Thursday, May 05, 2005
verso nuovi stati attenzionali
«Piu’ che alla ricerca dell’ipotetico organo [dell'attenzione] — lasciata alle neuroscienze — Ceccato si dedica ai risultati storico-evolutivi di quel prius costruttivo, definendone la disciplina, non senza tentennamenti, come una “tecnica operativa” — “tecnica” sia perché “e’ della tecnica il correggersi sui suoi stessi errori”, e il “progredire”, sia perché “la dichiarazione del suo programma non contiene incognite”. Questa sua “tecnica operativa”, allora, avra’ come oggetto le “operazioni costitutive delle varie cose" e, in particolare, delle “categorie mentali”. In un saggio del 1991, Ceccato ricostruisce per l’ennesima volta la sua vicenda teorica e adotta una soluzione narrativa che prevede il risveglio da un sogno e il permanere di una voce interiore. Parlando ogni tanto di se’ alla terza persona singolare, si prova anche ad articolare l’ “idea nuova” in una Tavola di Silvio che, potendo costituire una sorta di sintesi matura — peraltro non priva di oscurita’ — del suo pensiero, riporto qui di seguito:
1) Fra le attivita’ separate nell’uomo, e anche nell’animale, una distinzione appare di grande importanza. Si dispone di un’attivita’ con la quale si modificano le cose ,come quando si impasta il pane; e di un’attivita’ con la quale si costituiscono le cose, come quando si contano i pani.
La prima, al cessare, lascia un segno, la seconda no. Per esempio, del legno bruciato resta la cenere; ma nel contare i pani, 1, 2, 3, o I, II, III, dei pani non cambia alcunché.
2) Anche nell’operare costitutivo si puo’ parlare di una attivita’ e dei suoi risultati. Si tratta pero’ di una distinzione che concerne l’operare in corso, in fieri, e l’operare compiuto, in facto.
L’attivita’ e’ attenzionale, mentale. I risultati sono (in ricordo di Immanuel Kant, che ne colse alcuni) le ‘categorie mentali’, o semplicemente le ‘categorie’.
3) Nella percezione, l’attivita’ attenzionale si applica all’operato di altri organi, e da luogo ai percepiti, e’ presenziatrice; quando lo precede da luogo alle rappresentazioni, e’ presentatrice.
4) Come ogni altra attivita’, nell’organismo in cui tutto si
tiene, essa puo’ venir considerata sia motrice che mossa, secondo una rete di dipendenze e interdipendenze.
5) In particolare questa duplice direzione interessa la parola, in obbedienza agli impegni semantici: motrice nella parola, nell’espressione; mossa nella parola, nell’ascolto, nella comprensione.
6) L’attenzione corrisponde a un organo pulsante, che fornisce le unita’ discrete degli ‘stati di attenzione’, o ‘attentivi’, o ‘attenzionali’. La loro durata si aggira sul mezzo secondo, oscillando dal decimo di secondo al secondo e
mezzo.
7) Soprattutto oltrepassando queste durate si avvertono ripercussioni sul resto dell’organismo, per lo piu’ spiacevoli.
8) La localizzazione spaziale dei risultati dell’attenzione combinati con l’operato di altri organi, li rende fisici; ripresi dalla localizzazione nel resto dell’organismo, li rende psichici (un chiarimento sarebbe venuto in seguito).
9) Gli stati di attenzione possono venir combinati fra loro, nelle categorie mentali.
10) Le categorie mentali sono quindi analizzabili in questi stati, loro numero, moduli di combinazione e ordine di ingresso.
11) Partendo dalla parola, l’analisi del suo significato per lo piu’ non si esaurisce in questi stati di attenzione.
12) Sia per la combinatoria degli stati di attenzione, sia per la loro applicazione all’operato di altri organi, la mente deve disporre di una sorgente di energia (energia nervosa?).
13) L’unita’ della sorgente garantisce la cosiddetta ‘unita’ di coscienza’.
14) Fra le variabili dell’energia attenzionale figura l’intensita’. Fra le variabili degli stati e delle combinazioni, la loro durata.
15) L’operare trasformativo e quello costitutivo all’inizio dovevano essersi svolti unitamente, simbioticamente, e dovevano essersi separati soltanto in seguito, come operare mentale, fisico e psichico.
16) Si deve all’attivita’ attenzionale, e non alla percezione, la nascita della negazione, che dev’essere quindi preceduta da una positivita’.
Vista cosi’, la figura di Ceccato appare inserita in una trama storicamente plausibile, ma desolatamente priva di referenti diretti — gente che la pensasse come lui, allievi, prosecutori e sviluppatori dell’opera sua, critici, avversari o che altro. In realta’, le cose stanno in maniera leggermente diversa. E’ vero che le sue tesi hanno destato l’interesse di pochi ed e’ vero che, spesso, addirittura, da questi pochi sono state vagliate con incredibile distrazione, ma e’ anche vero che, promossa da Ceccato, Somenzi e Vaccarino prima, e sviluppatasi anche autonomamente, poi, e’ nata una Scuola Operativa Italiana»
Felice Accame, La funzione ideologica delle teorie della conoscenza
tartito da ---gallizio
nell'eraccamica post-accedemica
permalink