Thursday, November 03, 2005
non-pischedda, figuriamoci
Dobbiamo rinunciare a conoscere coloro ai quali siamo legati da qualcosa di essenziale; voglio dire che noi dobbiamo accoglierli nel rapporto con l’ignoto nel quale essi ci accolgono, anche noi, nel nostro allontanamento. L’amicizia, questo rapporto senza dipendenza, senza episodio e nel quale rientra tuttavia tutta la semplicita’ della vita, passa attraverso la riconoscenza del’estraneita’ comune che non ci permette di parlare dei nostri amici, ma solamente di parlare a loro, non di farne un tema di conversazione (o di articoli), ma il movimento dell’intesa nel quale, mentre noi parliamo, essi serbano, persino nella piu’ grande familiarita’, la distanza nfinita, quella separazione fondamentale a partire dalla quale cio’ che separa diventa rapporto.
(…)
Senza dubbio, noi potremo ancora percorrere gli stessi sentieri, potremo lasciar venire delle immagini, appellarci ad un’assenza che ci figureremo, con menzognera consolazione, essere la nostra. Noi possiamo, in una parola, ricordarci. Ma il pensiero sa che non si ricorda: senza memoria, senza pensiero, essa gia’ lotta nell’invisibile nel quale tutto ricade nell’indifferenza. E’ la’ il suo profondo dolore. Occorre che essa accompagni l’amicizia nell’oblio.
maurice blanchot
tartito da ---gallizio
nell'epoca irriconoscibile innota
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