Sunday, November 26, 2006
Ti auguro ogni bene, quale a te si conviene

christo stopped by ebola
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[non-leggetelo ancora: mancava un pezzo]
Solo nel grande centro di una citta' desolata terminava i suoi pensieri piu' assurdi, Ludovis, il mercante ebreo rinnegato, figlio di uomini che avevano guadagnato molto denaro. Come sarebbe andata a finire? Sarebbe partito? Forse un giorno o l'altro, quando il cerchio dei meschini gli si fosse sciolto d'attorno. Senza speranza, pieno di astio avrebbe continuato.
- Mi dai la spazzola che' devo ripulirmi l'abito? - disse Ludovis a una vecchia sdentata che gli faceva da serva da quindici o vent'anni, da quando egli era rimasto senza famiglia, vagabondando, senza viaggiare per il mondo, ma solo e sedentario. Guardo' i suoi libri acquistati da cinque anni presso una bancarella. Li aveva anche pagati poco. Non li lesse mai. Li spolverava ogni tanto e soltanto uno aveva una pagina tagliata.
- Portami quel mantello che e' dentro la cassa. - La vecchia ando'ad aprire la cassa e ne estrasse tanta carta, finche' in fondo non trovo' il mantello verde bottiglia, coi buchi.
Dietro le imposte sospirava una donna,bruna, matura e grossa. Calza pesanti aveva e lunghe sottane. Pero' le sue mutande corte coi pizzi resistevano al tempo. Sperava.
Come presi da un vento fortissimo, gli studenti del V gruppo in servizio permanente, cantavano lalondola' lalondola'.

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pharter
(...) Al estrasse di tasca un portasigarette dentro il quale c'erano dei francobolli. Battistino, piccolo giovanotto alto un metro e quaranta, non sapendo cosa fare in vita sua apri' una bottega per la vendita dei francobolli per collezione: due mesi dopo falli'. Nel taschino del gilet c'era una lettera, anzi un biglietto. Col francobollo tra pollice e indice Al passo' le due dita nel taschino, che rivennero fuori col biglietto gia' affrancato. Apri' la busta e lesse il cartoncino che c'era dentro:
«Caro Al, quest'oggi non si fuma. Non ho piu' un soldo da mandarti, Lavoro non ne trovo, ma tanto tu non vorresti lavorare. Ti piace di piu' immaginarti il mare dietro i vetri della finestra che da' sul vicolo. Ogni cosa a suo tempo. Spera. Ma tu non hai ne' speranze ne' ambizioni, sogni e ti diverti. Ti saluto illustre generale, conquistatore dell'Asia. Ti auguro ogni malanno, quali a te si convengono, come del resto te ne freghi. S.M. la regina dei Felinzeres non mi scrive da tempo ormai remoto. La cuoca Aureola ti manda tanti bei bacioni, e spera sempre che un giorno tu ritorni laggiu', nella cucina calda, e riposi nell'angolo, sul vecchio giaciglio che odora di vermine e di ogni fresca verdura. La bocca di Aureola si e' fatta piu' secca. Addio. Addio»
Antonio Delfini, il fanalino della battimonda
tartito da ---gallizio
all'epoca dei cyborgbattellieri fluviali
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Labels: delfini, mariopischedda