Saturday, July 30, 2005
tutti pazzi per la fica

sei dentro o non saprai mai cosa significa essere uno sguardo
Questa notte o mai. Ti è sfuggita la notte scorsa, questa notte no. È a mezzanotte, alla mezzanotte delle città occidentali, alla mezzanotte di ciascuna città, a mezzanotte, variando il fuso orario, alla mezzanotte di ogni cittadino abbonato scocca l’ora, si spalanca il server, si spalanca l’accesso, si spalanca lei. Sei tornato, Andrea, non vedevi l’ora. Eccola di nuovo, la goccia perfetta della notte. Un miraggio liquido. Quando sei dentro, quando hai digitato sulla tastiera l’indirizzo riservato, quando hai convalidato con la tua username, con la tua password , c’è la goccia, tremolante, in procinto di staccarsi. Hai spento tutte le luci, hai abbassato le tapparelle, hai chiuso la porta a chiave, hai spento il telefonino, hai chiuso fuori il fuori, potrebbe scoppiare anche una guerra nucleare e non te ne importerebbe di meno, affari terrestri. Quello che guadagni lo spendi tutto qui, ti senti un privilegiato, un illuminato, poveri e stolti umani là fuori, in discoteca, chiusi nei cinema, nelle abitazioni, nelle discoteche, nei problemi, nei figli, nelle famiglie. Ma arriverà anche per loro, prima o poi finiranno tutti qui, un giorno. Il buio della stanza inghiotte le cose, l’intermittenza delle lucine gialle e verdi nel modem sono il pulsare del tuo sangue. Alla prima caduta della goccia ti manca il fiato, il cuore si ferma, quasi tu non potessi crederci, sei dentro anche stanotte, ce l’hai fatta un’altra volta. Una traiettoria impeccabile nella luminescenza corporea dello schermo. Ti viene voglia di toccarlo, di attraversarlo, di farti inghiottire, fai scorrere i polpastrelli sul mouse, sulla superficie del vetro che sembra fatto d’acqua. Ti senti il padrone del mondo, un misto di felicità assoluta e paura assoluta, può succedere di tutto. Le ore del giorno che ti separano da questo momento non passano mai, le giornate sono diventate un countdown interminabile. La vita non è più la stessa, questo posto è una droga, e non c’è droga più potente. La prova dell’esistenza, dell’inesistenza dell’anima. E del corpo. L’ossessione non ti abbandona mai. Lei non ti abbandona mai. Da lei non ci si salva più. Basta vederla una volta, e tutti gli attimi sarà la tortura degli attimi in cui non la vedi. La cerchi sempre. La cerchi ovunque. Nei cartelloni pubblicitari. Nelle riviste. Nei film porno. Nelle persone all’oscuro. Ovunque scorgi le sue tracce, i suoi indizi. Lei si diffonde. Di giorno in giorno qualcosa si espande. Nessuno se ne accorge ma è così. Ma adesso sei di nuovo qui. Nel rettangolo sconfinato dello schermo, appena entrato, ecco, dal vertice azzurro di una bolla laterale la goccia va giù, fluida ma quasi al rallentatore, a infrangersi sulla superficie illuminata di un’unghia smaltata di rosso, il suo alluce. La goccia è il logo, la sicurezza di essere dentro, di essere vivi. Poco dopo aver immesso la password scende la goccia, garanzia dell’impossibile, dell’accesso del tuo sguardo nell’essenza del mondo. Che ora, grazie a lei, è possibile. Lei esiste per te. Vagina’s World è un sito a forma di vagina. Non sapresti definirlo bene, per definirlo bisogna esserci, o sei dentro o sei fuori, o sei dentro o non saprai mai cosa significa essere uno sguardo. Un sito vivente, una vagina vivente. La vagina d’ingresso è quella di Mistress Lorraine. Una vagina immensa. Una vagina congestionata, divaricata, riempita da migliaia di accessi riservati. Qualsiasi stanza, all’interno della vagina vivente, è composta da un labirinto organico di stanze, una scatola magmatica e assorbente di doppi fondi senza fondo. La tua mente si lascia tentare, non potrebbe farne a meno, non saresti lì, non saresti.
