Wednesday, July 13, 2005
opening up Eurasia

«Nel centro della piazza principale di Cracovia si erge la chiesa di Santa Maria, considerata una delle più importanti di tutta la Polonia. Allo scoccare di ogni ora un trombettiere del corpo dei vigili del fuoco si presenta al balcone della torre più alta e lancia l’allarme. Questa cerimonia ha avuto luogo quotidianamente, e quasi ininterrottamente, a partire dalla metà del XIII secolo. Si tratta della commemorazione della distruzione della città: il trombettiere lancia un richiamo alle armi e con ciò segnala che il nemico è stato avvistato alle porte della città. Nel suonare quella melodia ossessiva il trombettiere si ferma improvvisamente proprio nel bel mezzo della sua esecuzione, così come accadde secoli prima: la leggenda dice che in quel preciso momento scoppiò l’attacco dei Mongoli.
Il 24 marzo 1241 la città venne saccheggiata e incendiata.
Per il resto dell’Europa la notizia del saccheggio di Cracovia apparve come un terribile presagio: una sinistra tempesta stava spazzando via qualsiasi cosa incontrasse sul suo cammino. Da Cracovia gli invasori si spostarono verso occidente (…).
L’Europa era sottoposta alla pressione di una forza aliena che avrebbe potuto benissimo essere piovuta da Marte, e si ritrovava barcollante e incerta. I Mongoli, o Tartari, erano un’etnia proveniente da una terra che gli europei non riuscivano a situare su alcuna mappa conosciuta. La piccola Europa, così abituata a guardare solo entro le mura di casa, non aveva alcuna conoscenza né esperienza del territorio che si estendeva al di là degli Urali. In realtà l’ignoranza dell’Europa su chi fossero qui Mongoli, e sulle loro imprese, persistè per secoli. Ciò non era dovuto unicamente ai limiti della conoscenza occidentale, ma anche al fatto che la pura e semplice portata ed estensione delle imprese mongole andava al di là di ogni immaginazione. Nessuno aveva mai assoggettato un territorio così vasto in così poco tempo. La devastazione improvvisa e incontrastabile che aveva sconvolto l’Europa sino alle fondamenta era già stata sperimentata in tutta l’Asia. Dalla penisola di Corea al Danubio, quasi un terzo della superficie del pianeta era sottoposta al potere di una sola famiglia, e tutto ciò era avvenuto nel giro di una cinquantina anni. Non solo, i Mongoli continuarono ad espandersi. Trent’anni dopo aver raggiunto con il loro esercito ai confini della Germania, essi avevano completato la conquista della Cina e si stavano lanciando alla conquista del Giappone e di Giava. Si trattava indubbiamente di un risultato stupefacente.
La tempesta che spazzò il mondo durante il tredicesimo secolo stravolse i confini politici dell’Asia e dell’Europa, sradicò interi popoli e li disperse nel continente. Trasformò le caratteristiche etniche di intere regioni, e nel contempo mutò i rapporti di forza e l’influenza delle tre principali religioni: l’islam, il buddismo e il cristianesimo. Ma l’effetto più rilevante fu che i Mongoli aprirono le porte dell’Oriente all’Occidente, espandendo la nostra conoscenza e dando origine in tal modo, per la prima volta, all’esperienza di un unico pianeta».
Robert Marshall, Tempesta dall’Est
tartito da ---gallizio
all’epoca dell’uranio intartarito
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