Wednesday, January 19, 2005
L’ansia di vedere

Il mondo si divide sempre più tra coloro che guardano
e coloro che sono guardati, ma non necessariamente visti.
(Marc Augé)
Dal Tg3-mattino dell’8 agosto 1999 ho appreso che all’interno di un centro commerciale degli Usa è stato costruito un cubo trasparente. All’interno del cubo un chirurgo pratica, seduta stante, un’operazione agli occhi. All’interno degli occhi è praticata una piccola cesura alla retina che permette di curare la miopia.
La miopia è il logorio dello sguardo. Quasi una resa di fronte al troppo vedere. La miopia è una mancanza che soffre di contorni ed orizzonte. Ha bisogno di un taglio per riprendere vigore - come i surrealisti intuirono, con l’occhio tagliato di Buñuel.
Il cubo trasparente è la scelta di mettere in mostra quello che vi accade all’interno, rispettando le esigenze del luogo, il centro commerciale.
Lo spazio definisce il gesto che contiene, il centro commerciale è un ‘negozio di grande distribuzione’. Commercializzare in senso seriale una operazione chirurgica fa parte del limite che sperimentiamo già da tempo - siamo già oltre la preoccupazione etica per il commercio di organi, la clonazione, la chirurgia estetica; la preoccupazione consiste nella loro sistemazione nel mercato?
Consumatori in fila ad aspettare il proprio turno o consumatori in fila a guardare lo sguardo dell’altro. Una fila di alienazione commerciale e voyeurismo tossicodipendente. Il lavoro del medico è quanto di più intimo ci rimane nel rapporto col nostro corpo; messo in mostra di sé, esattamente ‘in vetrina’, perde questa valenza perdendone il valore.
L’occhio che guarda l’operazione di un occhio, l’occhio che guarda l’organo che lo guarda. ‘Guardiamoci negli occhi’ non ha più niente a che vedere con i nostri occhi ‘specchio dell’anima’, ma passa attraverso vetrine e bisturi.
La trasparenza può essere un imperativo violento, e l’ansia di vedere diventa cecità.
Paola Turroni
strizzato da ---gallizio
nell'era miope della metopa