Lei ti guarda negli occhi, in qualche modo, ti asseconda. Lasciati andare. Vai dove vuoi. Puoi andare dove senti di andare. Vai dove ti porta lei, che scruta dentro di te che scruti dentro di lei. Lasciati inondare dal suo abisso, diventa l’abisso. La stanza della succhiatrice. La stanza anale. La stanza della catena di montaggio. La stanza delle ragazze che fanno le seghe negli ascensori. La stanza della vagina bagnata. La stanza delle fidanzate bugiarde, che puoi vedere fin dentro il buco del culo ancora palpitante, dischiuso, nascosto dalla bugia, mentre varcano la soglia della loro casa e dicono ciao amore con la loro bocca, la loro lingua, la loro gola bugiarda, il loro culo bugiardo. Sei dentro quella bugia, vai avanti e indietro nel tempo alla ricerca di dettagli, e basta un gesto per delimitare il campo di una pornografia, te ne rendi conto e trattieni il fiato, il cuore è ovunque. Finché non cambi stanza, basta un minimo movimento della tua mente e lo schermo si apre di nuovo, ti trasporta altrove in pochi istanti. La stanza delle spremitrici di carne. La stanza delle frustatici di cavalle gravide. La stanza della defecatrice di serpenti. La stanza della ragazza che scoreggia durante gli orgasmi, che quando non è abbastanza intima cerca di urlare più forte. La stanza della spompinatrice di pesci rossi, frequentatrice dei luna park. La stanza dela svaginatrice di bambine, frequentatrice di spiagge affollate. La stanza della masturbatrice di malati terminali, frequentatrice degli ospedali e delle cliniche private, così compostamente seduta sul bordo del materasso, la sua mano che si muove sotto le lenzuola, sotto un quotidiano aperto, che non lascia la presa neanche quando entrano le infermiere. La stanza delle proposte oscene, frequentatrici dei timpani e di qualsiasi luogo. La stanza della ragazza ricoperta di lumache, frequentatrice della notte e di prati bagnati e castelli anche non scozzesi. La stanza della bevitrice di sperma. La stanza della bevitrice di uova e di pulcini. La stanza della massaggiatrice di feti. La stanza della bollitrice di aragoste. La stanza della bollitrice razzista di feti neri. La stanza della apritrice di pance. La vagina vivente si contrae e si espande e ti parla, in qualche modo. Mistress Lorraine, chiunque lei sia, ha la voce di una mamma che racconta una fiaba apocrifa e che suona come una trappola. Ogni scelta ciccata fa cadere la goccia, i cerchi concentrici fanno increspare il video, cancellano e ridisegnandola schermata, si aprono nuove finestre, nuovi particolari ulteriormente ingrandibili, nuove sequenze, nuove idee sul prima e sul dopo, nuovi mondi nei mondi. Non c’è bisogno di cercare tasti per zoommare quanto vuoi vedere e quanto vuoi non vuoi vedere, il mouse è stigmatico ma facoltativo, il sito è vivo, i sensori intelligenti seguono le tue pupille, le decodificano, le decriptano, le traducono in sequenze analogiche, in visioni precise, così lei sa cosa vuoi vedere prima ancora che tu lo sappia. Ti anticipa prevedendoti. E ora. Nel pulsare sessuale della vagina altre finestre del mondo. Vieni catapultato dentro senza nemmeno avere il tempo di pensare. Non sai quanto tempo resta. Quando sei qui il tempo è sempre infinito e rapidissimo. Come il tempo dei sogni. Sei attirato da un dibattersi. Un raschiare sul metallo. Un respirare affannoso. Un mugolare stridulo. Un taglio nel pelo bianco dell’animale scalpitante sul tavolo chirurgico, e poi. Cambiano inquadratura. Un fiore pulsante di organi. Un atto appena compiuto. I sensori intelligenti carpiscono il battito del tuo cuore, il tuo respiro tradisce la tua ansia di vedere. Le finestre, a comparsa e scomparsa, si aprono e si chiudono, si sovrappongono, si intersecano, si fondono l’una nell’altra, si ricompongono e se ne schiudono a svista d’occhio, emergono dall’acqua virtuale e dallo sfondo delle mucose in fibrillazione, palpitanti. Il sistema, lei ti conduce dove tu la conduci senza saperlo. La vagina si bagna, cola ai lati dello schermo, ci nuoti attraverso, nuoti nel suo desiderio che nuota nel tuo. Questa fica carnivora si nutre di neuroni, impulsi, nervi, tendini, stati d’animo, salivazione, endorfine, serotonine. Questa fica di questa femmina assoluta divora il tuo io per ripartorirlo sul monitor, sotto forma dell’osceno già accaduto, un ciclo continuo appena stato e sempre ancora a venire. Ci sono immagini mosse, immagini nitide, immagini veloci, immagini al rallentatore. Atti osceni. Atti unici. Le sue emozioni sono le tue. Con il tuo occhio mobile puoi vedere, da questa fica, le fiche bagnate di tutte le troie del mondo, è sufficiente pensarlo. Le fiche sul posto di lavoro. Le fiche sulle spiagge. Le fiche delle mamme. Le fiche sugli autobus. Le fiche sotto le gonne, sotto le mutande, senza mutande. Le fiche in televisione. Le fiche mentitrici, le tue fiche preferite, quelle che ti danno il tormento. LE fiche, i buchi del culo, gli sfinteri a riposo, gli ani femminili spalancati sui cessi del mondo. Tutti i tuoi sensi sono agganciati alla sua mente, tutto ciò che vedrai è ciò che vuoi vedere, che hai sempre voluto vedere. Pensi ciò che pensa lei, lei ti fa vedere ciò che hai pensato, che lei ha già fatto prima che tu lo pensassi. Non c’è niente che tu possa pensare che lei non abbia già fatto, che tu non possa vedere. Puoi vedere la partoritrice anale, quella ragazza che s’infila i feti nel culo. Non c’è finzione, è tutto reale, accaduto, presente. Gli hard-disk di Vagina’s World sono milioni. Vagina’s World è un sito vivente, un sito organico, un sito tentacolare, un sito psichico. Non esiste niente di più intimo. Non esiste niente di più intimo, di più sconvolgente. Lo sai. Ti masturbi senza neanche accorgertene. Hai abbandonato il mouse perché i tuoi occhi hanno preso il controllo, il tuo cervello è dentro, è qualsiasi cosa. (segue…)
massimiliano parente, la macinatrice
tartito da ---gallizio
Spossato testimone del talento liquido parentale
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