Friday, October 06, 2006
teatralita' urbana dominante

quello che si ostenta sui muri
Può darsi che parlare di *Eros/zerO* sia possibile.
Può darsi. Ma l’impossibile soltanto è fatto del suo segreto. […] Impossibile non nel senso di una rinuncia compiuta, ma in un’esasperazione dolorosa, insormontabile.
Questa esasperazione non posso definirla in alcun modo.
Se posso parlarne, è di sbieco,
è attraverso ciò che io chiamo
lo svincolo poetico.
(Georges Bataille detournato)
A immagine degli avi, l’uomo moderno prova lo stesso desiderio di erotizzare lo spazio, urbano o d’altro genere, proiettandosi sotto forma di (immagini) gesti e rituali, surrogati simili. Una dinamica libidica anima cosi’ le "citta’ tentacolari", riveste di bagliore magnetico le "luci della citta’" (Chaplin, i futuristi), trasforma lo spazio urbano in matrice (Metropolis, di Fritz Lang). Ovunque attraverso il mondo, cittadini o paesani cercano, al di la’ di necessita’ e consuetudini, di coire, andare insieme, rastrellando ciascun giorno alle stesse ore le stesse arterie o gli stessi percorsi privilegiati, fermandosi in qualche piazza, forum o agora’ degni di un riparo sotto roccia preistorica o del crocicchio in cui Edipo accoltello’ il padre Laio: boulevard, passeggiata, paseo, promenade — al tramonto, nell’ora tra il lusco e il brusco, quando, stanchezza e atavica paura della notte aiutando, forme e oggetti sfumano, i branchi di cani del desiderio senza scampo si gettano in una caccia velleitaria; sguardi da lupo, da lupa o da cerva, luccicanti, voraci o velati, fanno assalti di mute e fuggenti seduzioni. Questi movimenti ritualizzati, tipici di una teatralita’ urbana a dominante immaginaria, cristallizzano i clamori, i flussi e i flou erotici che impregnano agglomerati o comunita’, o da cui trasudano. Le pressioni e gli assilli brutalmente o subdolamente istigatori di manifesti e annunci imparentati scandiscono, e i piu’ espliciti fanno a pugni a esperia, tutta l’anatomia sessuale o sessualizzata del corpo con, tra indossatrici, modelle, star e altre barbie, l’inevitabile pin-up, la nostra Venere postistorica, gambe nude e petto prominente, appostata seduttrice e ritoccato poster per libidinizzare bevande, automobili, attrezzature domestiche, opere letterarie, pannolini e quant’altro.

piolicultura
Alla maniera dei pioli fallici piazzati alle porte delle citta’ antiche, certi manifesti propongono, con numeri e posizioni a sostegno, voluttuosi incontri con partner della “scopata pronta”. E quello che non si ostenta su muri, edifici o pannelli, riveste da cima a fondo le edicole dove, su un rilancio di copertine, si mettono in mostra e si annunciano i pressanti e vani appelli di Eros. Nudita’ e deshabille’, mimiche, smorfie e “baci” si disputano la pelle squamosa della citta’, trasformando ogni passante in voyeur, potenziale cliente, sconcertato consumatore. Rumore di fondo urbano, melting pot di fantasmi, nebbia o smog erotico raccolgono ogni sorta di tracce — rifiuti o echi — di una libido aggressiva, seduttrice, arcaica, infantile: promiscuita’ vagamente fusionale, sensazione di essere portati — holding — dalla folla, sfregamenti tattili, scie olfattive, voyeurismo, esibizionismo... Ma, poiche’ le preoccupazioni utilitaristiche, i divieti e le paure la spuntano sulle emozioni e sulle istanze erotiche, queste spesso non hanno altro sfogo che una frustrazione causa di reazioni di ostilita’ e di un clima di sorda tensione, con passaggi all’atto piu’ o meno violenti: parole o gesti ingiuriosi, graffiti che sfregiano manifesti, toilette e luoghi pubblici e altre puntuali forme di espressione a cui potremmo applicare la qualifica di pornografiche, per quanto prevalga un amaro miscuglio di invidia, di risentimento, di confusione e di impulsivita’ su un fondo di velleita’ e di fantasticherie erotiche.
roger dadoun, l'erotismo. Vita o morte?
tartito da ---gallizio
all'epoca virale della ben/nata frascica
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