Monday, February 07, 2005
Tanz pixelina!

«L’immagine è composta di pixel, di coordinate (nello spazio-tempo ridotto sul piano cartesiano dello schermo):
questi pixel sono i punti di una serie, o di una ghirlanda, i nodi dove è passato l’ago. Casi, colpi.
Ognuno singolare di per sé ma aggregato nella costellazione, come vuole Mallarmé.
Questa danza di punti-all’uncinetto è chiaramente attraversata dal tremolo del tempo, che ne tiene salda l’illusione. La incolla e la rende elastica, la fa risuonare. Questa danza è un film».
(...)
«La scomparsa lettrista dell’immaginario arriva da lontano, se si vuole.
Dai poemi di Hülsenbeck e dai suoi consonantismi, capaci di evocare ‘politicamente’ i nessi tangibili, ‘concreti’ della verbalità.
Da un Cummings, che collauda per quarant’anni una sintassi di singolarità tipografiche, ben evidentemente portatrici di ‘rivolta’ allo statuto della lingua e della prossemica della pagina. Dalle acredini antiche di Majakovskij.
Il testo (il testo dell’immagine, la sua grammatica) diviene fin da queste sperimentazioni risonanza. C’è solo il testo – è vero -, ma la risonanza lo disassa e lo rende già multiplo, iper-linkato, stratificato nel Fuori… (riscattando anche l’errore di Derrida che considera l’extra-testo inesistente). E nel testo viene detta solo una perturbazione. Niente phoné o graphein.
Una semplice vibrazione. Una risonanza. (…)
Questa concezione di testo (e di immagine) come risonanza conduce all’assunto che il cinema e la musica siano regimi della scrittura».
tarté par ---gallizio