Friday, November 12, 2004
Immagine & Lettura Superficiale
«Lutero temeva che la proliferazione della stampa - dalla quale tuttavia trasse così tanti vantaggi - facilitando la lettura superficiale potesse ritorcesi contro la verità del Libro.
I fratelli Lumière e Heinrich Hertz, da parte loro, non sembra abbiano manifestato un'uguale premonizione dell'immagine industriale.
E' un dato di fatto, tuttavia, che troppe immagini uccidono l'Immagine. L'inflazione iconica, come l'altra, ha la sua Legge di Gresham: la cattiva scaccia la buona. album, depliant, riviste, manifesti, insegne e schermi ci sommergono di incitazioni visive, sfumano le differenze tra opere e prodotti che, in fin dei conti, perdono entrambi d'intensità. L'orco cattivo vaglia il troppo-pieno dell'ambiente con l'agilità non curiosa che tradisce il divenire-segno delle nostre immagini. Scorriamo quadri e foto come fossero la prima pagina di un giornale o il manifesto esposto nel metrò; guardiamo un film come uno spot, e il nostro piccolo schermo come un marciapiede su cui camminiamo, come le automobili che vogliamo sorpassare sull'autostrada. Manca l'immagine perchè manca il tempo.
Ecco quale potrebbe essere la malattia della felicità video: la visualizzazione come verifica, fra il teasing e le news. Non più vedere ma controllare che tutto proceda bene, come previsto.
Così come il "tutto è arte" allude a un mondo in cui l'arte non è più granchè, il tutto-in-vista segna, allo stesso tempo, il declino e il trionfo dello sguardo. Le belle immagini sembra che moltiplichino i mal-vedenti. Da turisti, quanto più bersagliamo paesaggi e monumenti, tanto meno li contempliamo. Il predatore di immagini si cura poco delle sue prede. Vede solo per vincere e cantare veni, vidi, vici. Il meccanismo è noto: più i veicoli sono veloci, meno il corpo si muove. Così come l'ubiquità elettronica si converte in immobilità fisica, e il "tempo reale" in una modalità dell'atemporale, l'occhio stanco di ascoltare finisce per udire come un orecchio che fluttua. Trasformare il mondo in immagini di sintesi, infin dei conti, non significa forse fargli scoppiare - farci scoppiare - gli occhi?»
Regis Debray, Vita e morte dell'immagine - una storia dello sguardo in Occidente, Il Castoro 2001 [Editions Gallimard Paris 1992]
non-letto da ---gallizio
nell'era dell'inflazione iconica
I fratelli Lumière e Heinrich Hertz, da parte loro, non sembra abbiano manifestato un'uguale premonizione dell'immagine industriale.
E' un dato di fatto, tuttavia, che troppe immagini uccidono l'Immagine. L'inflazione iconica, come l'altra, ha la sua Legge di Gresham: la cattiva scaccia la buona. album, depliant, riviste, manifesti, insegne e schermi ci sommergono di incitazioni visive, sfumano le differenze tra opere e prodotti che, in fin dei conti, perdono entrambi d'intensità. L'orco cattivo vaglia il troppo-pieno dell'ambiente con l'agilità non curiosa che tradisce il divenire-segno delle nostre immagini. Scorriamo quadri e foto come fossero la prima pagina di un giornale o il manifesto esposto nel metrò; guardiamo un film come uno spot, e il nostro piccolo schermo come un marciapiede su cui camminiamo, come le automobili che vogliamo sorpassare sull'autostrada. Manca l'immagine perchè manca il tempo.
Ecco quale potrebbe essere la malattia della felicità video: la visualizzazione come verifica, fra il teasing e le news. Non più vedere ma controllare che tutto proceda bene, come previsto.
Così come il "tutto è arte" allude a un mondo in cui l'arte non è più granchè, il tutto-in-vista segna, allo stesso tempo, il declino e il trionfo dello sguardo. Le belle immagini sembra che moltiplichino i mal-vedenti. Da turisti, quanto più bersagliamo paesaggi e monumenti, tanto meno li contempliamo. Il predatore di immagini si cura poco delle sue prede. Vede solo per vincere e cantare veni, vidi, vici. Il meccanismo è noto: più i veicoli sono veloci, meno il corpo si muove. Così come l'ubiquità elettronica si converte in immobilità fisica, e il "tempo reale" in una modalità dell'atemporale, l'occhio stanco di ascoltare finisce per udire come un orecchio che fluttua. Trasformare il mondo in immagini di sintesi, infin dei conti, non significa forse fargli scoppiare - farci scoppiare - gli occhi?»
Regis Debray, Vita e morte dell'immagine - una storia dello sguardo in Occidente, Il Castoro 2001 [Editions Gallimard Paris 1992]
non-letto da ---gallizio
nell'era dell'inflazione iconica