Sunday, May 08, 2005
in hortus con il proprio tempo
Hortus Musicus ha, dalla sua parte, scelto di «sparigliare», ovvero di proporre una visione della cultura, della politica e dell’arte che non solo rifugga, ma, risolutamente, osteggi «le arbitrarie separazioni chirurgiche dello specialismo accademico» mortificanti la complessita’ del reale. Contro l’«imbecillita’ dell’effimero» e la ferocia devastante dell’«oclocrazia», si tratta, allora, di riconquistare al pensiero, che e’ gia’ una forma d’azione, il rigore etico prima ancora che intellettuale. Occorre, cioe’, ricostituire spazi dove prendano agio la facolta’ di giudizio e la capacita’ di pensare in proprio, ossia di sospendere le abitudini ossificate e le stereotipie espressione della «societa’ rispettabile». Sparigliare significa accostare temi, linguaggi e forme espressive in modo inconsueto e irrituale. Le immagini presenti nella rivista, ad esempio, anziche’ costituire un commento ai testi o semplicemente un loro ornamento, mantengono la loro autonomia e la loro forza espressiva. In virtù di tale forza, esse contribuiscono a ridefinire, a torcere il senso stesso della parola scritta, costringendo i gerghi specialistici a uscire dal loro autismo, a dare ragione di se’ e svelare le loro premesse, sempre taciute perche’ ritenute indiscutibili e quindi ininvestigabili. Da cio’ consegue la frantumazione dei cliche’ e dei «codici standardizzati» e, insieme, l’accento fatto cadere sulla natura plurale dei fenomeni culturali, anche di quelli all’apparenza piu' rarefatti, dove dimensione storica, politica, etica e atto creativo convivono in una rete di reciproci rimandi, senza che sia possibile rintracciare una gerarchia o una causalita’ lineare. In questo consiste il carattere sovversivo dell’arte e del pensiero: nel disfare forme ritenute definitive, nel rifiuto di rispecchiare e ribadire le gerarchie sociali, nella volonta’ di operare affinche’ scompaiano. (...) Compito ambizioso della rivista diventa, dunque, tornare a discutere delle questioni ultime: tra le altre, il comunismo e la critica della proprietà privata, l’emancipazione dal lavoro, il rapporto tra tempo dell’individuo e tempo storico e la dimensione tragica della scelta, la contraddizione, sottolineata da Adorno, tra «l’assoluta liberta’» dell’opera d’arte e il «perenne stato di illiberta’ vigente nel tutto», per cui «gli irrisolti antagonismi della realtà ritornano nelle opere d’arte come problemi immanenti della loro forma». Si tratta, infine, di ritrovare quella forza critica in grado di opporre all’apparente insuperabilità dell’esistenza la radicale novità che accompagna ogni inizio.
Massimo Cappitti, In urto con il proprio tempo
editoriale di Hortus Musicus N.22 aprile-giugno 2005
tartito da ---gallizio
nell'era dello spariglio che torce il testo
permalink