Wednesday, January 11, 2006
pischedda II

Mario subisce e pratica consapevolmente nelle sue opere & performances la fascinazione “maivista” dell’esperimento provocatorio, della trovata sarcastica, della citazione che finge di replicare, ma in realta' ringiovanisce l’originale.
D’altra parte l’artista, per lui, per esistere deve negarsi, fondersi con il fruitore, cancellarsi, allestendo una piece in cui lo spettatore e' il vero protagonista.
E non a caso il Nostro, oltre che Pixel, si firma spesso mariopischeddainmovement. Egli infatti non segue nelle sue invenzioni un fine, non punta un bersaglio preciso, semplicemente si muove, prova e riprova le sue varianti, si autoritrae come volto/oggetto, sbeffeggia il copyright e l’unicita' dell’opera, pratica l’Usa & getta..., unisce la bidimensionalita' alla tridimensionalita' (celebre la sua opera “two balls”, due palline di ping pong appiccicate su un foglio) in una specie di “fuga senza fine”, dove l’artista e' l’evaso e la critica, l’accademia, le regole sono i poliziotti che vogliono riportarlo in cella.
Pischedda vuole evitare la cattura, spiazzare, sorprendere, violare le mode, isolarsi dal rumore banale dell’epoca.
Cosa davvero difficilissima, se perseguita con sincerita', poiche' il primo critico/spettatore e' proprio l’autore, che deve sorprendersi da solo come un giocatore di scacchi che, giocando contro se stesso, non puo' barare.
(...)
Per questo da mariopischeddainmovement c’e' da attendersi altre sorprese f/oto/grafiche e altre invenzioni, che in lui crescono e fioriscono naturalmente, come i rami nuovi e verdissimi di un leccio secolare.
vincenzo sparagna, mario pischedda secondo me
tartito da ---gallizio
al tempo kinobalanimprovvidus secoleccizato
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