Wednesday, May 04, 2005
travisamenti
«Perché osservi la pagliuzza che e’ nell’occhio di tuo fratello e non scorgi la trave, che e’ nell’occhio tuo? E come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, permetti che io ti levi la pagliuzza che e’ nell’occhio”, non vedendo la trave che hai nel tuo occhio? Ipocrita! Leva prima la trave dal tuo occhio; ed allora vedrai di togliere la pagliuzza, che e’ nell’occhio del tuo fratello».
(Matteo, 7, 1-5)
L’occhio e’ trompe-l’oeil. Mai l’occhio legale. Mai l’occhio del potere. Mai l’occhio del mondo. Nelle Nuvole, Aristofane distingue tra l’occhio e lo sguardo, una distinzione essenziale. L’occhio senza lo sguardo oscilla tra il fascino e il feticcio e scivola verso la mondovisione o la visione del mondo. L’occhio senza lo sguardo fa lo sguardo del serpente o di Circe o di Medusa o di chi sembra determinare un’altra cecita’, molto sospetta, quella di Tiresia.
Qui, siamo a un altro stadio, quello in cui Odisseo — Nessuno, la voce — e’ la condizione di Edipo dispositivo. Ma Edipo dispositivo e’ anche Tiresia. Edipo e’ in grado di ascoltare, e’ la condizione stessa dell’ascolto. L’occhio che si mette al posto dell’ascolto istituisce il potere tutto.
Bene-male posti dinanzi vengono attribuiti allo specchio, allo sguardo e alla voce oppure all’Altro. Nel caso dello sguardo, questo si riassume e si rappresenta nell’occhio; da qui, ancora, buonocchio o malocchio, vedere bene o vedere male, malvisto o benvisto. Ecco cio’ di cui non possiamo dire “Ecco!”: il fuoco fatuo. Ecco l’oggetto. Ecco lo specchio, lo sguardo e la voce come ostacolo. E la paglia indica qual e’ la casa con cui si costruisce la civilta’.
Paglia, pagliuzza, in greco, e’ karphos. Trave, toko’s, trabs, trabaculum, travaille, travaglio, u travajo. Solo senza accecare, senza questa idea di padronanza, anzi, di “madronanza”, Odisseo per un verso e’ Nessuno, per un altro verso e’ Edipo e per un altro verso ancora e’ Tiresia.
Per Brecht, verso cui non siamo di frequente indulgenti, “lo sguardo rende l’occhio estraneo”. Lo sguardo e’ punto di sottrazione e punto di fuga. In qualche modo, provoca Galilei a interrogarsi intorno alla lampada vacillante o oscillante del Duomo di Pisa. Il punto non e’ di vista, quindi nessuna moralita’ dello sguardo, nessuna maschera dello sguardo. E nessuno specchio di Dio, nessuno sguardo di Dio, nessuna voce di Dio. Dio e’ piuttosto l’idea: l’idea dello specchio, l’idea dello sguardo, l’idea della voce. L’idea che opera. Opera perché l’esperienza si scriva. E’ questa la trave! E’ questo il travaglio. In effetti, la pagliuzza e la trave non rientrano in qualcosa che attenga a sé o all’Altro, la pagliuzza e la trave non possono portare alla rappresentazione della divisione nella frase e nel pragma.
I brani del Vangelo, su cui tanto insiste sant’Agostino chiamandoli in causa, citandoli, che cosa dicono? Il fratello (frater). Una divisione, propria alla frase, e’ quella per cui il figlio e’ ammesso: il figlio e’ nella sua funzione di figlio, funzione di uno, funzione di significante, ed e’ quella per cui l’uno e’ ingannevole, quello a cui allude il trompe-l’oeil. Ma questo uno ingannevole, questo uno mentitore, menzognero, impedisce che il principio dell’invisibile possa fondare l’economia del visibile. In effetti, impedisce l’ideologia dell’invidia. E da’ un’altra accezione di invidia, quella per cui la visio come struttura dell’immagine altra ha la sua condizione nello sguardo e non nell’occhio.
L’occhio e’ trompe-l’oeil. Mai l’occhio legale. Mai l’occhio del potere. Mai l’occhio del mondo. Nelle Nuvole, Aristofane distingue tra l’occhio e lo sguardo, una distinzione essenziale. L’occhio senza lo sguardo oscilla tra il fascino e il feticcio e scivola verso la mondovisione o la visione del mondo. L’occhio senza lo sguardo fa lo sguardo del serpente o di Circe o di Medusa o di chi sembra determinare un’altra cecita’, molto sospetta, quella di Tiresia.
Qui, siamo a un altro stadio, quello in cui Odisseo — Nessuno, la voce — e’ la condizione di Edipo dispositivo. Ma Edipo dispositivo e’ anche Tiresia. Edipo e’ in grado di ascoltare, e’ la condizione stessa dell’ascolto. L’occhio che si mette al posto dell’ascolto istituisce il potere tutto.
Bene-male posti dinanzi vengono attribuiti allo specchio, allo sguardo e alla voce oppure all’Altro. Nel caso dello sguardo, questo si riassume e si rappresenta nell’occhio; da qui, ancora, buonocchio o malocchio, vedere bene o vedere male, malvisto o benvisto. Ecco cio’ di cui non possiamo dire “Ecco!”: il fuoco fatuo. Ecco l’oggetto. Ecco lo specchio, lo sguardo e la voce come ostacolo. E la paglia indica qual e’ la casa con cui si costruisce la civilta’.
Paglia, pagliuzza, in greco, e’ karphos. Trave, toko’s, trabs, trabaculum, travaille, travaglio, u travajo. Solo senza accecare, senza questa idea di padronanza, anzi, di “madronanza”, Odisseo per un verso e’ Nessuno, per un altro verso e’ Edipo e per un altro verso ancora e’ Tiresia.
Per Brecht, verso cui non siamo di frequente indulgenti, “lo sguardo rende l’occhio estraneo”. Lo sguardo e’ punto di sottrazione e punto di fuga. In qualche modo, provoca Galilei a interrogarsi intorno alla lampada vacillante o oscillante del Duomo di Pisa. Il punto non e’ di vista, quindi nessuna moralita’ dello sguardo, nessuna maschera dello sguardo. E nessuno specchio di Dio, nessuno sguardo di Dio, nessuna voce di Dio. Dio e’ piuttosto l’idea: l’idea dello specchio, l’idea dello sguardo, l’idea della voce. L’idea che opera. Opera perché l’esperienza si scriva. E’ questa la trave! E’ questo il travaglio. In effetti, la pagliuzza e la trave non rientrano in qualcosa che attenga a sé o all’Altro, la pagliuzza e la trave non possono portare alla rappresentazione della divisione nella frase e nel pragma.
I brani del Vangelo, su cui tanto insiste sant’Agostino chiamandoli in causa, citandoli, che cosa dicono? Il fratello (frater). Una divisione, propria alla frase, e’ quella per cui il figlio e’ ammesso: il figlio e’ nella sua funzione di figlio, funzione di uno, funzione di significante, ed e’ quella per cui l’uno e’ ingannevole, quello a cui allude il trompe-l’oeil. Ma questo uno ingannevole, questo uno mentitore, menzognero, impedisce che il principio dell’invisibile possa fondare l’economia del visibile. In effetti, impedisce l’ideologia dell’invidia. E da’ un’altra accezione di invidia, quella per cui la visio come struttura dell’immagine altra ha la sua condizione nello sguardo e non nell’occhio.
Armando Verdiglione, La pagliuzza e la trave
tartito da ---gallizio
nell'era dei fuochi di paglia
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