scrittori delle coste, ventose, luminose e con il mare infinito davanti. Fare paragoni e dire che gli uni o gli altri rappresentano la vera Sardegna, secondo me non ha senso. Io ho capito che sono vere tutte e due e, nella diversita’ dei codici e della cultura, ugualmente affascinanti se lo scrittore ne coglie il senso profondo. E comunque unite dal punto di vista della lontananza, questo, sì, comune a tutti. La Sardegna isola-grotta-tana. La Sardegna di cui si ha un desiderio struggente e dove, quando si e’ partiti, si vuole ostinatamente tornare.
milena agus, perche’ scrivere
tartito da ---gallizio
al tempo altro-salvatico-levantino
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