Thursday, June 02, 2005
la liberta' non vive nel vuoto
george maciunas, omaggio a Olivetti
Allorche' Rousseau afferma che «l'uomo è nato libero, ma e' dovunque in catene», Adriano Olivetti puo' dirsi d'accordo, ma con una importante, fondamentale riserva. Egli è ben consapevole infatti che la formula rousseauiana costituira' la giustificazione del razionalismo politico dogmatico di una borghesia in ascesa, impaziente e avida. In nome degli «immortali principi» si procedera' alla liquidazione indiscriminata del passato, tentando di sradicare credenze e costumi tradizionali, presentati come «idiotismo della vita rurale», in vista della totale liberazione dell'individuo. Olivetti in piu' d'un luogo dei suoi scritti dimostra di scorgere con chiarezza l'insufficienza di tale impostazione: l'uomo nasce libero, ma non nel deserto; nasce come membro di un gruppo, legato a un determinato territorio, alle prese con un determinato ambiente, immerso in una determinata matrice storico-culturale. La liberta' non vive nel vuoto. Ha bisogno di un suo spazio per incarnarsi. In quanto la inserisce in un contesto di rapporti primari spontanei, la comunita' naturale e' il locus originario della liberta'. La liberta' non è piu' concetto astratto, puro termine concettuale di uno schema dialettico, ma diventa: a) liberazione delle forze della natura e dell'ambiente sociale, limitate e limitanti; b) facolta' di fare, ossia iniziativa dinamica e consapevole; c) controllo degli interessi e delle tendenze puramente sezionali e quindi contraddittorie, per definizione anti-comunitarie. In altri termini, la comunita' garantisce lo spazio di base autonomo nel quale la liberta' può concretamente articolarsi in iniziativa innovatrice e nello stesso tempo preserva quei rapporti interindividuali diretti (ossia non mediati burocraticamente), che costituiscono la base di esperienza umana concreta indispensabile per qualsiasi ordine civile.
tartito da ---gallizio
nell'era voivodica spinta