Friday, August 10, 2007
fosse solo una folgore
Un dopo c’è perché c’è un durante e c’è stato un prima. Chi non sente il languido vivificante peso della catena è costretto a inventarsi unico, per caso, e prima e dopo il vuoto.
Avendo traversato la frontiera tra il mio prima e il mio durante poco più di mezzo secolo fa comincerò col dire di questo, brevemente. Sono nato nell’amore di un padre e una madre, in una famiglia con nonni e zii e vicini di casa e parenti, non tutti buoni, non tutti belli, non tutti intelligenti ma tutti degni di rispetto perché tutti figli di Dio. Ognuno a modo suo interessante, qualcuno sorprendente.
Sono nato montano, italico, cattolico romano, germoglio della cristianità d’occidente nell’ora del suo smarrimento. Sono sopravvissuto a gelate precoci e, con concorso di colpa, a parassiti e infestazioni e conto di morire, nel mio tempo, in pace con Dio e con gli uomini. Potessi scegliere, ma non tocca a me, vorrei morire nel mio letto con l’olio santo dell’estrema unzione. Confessato e comunicato rendere l’anima a Dio. Così mi hanno insegnato e lo trovo perfetto. La vita è un dono di Dio, a lui torna e solo Lui conosce modo e tempo.
Il dopo è un botto unico, unico a potersi definire novissimo, per tutti e per sempre: morte giudizio inferno paradiso. Il saldo di un conto aperto tra il Creatore e la sua creatura, e sull’amore è il giudizio, non sulla morale, né gli ordinamenti.
L’incontro svelamento dei pochi cui ci ha legato amore, fosse solo una folgore, vale la morte come privata intima apocalisse.
Vedrò, il termine è impreciso lo so, mio padre che non ho conosciuto se non per il ricordo di chi ha e l’ha amato.
Sono suo seme, desiderato e subito perso. Già solo lui che è il prima giustifica, a me, il dopo. Vedrò mia madre e questo è un azzardo perché, per quanto vecchia, lei vive e io potrei precederla, ma non cambierebbe niente ormai invertire l’ordine nell’arrivo. Di Lei sono stato carne, distinta e inclusa, cresciuta inglobata e poi nel giusto tempo espulsa e recisa. Ho urlato di strazio in questa separazione e ritrovavo la pace al suo seno, appagato sul suo battere del cuore, accoccolato e confuso. Lei mi ha fatto forte, mi ha cresciuto e ci siamo arrangiati, per quel che si può, come abbiamo potuto. Presenza di una vita intera: abbandonata, persa, cercata, ritrovata che ancora è ma trasformata. Ora, volto il ciclo alla fine, le sono figlio/padre; di lei mi prendo cura, corpo e spirito, nei giorni del suo bisogno. I vecchi come i bimbi campano d’amore e d’assistenza scoppiano o avvizziscono.
Su Maddalena, mia nonna, e tutti gli altri conto per l’amore ricevuto e donato e per il tesoro cumulato in preghiere. Un conto aperto che ho ricominciato, come si è sempre fatto in casa, a pregare per i morti che intercedano per i viventi e viceversa in quel mistero circolare che è la comunione in Cristo, nostro Salvatore.
Il come e il perché di quello che sarà il dopo, nello specifico, non mi preoccupa. Trovo più interessante, al momento, il qui e durante. Basta a ogni giorno la sua pena, la gioia; bastano il riso e il pianto e a volte avanzano.
Ci sono poi le necessità vitali del lavoro, gli impegni, i doveri, il giusto riposo e quell’ozio che confina con la contemplazione.
Le disquisizioni dei teologi che al momento hanno problemi con l’inferno mi lasciano indifferente, ma scontroso. I teologi sono come le tasse: il giusto è doveroso, l’eccesso t’ammazza. Io credo nel giudizio e quindi nell’inferno. Se non c’è inferno non c’è giudizio e non vale il paradiso essendo il purgatorio una necessità ineludibile. Comunque, tranquilli, il dopo arriverà e si vedrà. Credo ci sarà parte, che non so e non voglio immaginare, ma che non dubito sarà in Dio risolta, per gli animali e tutta la creazione. Tancredi, un cavallo che a volte ho percepito come una delle infinite forme della misericordia, ad esempio, ma non è l’unico, sarà lì ne sono certo. Gli animali, nelle mani dell’uomo, possono facilmente trasformarsi in vittime perfette e altrettanto facilmente trasformarsi in idoli ma nelle mani del Creatore sono creature e tutte le relazioni tra le creature saranno giudicate, a tutto sarà dato compimento e di ogni cosa svelato il senso. Quanto siano essenziali creazione e creature, nel rapporto tra il prima il durante e il dopo, è indicibile a chi non le frequenta, a chi vive una vita costretta in orizzonti artificiali muovendo tra masse umane invano affaccendate. Se all’uomo manca lo spazio e l’elemento animale non ne trae beneficio lo spirito tutt’al più lo spiritista.
C’è un triplice rapporto: Creatore creazione creature, una Divina Trinità in un unico Dio e una donna, Maria, sine labe originali concepta, Regina, in coelo assunta. Ci sono le generazioni a susseguirsi, angeli, santi e molto molto altro. Non siamo soli, non lo siamo mai stati, non lo saremo mai né in cielo né in terra, ma siamo liberi: così siamo stati creati; volendo possiamo sradicarci e di conseguenza sradicare. Nemmeno siamo intruppati, costretti in ranghi: siamo persone in rapporto personale, intimo, unico e irripetibile, con il tutto.
Per quanto l’uomo riesca non solo a coltivare il male ma anche a organizzarlo in sistema, siamo di passaggio e lo spettacolo è meraviglioso.
giovanni lindo ferretti
sul foglio di oggi
tartito da ---gallizio
al tempo sradicante dei calicanti
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