Thursday, January 13, 2005
Tagliatelle alla piemontese

In questo mondo affannato acquista spicco di gigante la figura di un vecchio
signore piemontese, la cui memoria va al di là di ogni possibile lapide.
Era un austero, come è logico, eppure non mangiò mai tagliatelle che non
fossero state impastate con abili manipolazioni di natiche da una sua speciale
cuoca. Peso e forma di costei concedevano all'impasto delicato un amalgama
altrimenti inarrivabile. E quando morì, sdraiato, immenso e duro nel suo gran
letto dopo due mesi di forzato digiuno, due cose con l'ultimo fiato richiese.
Un tocco di gorgonzola e una bottiglia di certo suo Barolo.
Arrivò il gorgonzola e se lo fece passare sotto il naso, a occhi già chiusi.
Arrivò quindi il vino, una nera bottiglia. Gliela aprirono e la lasciarono stappata vicino
al letto. Dopo un minuto o due l'aroma barolesco cominciò a salire nella stanza.
Il vecchio tendeva le narici, poi alzò la mano. «Bastardi», disse ai parenti
gessosi immobili attorno, «non è il Barolo della terza nicchia...».
(Giovanni Arpino)
non-manipolato da ---gallizio
nell'era affannatica dalla vulvola